Thriller argentino
Trovato morto il giudice che voleva mettere alla sbarra il presidente Kirchner per una strage costata 85 morti. Un mistero lungo l'asse tra Buenos Aires e Teheran. Suicidio? "Vamos chicos!"
Roma. Un famoso giudice trovato morto con un foro di pallottola nella testa accanto alla vasca da bagno di casa sua. La presidente della Repubblica e il suo ministro degli Esteri accusati di aver coperto i mandanti e gli esecutori di una strage costata 85 morti. Misteriosi emissari iraniani, hezbollah libanesi di stanza al confine argentino con il Paraguay e un gran via vai di personaggi loschi muniti di passaporto diplomatico tra Buenos Aires e Teheran.
Sono questi gli ingredienti del thriller politico che inchioda davanti ai telegiornali l’Argentina da quando, domenica notte, il superprocuratore Alberto Nisman, 51 anni, è comparso cadavere alla vigilia della sua deposizione in Parlamento sui dettagli dell’inchiesta più famosa del momento. Una settimana fa Nisman ha formalmente accusato Cristina Kirchner e il ministro degli Esteri, Héctor Timerman, di aver negoziato con il governo iraniano, in cambio di un fiume di soldi e di forniture di idrocarburi sottocosto, l’impunità dell’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, degli ex ministri della Difesa, Ahmad Vahidi e Mohsen Rabbani, dell’ex addetto culturale all’ambasciata iraniana a Buenos Aires, e di un gruppo di Hezbollah.
La storiaccia dell’inchiesta sulla strage contro la comunità ebraica di Buenos Aires (già colpita nel 1992 dall’attentato all’ambasciata israeliana, 29 morti e 300 feriti) ha una trama lunga che precede di molto tempo l’avvento del kirchnerismo al potere. Anche l’ex presidente Carlos Menem fu accusato di aver coperto la strage: Nisman aveva appena chiesto di procedere, con capi d’imputazione diversi, contro Menem e contro la Kirchner. La presidente non ha commentato l’accusa, il suo capo di gabinetto, Jorge Capitanich, l’ha definita “un’insinuazione ridicola e illogica”.
La porta della casa del giudice Nisman è stata trovata chiusa dall’interno. Una pistola calibro 22 e il bossolo erano sul pavimento vicino al corpo. Non ci sono, al momento, indizi concreti di omicidio. A Buenos Aires, però, si fatica a trovare qualcuno disposto a credere che Nisman si sia suicidato. “Che senso ha che il tipo si spari la sera prima di portare in Parlamento le carte dell’inchiesta? Vamos chicos!”, tuona dall’alba di lunedì Jorge Lanata, il giornalista d’inchiesta più temuto dal clan Kirchner. Nisman, per quanto se ne sa, aveva basato la sua inchiesta su 300 pagine di intercettazioni telefoniche mantenute segrete perché, diceva, rivelano identità e ruoli di molti agenti dei servizi. Accusa la Kirchner di aver creato una trama diplomatica parallela con l’Iran per ottenere favori al suo governo in cambio della garanzia che gli iraniani coinvolti nella strage dell’Amia non sarebbero mai stati processati. La chiave della trattativa consisterebbe in un memorandum di intesa non ancora ratificato dall’Iran. Teheran avrebbe ottenuto la paralisi dell’ordine di cattura pendente dal 2007 sui suoi illustri imputati, che da allora rischiano l’arresto se escono dal paese. Le prove dell’accordo segreto starebbero nelle intercettazioni che Nisman avrebbe dovuto presentare in Parlamento ieri. Se non fosse morto la sera prima.
[**Video_box_2**]La notizia è scoppiata in un momento in cui la Kirchner è già oggetto di furiose critiche per non aver partecipato alla marcia di Parigi dopo la strage. Il giornale Clarìn ha scritto che la presidente non ha autorizzato il ministro degli Esteri a partecipare in sua rappresentanza. L’autrice dell’articolo è stata messa in croce dal governo che smentisce la notizia ed esige la rivelazione delle fonti. L’ambasciatore francese a Buenos Aires ha scritto una lettera furiosa alla Madre de plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, terzomondista militante, che ha negato solidarietà alla Francia “in quanto paese colonialista e imperialista”.
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