Da Halimi ai bimbi di Tolosa
Può un ebreo assassinato riposare in Francia, oggi? No. I funerali in Israele
I terroristi hanno risparmiato le donne a Charlie Hebdo. Tranne Elsa Cayat, “assassinata proprio perché ebrea”.
Roma. “Perché vengono sepolti in Israele?”, chiedeva ieri maligno il settimanale francese Nouvel Obs. “Il primo ministro Netanyahu non cerca forse, in campagna elettorale, di recuperare con i funerali in Israele?”. Ieri Yoav Hattab, Yohan Cohen, François-Michel Saada e Phillipe Braham, i quattro ebrei assassinati nel supermercato Hyper Cacher di Parigi, sono stati sepolti nel cimitero Givat Shaul di Gerusalemme, dopo che i rabbini israeliani li hanno pianti nelle yeshiva dello stato ebraico. Il più duro è stato il rabbino Meir Mazuz, a capo della scuola Kisseh Rahamim: “I terroristi sono la feccia della terra, ma questi uomini santi non sono morti invano. Israele è il rifugio degli ebrei, mentre il terrore colpisce America, Inghilterra e ora la Francia”. Il rabbino Tzemah Mazuz, un amico della famiglia Hattab, ha condannato non soltanto i terroristi: “Che Dio si vendichi di tutti i nostri nemici, non soltanto coloro che hanno ucciso, ma anche di chi si è compiaciuto”.
La famiglia di Yoav Hattab non è la prima volta che viene colpita dal terrorismo islamico. La zia di Yoav, Yehudit Bucharis, venne uccisa dagli attentatori che l’8 ottobre 1985 attaccarono la sinagoga di Djerba, in Tunisia. Dunque la famiglia Hattab era stata colpita perché ebrea in Tunisia e aveva trovato riparo in Francia, dove è stata però nuovamente massacrata in quanto ebrea. Adesso troverà riparo in Israele. Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, alla cerimonia ha detto che le vittime “sono state uccise solo perché erano ebrei”. E ha aggiunto: “Il terrorismo non distingue fra sangue e sangue ma persegue in modo particolare gli ebrei. Non è ammissibile che settant’anni dopo la guerra mondiale gli ebrei in Europa abbiano timore di comparire con la kippah”. Le vittime dell’attacco al supermercato kasher di Parigi riposeranno al fianco di tutte le altre vittime dell’antisemitismo in Francia. Al cimitero, una donna ieri ha alzato un cartello che diceva “Je suis Yohan Cohen”, in onore del ragazzo ebreo che ha cercato di fermare il terrorista prima di essere ucciso. Un altro cartello diceva: “Io sono Charlie, io sono ebreo, io sono israeliano, io sono francese, io sono stufo”.
Serge Cwajgenbaum, segretario generale del Congresso ebraico europeo, ieri nella sua eulogia a Gerusalemme ha detto che le quattro vittime sono state seppellite in Israele per evitare che le loro tombe potessero essere profanate. Il primo caso di profanazione avvenne al cimitero ebraico a Carpentras, in Provenza. Era il 1990 e il cadavere di un ebreo di ottant’anni fu trovato impalato e, sul ventre, l’emblema con la stella davidica. Il gesto venne rivendicato dal “Gruppo Mohammed el Bukina”. Fu l’inizio di una serie di attacchi ai cimiteri ebraici da parte di gruppi dell’estrema destra e degli islamisti.
[**Video_box_2**]La prima che ha deciso di seppellire una vittima in Israele è stata la madre di Ilan Halimi, Ruth, otto anni fa: “E’ mio dovere di madre offrire a mio figlio un riposo che giudico impossibile qui. Perché è qui, su questa terra di Francia, che Ilan è stato affamato, picchiato, ferito, bruciato. Come riposare in pace in una terra dove si è tanto sofferto? Questa domanda, alla quale né le mie figlie, né il mio ex marito hanno saputo rispondere, ci ha convinti che Gerusalemme doveva essere la sua ultima dimora”. Il 13 febbraio 2006 era stato ritrovato il corpo senza vita di Halimi, un ragazzo ebreo sequestrato e torturato per tre settimane e poi lasciato agonizzante sui binari di una ferrovia nella banlieue parigina da un gruppo di arabi, capeggiato dal fondamentalista islamico Youssouf Fofana. Accanto a Halimi e alle quattro vittime dell’Hyper Cacher a Gerusalemme riposano anche le quattro vittime dell’attacco alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012, il rabbino Jonathan Sandler, i suoi due figli Aryeh e Gabriel e la piccola Miriam Monsonego.
Ieri è uscita la notizia che i terroristi che hanno decimato la redazione di Charlie Hebdo avrebbero deciso di uccidere una delle giornaliste presenti, Elsa Cayat, proprio perché ebrea. Tanto che l’altra donna presente, Sigolène Vinson, sarebbe stata risparmiata dal commando che le aveva puntato la pistola alla testa. Parlando alla Cnn Sophie Bramly, la cugina della Cayat, psichiatra di professione, ha detto ieri che “Elsa è stata uccisa perché ebrea. Gli assassini hanno chiesto alle loro vittime di alzarsi e identificarsi”. Il fratello della Cayat ha rivelato che la giornalista aveva ricevuto numerose minacce di morte al telefono, tipo “sporca ebrea”. “Quindi se fai due più due, sembra che sia stata uccisa proprio perché ebrea”, ha detto Bramly alla Cnn. “I terroristi hanno risparmiato tutte le donne, tranne lei. E lei era l’unica ebrea”.
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