Insorti Houthi verso il potere

Disastro, il quasi golpe in Yemen è un grande servizio reso ad al Qaida

Daniele Raineri

Una fazione filoiraniana impone la sua volontà. Arriverà una controffensiva sunnita, jihad pronto a sfruttare il caos. “Evacuate l’ambasciata!”

Roma. In Yemen è in corso un quasi colpo di stato da parte dei ribelli Houthi, che di solito occupano il nord del paese, aderiscono a una corrente sciita dell’islam dentro un paese a maggioranza sunnita e sono in guerra con il governo centrale della capitale Sana’a a fasi alterne dal 2004.

 

Tecnicamente è un “quasi golpe” perché gli Houthi non impongono con la forza un cambio di potere, ma piuttosto che siano rispettate le loro richieste nella stesura di una nuova Costituzione yemenita. Come spesso accade nel paese arabo, anche questo scontro va avanti a singhiozzo, sospeso tra la possibilità di una guerra totale nelle strade e il teatro del negoziato politico.

 

Ieri i ribelli hanno conquistato il palazzo presidenziale nella capitale, dopo avere preso le sedi delle tv – ma dicono di averlo fatto per impedire che le armi lì conservate fossero saccheggiate. Si tratta del grande palazzo usato dal vecchio presidente Abdullah Saleh, deposto nel 2012, e non da quello attuale Abed Rabbo Mansour Hadi (vice di Saleh per decenni). Ai ribelli non interessava la sede simbolica, ma la base e l’armeria della Terza brigata meccanizzata, che stanno all’interno del perimetro del palazzo. Per ora c’è una tregua precaria con i soldati. Hadi è invece assediato a quattro chilometri, nella sua residenza in un quartiere sofisticato della capitale. Gli Houthi hanno circondato l’edificio e bombardano il presidente.

 

Quest’azione militare sta facendo uscire il paese dalla sfera d’influenza dell’Arabia Saudita, il vicino del nord, e lo sta facendo entrare in quella dell’Iran, che si dice stia appoggiando i ribelli in virtù di un’alleanza tra sciiti e soprattutto perché apprezza ogni modo di colpire i sauditi. E’ abbastanza sicuro prevedere che l’Arabia Saudita non tollererà questo passaggio di mano dello Yemen e risponderà con tutto il suo peso – non muovendo le sue Forze armate, ma piuttosto appoggiando i sunniti che lotteranno contro gli Houthi.

 

Si sta creando una di quelle situazioni che generano nuovi grandi fronti jihadisti a velocità sbalorditiva. Il fatto che il nord del paese, capitale inclusa, stia cedendo sotto l’avanzata sciita è un regalo enorme ad al Qaida nello Yemen, che negli ultimi anni ha acquistato forza e pericolosità e ha rivendicato l’attacco contro il giornale Charlie Hebdo a Parigi.

 

Se ci sarà una reazione sunnita contro gli Houthi “usurpatori”, i jihadisti si infileranno in mezzo traendo forze fresche, equipaggiamento nuovo e persino legittimità – come hanno fatto nelle sei guerre precedenti contro gli Houthi. Questo vale anche per lo sparuto gruppo di combattenti che si è dichiarato fedele allo Stato islamico. Al Qaida e lo Stato islamico odiano gli insorti sciiti; e quelli stanno prendendo il potere.

 

Ieri sera Abdulmalik al Houthi, un capo dei ribelli, ha fatto un discorso alla tv per spiegare la ragione del precipitare della situazione e la rottura di una coabitazione pacifica nella capitale che durava da settembre. Presidente e primo ministro stavano tentando di modificare la Costituzione in modo da tagliare fuori gli Houthi. Loro hanno rapito il capo dello staff presidenziale Ahmad Awad Bin Mubarak incaricato di scrivere la bozza, sabato: il presidente ha reagito ordinando alle truppe di mettere in sicurezza la capitale. Gli Houthi hanno interpretato l’ordine come una mossa contro i loro Comitati popolari e hanno attaccato in contropiede.

 

Nel discorso, il capo ribelle accusa il governo di corruzione, di volere tradire il patto per governare lo Yemen e di avere lasciato ad al Qaida la libertà di espandersi, prendere depositi di armi e conquistare vaste zone del paese.

 

[**Video_box_2**]Droni e navi da guerra

Ieri due droni e due aerei da ricognizione americani hanno sorvolato Sana’a. Funzionari americani hanno detto lunedì che non c’è bisogno di evacuare l’ambasciata-fortezza degli Stati Uniti, ma ieri due navi da guerra nel mar Rosso, la Iwo Jima e la Fort McHenry, si sono avvicinate alla costa. La senatrice Dianne Feinstein ha chiesto l’evacuazione immediata – lei aveva presieduto alla scrittura del dossier contro le torture della Cia uscito in novembre.

 

Fallisce così il “modello Yemen”, citato a luglio e a settembre dal presidente americano, Barack Obama, come esempio da seguire nella guerra contro lo Stato islamico. Un governo amico, alleato fedele nelle operazioni antiterrorismo, capace di bilanciarsi nella lotta tra le fazioni interne e di garantire l’equilibrio necessario per battere gli estremisti. Ieri il capo del governo amico era assediato in casa, preso a cannonate da una fazione che potrebbe essere filoiraniana. E contro sia lui sia i filoiraniani è pronta a muoversi al Qaida.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)