Parlami d'amore

Annalena Benini

Ci sono primi appuntamenti in cui si desidera più di ogni altra cosa fuggire dalla porta sul retro, ci sono cene a due in cui lui parla soltanto della sua ex moglie e singhiozza, ci sono momenti, quando ci si è appena conosciuti e non si capisce se la persona che sorride imbarazzata è uno/a psicopatico/a o l’anima gemella.

Ci sono primi appuntamenti in cui si desidera più di ogni altra cosa fuggire dalla porta sul retro, ci sono cene a due in cui lui parla soltanto della sua ex moglie e singhiozza, ci sono momenti, quando ci si è appena conosciuti e non si capisce se la persona che sorride imbarazzata è uno/a psicopatico/a o l’anima gemella, in cui si vorrebbe avere un manuale, una guida al primo incontro, ma anche una magia che lo faccia innamorare di noi, o almeno pensare: wow. Se avete un’intera cena e un tavolo per due, ci sono trentasei domande per innamorarsi. Create nel 1997 da un gruppo di psicologi che volevano capire se l’amore tra due sconosciuti si potesse costruire, sono divise in tre gruppi, e vanno fatte in ordine cronologico. Alcune sono molto intime (quando è stata l’ultima volta che hai pianto di fronte a un’altra persona? E da solo?), altre rischiano di replicare una seduta dall’analista (che rapporto hai con tua madre?), ma è evidente che una serata (dovrebbero essere quarantacinque minuti ma è impossibile) trascorsa ad ascoltare e a rispondere a questioni private creerà un po’ di emozione.

 

New York Times, Guardian e Sunday Times si sono nei giorni scorsi cimentati con le trentasei domande, e in qualche caso ha funzionato: è esploso l’amore, o piuttosto ci si è decisi a innamorarsi. Un giornalista sessantenne invece, ex marito di Julie Burchill, stava per baciare la sua compagna di questionario fuori dal ristorante, ma un passante ubriaco ha commentato: “Ehi cara, è tuo padre quel tizio?” e tutto è finito velocemente. Non sono soltanto le domande a creare quello stato di vicinanza e di batticuore (ma, dice il sessantenne pluridivorziato, se non c’è attrazione sessuale non può succedere niente di niente), è la regola degli occhi: una volta terminate le trentasei confessioni, infatti, bisogna guardarsi negli occhi per quattro minuti senza dire niente (ignorando i camerieri e le persone del tavolo accanto). E’ più o meno il tempo che, alle feste, serve a lui per decidere di provare a baciare lei davanti alla porta del bagno. Ma quello delle domande potrebbe invece essere un tempo di autoespansione, dicono gli psicologi, irripetibile: confidare tutto a un estraneo, ascoltare le sue confidenze, i suoi pensieri sulla morte, sulla famiglia, sulle cose da salvare in caso di incendio. Tutto, purché non racconti del suo corso da sommelier. E dentro queste domande esplorative (ci sono anche le cose importanti da sapere in caso di intimità, e l’elenco dei problemi personali) si possono ottenere informazioni importanti: la mania dell’ordine, la paura dei batteri, l’intolleranza ai lieviti, la passione per gli insetti. La fine del dossieraggio potrà coincidere con l’inizio di una storia d’amore o con un consapevole addio. Unica avvertenza: se non si vuole far capire all’altro che si è scientificamente in cerca d’amore, meglio imparare a memoria le domande e lasciare a casa il foglio con l’interrogatorio.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.