Quirinale, ilusionismo renziano
Depistiamoli tutti! Del borsino chissenefrega. Il chi sale e chi scende è roba da rabdomanti, il giochino del toto nomi lo lasciamo ai campioni della nota quirinalizia, ma un fatto, piccolo e interessante, c’è. Chi sono i nomi dei nove politici che il premier ha fatto sondare per il dopo Napolitano.
Roma. Del borsino chissenefrega. Il chi sale e chi scende è roba da rabdomanti, il giochino del toto nomi lo lasciamo ai campioni della nota quirinalizia, ma un fatto, piccolo e interessante, c’è. E non riguarda il toto-toto ma riguarda una caratteristica dell’illusionismo renziano. Il punto è questo: non sappiamo chi ha in testa il presidente del Consiglio sul Quirinale, e non lo sa nessuno, forse neanche Lotti, forse neanche Agnese. Sappiamo però che Renzi, direttamente o indirettamente, nell’ultimo mese ha sondato nove politici per la partita del capo dello stato.
Nove nomi ognuno con una storia e un percorso diverso ma che, forti del sondaggio, si stanno muovendo, aiutati da alcuni amici, per non farsi trovare impreparati nel caso in cui… Sondato Mattarella, e questo si sa, e per lui sta lavorando da settimane un fronte trasversale cattolico del Pd che ha rimesso insieme gli ex popolari del Pd (compreso Zanda). Sondato Amato, scatenato, che ha affidato a Massimo Bray il compito di tenere i fili con le anime del Parlamento. Idem Franceschini, che la partita la gestisce da solo. Idem Veltroni, che in Parlamento ha affidato a Walter Verini il compito di osservare e ascoltare e valutare. Idem Delrio, per il quale si muovono con discrezione Richetti e Rughetti. E poi Finocchiaro (sondata molti mesi fa, anche in virtù del suo ruolo di relatrice dell’Italicum). E ancora: Casini, che procede con passo prudente e che vede come alleato (prezioso?) Alfano, che il nome di Amato lo sostiene a gran forza sapendo però che più si parla in questa fase di qualcuno più sarà probabile che quel qualcuno venga bruciato. Lo stesso vale per Fassino, che agisce senza intermediari, anche perché di fassiniani in Parlamento ce ne sono pochi, e paradossalmente questo rafforza la candidatura di Fassino. E lo stesso vale per Padoan, per il quale si è attivato ciò che resta del dalemismo, compreso D’Alema, e per il quale si sta spendendo un pezzo grosso come Bassanini. Probabilmente nessuno di questi nomi diventerà il successore di Napolitano ma tutti questi nomi sono stati sondati – direttamente o indirettamente da Renzi. Magari solo per depistare, magari no. Chissà.
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