Matrimonio addio
La fine dei legami e la nostalgia del sogno americano nel saggio di un’economista di sinistra. "Generation unbound” è il titolo di un saggio scritto da Isabel V. Sawhill nel quale sostiene che il matrimonio sta scomparendo, e non resusciterà, sostituito da genitori single, o da coppie senza figli che non si sposano per problemi economici.
"Generation unbound” è il titolo di un saggio scritto da Isabel V. Sawhill, importante economista americana di sinistra, settantasette anni, che per tutta la vita ha difeso il matrimonio: a chi lo considerava un istituto vecchio e superato Sawhill provava a spiegare, dati alla mano, che i bambini nati da genitori sposati se la cavano meglio, sono più protetti e anche più ricchi. E che per secoli il matrimonio ha soddisfatto, nelle donne, il bisogno di una vita propria, e ha sancito l’ingresso degli uomini nell’età adulta. Adesso però è tutto cambiato, forse per sempre, e non soltanto perché le donne sono in grado da sole di costruirsi una vita: Sawhill, che studia da cinquant’anni la società e la famiglia americana, scrive che il matrimonio sta scomparendo, e non resusciterà, sostituito da genitori single, o da coppie senza figli che non si sposano per problemi economici, o da persone che dicono: prima o poi mi sposo. Un mondo diviso fra pianificatori eccessivi e vagabondi assoluti.
Sawhill, che ha scritto diciannove libri, molti dei quali sul matrimonio, e si è sposata nel 1958 a ventun anni in perfetta linea con i tempi, lasciando il prestigioso college Wellesley (in cui si laureò Nora Ephron e in cui tornò, divorziata e risposata, per fare il discorso alle laureate: “Siate le eroine della vostra vita”), è ancora convinta che il futuro della famiglia viene garantito solo dal matrimonio, o almeno da una sua evoluzione, da una specie di patto di stabilità fra uomini e donne, da una paternità responsabile che possa anche far fronte alla crisi economica. “Oltre la metà di tutte le nascite da young adults negli Stati Uniti ora si verificano fuori dal matrimonio, e molte non sono pianificate. Il risultato è un aumento della povertà e della disuguaglianza per i bambini”. E’ praticamente un allarme sociale, e riguarda moltissimo i padri, come si legge in questo libro e come ha scritto l’Atlantic in un lungo articolo intitolato: “Che cosa ha fatto la recessione ai padri americani”.
[**Video_box_2**]Poiché la disoccupazione maschile ha superato da tempo la disoccupazione femminile, e gli stipendi della maggior parte degli uomini sono stagnanti o in calo, è molto difficile per i padri che non vivono con i figli pagare fino in fondo il mantenimento dei bambini, ed è difficile anche restare a vivere in città, e insomma l’impoverimento dei padri solitari (circa nove milioni) e dei figli è in spaventoso aumento. La disoccupazione a lungo termine è particolarmente alta per gli uomini fra i venti e i quarantaquattro anni, ed è l’età, di solito, in cui i figli sono ancora bambini. Questo scenario sembra davvero il titolo di quel saggio di Hanna Rosin, “La fine degli uomini”, ma secondo Isabel V. Sawhill è soprattutto la fine del matrimonio e la fine del sogno americano di mobilità sociale verso l’altro. Più si è poveri e meno ci si sposa, meno ci si sposa e più si diventa poveri: nelle famiglie con un genitore solo, in cui vive un terzo dei bambini americani, il tasso di povertà è quattro volte più alto di quello di una famiglia con due genitori. Sawhill dice che non si arrenderà senza lottare e che spera in un cambiamento, oltre che in un matrimonio egualitario che non faccia dire alle donne: mai più. Il Washington Post ha raccontato che nel 1975 il marito di Sawhill divenne rettore della New York University, a meno di quarant’anni, e lei non fece mai la first lady, non lasciò il lavoro: “Non mi aspetto che Isabel prenda meno seriamente il suo lavoro di quanto faccia io con il mio”, dichiarò il marito a People. Non è certo un modello sufficiente per la rinascita del matrimonio, o per cambiare nel profondo una generazione slegata, ma è una possibilità di sopravvivenza.
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