Ultimatum al confine turco
Baghdadi gestisce da sé gli scambi di prigionieri con governi imbarazzati
Al tramonto è scaduto il negoziato a tre fra Giordania, Giappone e Stato islamico, senza buone notizie.
Roma. Il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, gestisce direttamente il negoziato con la Giordania e il Giappone (che ha mandato ad Amman una squadra diplomatica) che ha come oggetto un possibile scambio di prigionieri a tre. Per dirlo, ci sono due elementi. Il primo è che durante l’ultimo caso di scambio di prigionieri, lo scorso settembre, si era saputo che era stato Baghdadi stesso ad avere sempre l’ultima parola in ogni fase, pur passando attraverso il filtro di una serie di mediatori minori per ragioni di sicurezza. In quell’occasione, la Turchia aveva liberato e mandato nel territorio in mano a Baghdadi “centinaia di prigionieri dello Stato islamico”, compresi molti volontari europei arrestati dalle forze di sicurezza turche mentre tentavano di passare il confine con la Siria. In cambio il governo di Ankara aveva riavuto indietro 47 membri dello staff diplomatico del consolato turco a Mosul, rimasti prigionieri quando a giugno la città era caduta in mano al gruppo armato islamista. Il secondo elemento che avvalora la tesi della regia di Baghdadi è che questi scambi hanno un valore simbolico prezioso, perché mettono lo Stato islamico alla pari con gli stati nazione, a trattare sullo stesso livello. Il gruppo di Baghdadi cerca con ansia questo tipo di legittimazione, perché soffre di una crisi permanente di rappresentazione (la maggioranza dei musulmani vede il Califfato come un movimento eretico, con poche speranze di fondare uno stato solido).
E’ un dato importante, perché di solito non si conosce l’agenda di Abu Bakr al Baghdadi e non si sa se si sta occupando del fronte a Kobane, della campagna in Iraq o delle diatribe teologiche con figure religiose che si oppongono al suo gruppo (tre ipotesi tutte possibilmente vere), ma in questo caso c’è una sua decisione, qualsiasi sarà l’esito finale.
Giovedì sera l'impressione era che la trattativa stesse andando verso il fallimento. L’ultimatum per scambiare Sajida al Rishawi, la prigioniera chiesta da Baghdadi, con il giornalista giapponese Kenji Goto e un pilota giordano abbattuto a dicembre su Raqqa era stato fissato al tramonto, ma è scaduto senza notizie. La Giordania mercoledì si era detta pronta a liberare la al Rishawi, ma il giorno dopo ha affermato di non avere ricevuto nessuna prova che il pilota giordano è ancora vivo. Il governo di Amman ha poi confermato che la Al Rishawi era ancora in cella, mentre il valico di Tal Abyad, fra Turchia e Siria, si affollava di giornalisti anche giapponesi convinti che gli ostaggi sarebbero stati liberati da quel punto del confine.
[**Video_box_2**]Un giornalista sul posto ha parlato anche di come i giornalisti stranieri presenti e le loro macchine siano stati sorvegliati con interesse da elementi locali, e non è una buona notizia perché da un paio di mesi il confine tra Turchia e Siria è territorio di caccia per le squadre dello Stato islamico incaricate di nuovi rapimenti. Una giornalista giapponese, Kenzi Kazumo, è morta in un incidente automobilistico mentre arrivava al posto di frontiera.
Queste trattative dirette con Baghdadi arrivano quattro giorni dopo uno scoop interessante del sito Daily Beast, che scrive che un uomo di al Qaida detenuto in America è stato liberato e spedito in Qatar in cambio del rilascio di due americani arrestati nel piccolo regno dopo la morte della figlia adottiva. L’uomo di al Qaida è parente di un procuratore del Qatar, ma lo scoop non dice di più, se non che si negozia con i jihadisti più di quel che si crede.
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