Rubizzo e in carne come sempre, Blatter lascia una dittatura araba a caso e sfreccia verso l’ennesima rielezione col jet privato

Mino vagante

Jack O'Malley

Raiola è un candidato talmente assurdo da essere l’unico credibile per rottamare il bolso Blatter alla presidenza della Fifa: “Sto male al pensiero che Blatter venga rieletto. Ho molta voglia di presentarmi a capo della Fifa. Anche un ragazzino di 12 anni sa che l’unica cosa buona della Fifa è il videogioco”.

Londra. Nella vita alcune cose meritano di essere mandate a memoria, tipo i versi di Shakespeare o certi stralci delle interviste di Mino Raiola, il bardo-procuratore che rappresenta soltanto giocatori che non vorreste incontrare in un vicolo di notte. Sentite qua: “Sto male al pensiero che Blatter venga rieletto. Ho molta voglia di presentarmi a capo della Fifa”. Entra il Raiola difensore dell’ordine democratico: “Volete un dittatore come presidente della Fifa, oppure volete vivere in una democrazia?”. Ed ecco il Raiola pop: “Anche un ragazzino di 12 anni sa che l’unica cosa buona della Fifa è il videogioco”. C’è il Raiola scugnizzo senza reticenze (“Chi vota per Blatter deve vergognarsi”) e quello magniloquente che procede per iperboli: “Voglio trasformare la Corea del nord in quella del sud, insomma far diventare la Fifa una federazione trasparente”. Quando in sostanza ha dato a Blatter del Kim Jong-un la mia fantasia ha schiacciato il tasto play su un film analogo a “The Interview”, dove gli agenti segreti di Raiola travestiti da giornalisti complottano per eliminare il grande dittatore del calcio, e magari il Blatter nordcoreano manda il suo esercito di hacker a devastare le strutture cibernetiche del nemico, ma – colpo di scena – tutto il mondo libero si ribella riunendosi negli stadi e cantando “I’m forever Mino Raiola” sulle note dell’inno del West Ham. Le bandiere con la faccia barrata di Blatter garriscono al vento, su Twitter un fiume di messaggi di libertà corre selvaggio come nemmeno in una primavera araba, l’aria è elettrizzata dalle cariche della rivoluzione incipiente. E poi Blatter stesso, ma qui non vaneggio, che agita la teoria del complotto, dice che è l’Uefa di Platini che vuole rottamarlo e usa come fantocci candidati trovati qua e là, ma viene ricoperto di insulti dal mondo liberale e democratico. Dite che ho esagerato con il brandy? Sicuramente, ma quello buono dà soltanto bei sogni.

 

Leggete questo articolo indossando



 

Morto di fuga. Sto cominciando a pensare che, contrariamente a quanto si può credere, all’Inter c’è una persona che ha capito davvero come girano le cose: Osvaldo. S’è dato alla macchia fra gli improperi, dopo aver litigato anche con i raccattapalle e pure messo le mani addosso a Mancini, ne ha ricavato una sospensione (preludio della cessione, ma chissà a chi e chissà quando) e forse pure una denuncia, ma rispetto a quello che succede all’Inter sul campo sembra quasi una dipartita saggia. Non molto onorevole, questo no, ma alle volte la testa matta ha l’istinto giusto, quello di tirarsi fuori da una squadra molle e oziosa, comandata da un presidente che se la ride mentre si consuma una sconfitta in casa con il Torino e sparacchia dichiarazioni che chissà perché contengono la parola “Champions”.


Sam Cooke, fidanzata di Chris Smalling, soffre da qualche giorno di un fastidioso mal di schiena che la fa patire molto


Calcio pane e coppa. Esiste una coppa, in Inghilterra, dove ogni anno si riscrive la storia del calcio. Dove i risultati non sono scontati come un infortunio al metatarso di El Shaarawy o le crisi della Roma a metà stagione. E’ la Fa Cup, e chiedo scusa al football se per farvi capire di che parlo dico che corrisponde alla vostra coppa Italia. La Fa Cup è un rito serio come la Premier League, tanto che il campionato si sospende quando c’è da giocare la coppa. Le grandi magari fanno rifiatare qualche fenomeno, ma nella maggior parte dei casi mettono in campo squadre che ovunque sarebbero titolari. Le piccole sanno che nella partita secca tutto è possibile, e se giocano in casa quasi sperano di pareggiare per poter giocare il ritorno nello stadio dei grandi, dove mai avrebbero pensato di correre e tirare. Il modo più pigro per scriverne è parlare della “magia” della Fa Cup, ma essendo il più pigro è anche sbagliato. Nessuna magia, signori, è calcio. E’ calcio a tal punto che il Chelsea, in vantaggio 2-0 in casa contro una squadra di terza divisione, il Bradford City, si vede rimontare e sconfiggere 4-2 da una cazzuta banda di mediocri pedatori che hanno fatto impazzire i vari Oscar, Drogba, e Cahill. Niente male anche il più famoso Middlesbrough, oggi in seconda divisione, vittorioso per 2-0 sul campo dei campioni d’Inghilterra del Manchester City, che schieravano comunque un bel po’ di titolari (tra questi Kompany e Agüero). Il capolavoro però è del Cambridge, quarta divisione, che davanti agli spalti commossi dei tifosi di casa ha fermato sullo 0-0 il Manchester United di De Gea, Fellaini, Di Maria, Falcao e Van Persie, meritandosi il rematch all’Old Trafford tra qualche giorno. Per i giocatori e i fan del Cambridge è stato come uscire con la donna più bella del mondo per una sera: molto probabilmente non si tromba, ma vuoi mettere la soddisfazione di guardarla negli occhi? Ma in Fa Cup non solo si riscrive la storia, a guardare certe partite la si può anche imparare. Il mio Sheffield United (è a Sheffield che nel 1855 è nato il calcio, bisognerebbe andarci in pellegrinaggio) ha pareggiato 1-1 contro il Preston North End, squadra che vinse il primo campionato inglese mai disputato, quello del 1888-89 (bei tempi: non c’erano la Liga, la serie A, la Bundesliga e soprattutto la Mls americana) senza perdere mai una partita, vincendone 18 e pareggiandone 4. Sempre quell’anno, il Preston vinse anche la Fa Cup. Altro che magia. This is football.

Di più su questi argomenti: