Il leader di Sel, Nichi Vendola (foto LaPresse)

Dopo la Pallacorda di Bersani

“Human Factor”, il reality vendoliano con frondisti pd

Marianna Rizzini

Un giorno è terrigno scontro nella Pallacorda di Pier Luigi Bersani (l’assemblea dei parlamentari in teoria “non renziani” nel dopo-voto sull’Italicum), con gli sguardi che corrono sospettosi tra gli astanti: ma sarà davvero un non-renziano, il compagno di banco, o è qui per controllarci?

Roma. Un giorno è terrigno scontro nella Pallacorda di Pier Luigi Bersani (l’assemblea dei parlamentari in teoria “non renziani” nel dopo-voto sull’Italicum), con gli sguardi che corrono sospettosi tra gli astanti: ma sarà davvero un non-renziano, il compagno di banco, o è qui per controllarci? Il giorno dopo, però, i pensieri della sinistra pd e della sinistra a sinistra del Pd sono già altrove, proiettati verso le atmosfere rarefatte delle post fabbriche di Nichi Vendola, e per la precisione verso Milano, dove da oggi a domenica 25 (data non casuale, ché il 25 si vota nella Grecia dell’amato Alexis Tsipras) va in scena il reality delle speranze ammaccate: si chiama “Human Factor”, officiano Nichi Vendola con la sua Sel (“conferenza programmatica”, sarebbe la traduzione terra-terra), ma non di soli vendoliani si popolerà la tre-giorni, anzi. Sono in viaggio, infatti, reduci dalla Pallacorda, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, triade di dissidenza antirenziana dall’intermittente vis polemica (ci sono stati periodi più tranquilli, ma ieri, alla domanda “è stato Renzi a capeggiare i centouno franchi tiratori che nel 2013 hanno affossato la candidatura di Romano Prodi per il Quirinale?”, Fassina ha risposto “non è un segreto”).

 

Ma il treno che porta a Milano, evidentemente, smussa amarezze e prepara all’incredibile: una reunion di scrittori, economisti, giornalisti e politici pre e post lista Ingroia e pre e post lista Tsipras (c’è anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, oltre al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e agli immancabili Curzio Maltese e Giancarlo De Cataldo). Ma stavolta, visti i risultati non trionfali delle avventure precedenti, quando ci si era messi a riparlare di lotta di classe, capitale aggressore e diritti da conquistare con bellicosa dialettica di piazza, la sinistra extra-Renzi ricomincia da Vendola, come in un gioco dell’oca in cui si riparta dal “via”, forse per convinzione, forse anche un po’ per disperazione. Fanno fede i concetti di presentazione dello “Human Factor”: “Se sei arrivato fin qui e hai buone idee da mettere in comune, questo è il momento per farlo. Dicci di te, dei tuoi progetti, del sogno di un mondo migliore, sostenibile e giusto. Non sopportiamo la difesa d’ufficio delle ingiustizie esistenti. Ci attrae invece la frontiera di nuove conquiste per gli uomini e le donne… Raggiungiamole insieme”. Si parla di “passione e cuore” al servizio della “costruzione” di una “sinistra del futuro”, si contemplano i grandi interrogativi: “Chiedersi dove va il mondo, e con esso l’essere umano e la natura è la più profonda delle domande…”, ma “il suo giro d’orizzonte si esaurisce nella contingenza del presente”.

 

[**Video_box_2**]Eppure anche di materia è fatto lo “Human Factor” (quarantasette laboratori, duecentosettantadue relatori, millecinquecento iscritti ai tavoli tematici, recita il sito della kermesse, precisando che di numeri in “continuo aggiornamento” si tratta). E così si scopre che, per tre giorni, i tavoli su “se il mercato si fa mondo e il mondo si fa merce” o sulla “trasformazione economica che va contro l’individuo” vedranno affacciarsi persino Fabrizio Barca, Gad Lerner, Lorella Zanardo (in quota “corpo delle donne”) Massimo Cacciari e Susanna Camusso (in video) e forse anche il “fuoriuscito” pd Sergio Cofferati (sempre in video), oltre a vari fuoriusciti grillini da tempo gravitanti alle propaggini del “meraviglioso mondo” di Nichi, quello in cui, come da programma, si scandaglieranno le profondità dell’ipotesi “se prendiamo coscienza che il tempo è scaduto”. Il venerdì, scrivono gli organizzatori, servirà “per pensare”, il sabato “per proporre” (ma c’è pure il dj set), la domenica “per costruire”. Ma alla sinistra di nuovo in cantiere è ieri arrivata la mazzata insospettabile, quella sferrata dal professore di riferimento Stefano Rodotà, che in un’intervista su MicroMega affossa in nuce ciò che Nichi e gli altri detrattori del “cannibale” (Matteo Renzi) vedono in potenza: “Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia, e lo dico senza iattanza”, dice il prof. “Hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società” è l’epitaffio. E quasi quasi era meno doloroso quando Fausto Bertinotti bocciava il Vendola quasi-governativo (ai tempi di Bersani) mostrando di disdegnare colui che sale sul treno in corsa verso il potere (che poi, beffa delle beffe, non è neppure arrivato).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.