In lode del facocero berlusconiano

Marco Valerio Lo Prete

Prendi un deputato grillino qualsiasi che osi avvicinarsi al Patto del Nazareno, e poi osserva la reazione. Martedì sera l’onorevole Walter Rizzetto, fuoriuscito dal Movimento 5 stelle, appena avvicinato il Nazareno (inteso come sede del Pd a Roma) è stato accerchiato da trenta militanti grillini.

Roma. Prendi un deputato grillino qualsiasi che osi avvicinarsi al Patto del Nazareno, e poi osserva la reazione. Martedì sera l’onorevole Walter Rizzetto, fuoriuscito dal Movimento 5 stelle, appena avvicinato il Nazareno (inteso come sede del Pd a Roma) è stato accerchiato da trenta militanti grillini: hanno iniziato a urlargli di tutto (“Venduto! Venduto!” era una delle espressioni più delicate), lo hanno spintonato, non si sono fermati nemmeno quando è intervenuta una camionetta di poliziotti in tenuta anti sommossa, l’inseguimento è continuato fino a piazza San Silvestro e oltre. Questa l’accoglienza riservata dai grillini ortodossi a chiunque sia colpevole di pseudo-collaborazionismo con il Patto del Nazareno, l’intesa stipulata da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi lo scorso gennaio per garantire insieme l’approvazione di alcune riforme e che ha posto le basi di un dialogo – dall’esito tutt’altro che segnato – sul prossimo presidente della Repubblica. Poco da stupirsi. Finora nemmeno il Fatto quotidiano, giornale indipendente che più di altri ha sostenuto le istanze grilline negli scorsi mesi, è stato tenero: “Il governo Renzusconi prima cade meglio è per tutti”, “Difendere la democrazia contro Renzusconi”, sono soltanto un paio dei titoli rintracciabili su Google in pochi secondi. Allargando lo spettro a intellò e militanti di certa sinistra, la musica non cambia. MicroMega, rivista che fu house organ dei girotondi anti Cav., lo chiama “l’accordo piduista Renzi-Berlusconi” (Paolo Flores d’Arcais). Pure ai vertici del Pd i maldipancia rispetto ai Nazareniki non sono mai finiti: “Berlusconi e Verdini sono vecchia guardia, ma Renzi li rispetta”, si è famosamente lamentato l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani.

 

Il riconoscimento pubblico dell’ex arcinemico, Berlusconi, riconoscimento apertamente motivato e rivendicato ancora ieri da parte di Renzi, non ha dunque sopito del tutto la feroce antipatia antropologica rispetto al Cav. “A dispetto di tutto ciò, in questi mesi è successo un fatto di non poco conto nello schieramento opposto – dice lo storico Giovanni Orsina al Foglio – Il ‘facocero berlusconiano’, l’elettore medio che per anni ha suscitato ribrezzo in alcuni settori della sinistra, non ha finora mai ceduto all’antinazarenismo militante”. Una prova di inusitata “laicità”, la definisce il professore della Luiss. Con studi demoscopici lì a dimostrarlo.

 

“E’ indubbio che l’antiberlusconismo sia ancora oggi più diffuso tra gli elettori di centrosinistra di quanto l’anti renzismo sia diffuso tra gli elettori del centrodestra”, dice al Foglio Alessandra Ghisleri, sondaggista di Euromedia research. “Aggiungo: perfino l’anti renzismo, a sinistra, ha un’intensità maggiore di quella rilevata tra gli elettori di centrodestra”. Per mesi i principali talk-show hanno fatto sapere ai telespettatori che, sondaggi alla mano, le “aperture di credito” verso il nuovo presidente del Consiglio erano addirittura maggioritarie all’interno dell’elettorato di centrodestra. “Sul Quirinale ora si sta giocando una partita complessa – dice Ghisleri – Nel caso di strappi che appaiano dannosi per Berlusconi, potrebbe dunque svanire la sensazione degli elettori di centrodestra di un rapporto di co-responsabilità quanto più alla pari tra i due leader. Specialmente di quegli elettori di Forza Italia che sono disposti ad aperture di credito perché già il loro leader politico lo ha fatto”.

 

[**Video_box_2**]Orsina, storico dell’Università Luiss, non nasconde che la rassegnazione possa aver giocato un ruolo nella carenza di ribellismo degli elettori berlusconiani rispetto al Patto del Nazareno: “Sono ancora poche le alternative elettorali a destra. La Lega poi ha assorbito una parte di tale insofferenza rispetto alla presunta sudditanza di Berlusconi a Renzi, e ne potrà assorbire ancora di più in futuro”. Per il resto, però, l’autore de “Il berlusconismo nella storia d’Italia” (Marsilio editore) sostiene che l’atteggiamento dimostrato da un’ampia maggioranza degli elettori moderati in tutti questi mesi “è un’ennesima dimostrazione della minore faziosità che alberga tra loro”. “Gli elettori di Berlusconi che Umberto Eco descrisse come divisi tra gli affascinati, ossia cretini, e i motivati, ossia delinquenti – dice Orsina – Quell’elettorato che altri descrissero con ribrezzo come ‘alienato e atomizzato’, o specchio della ‘società italiana quale essa è, con i suoi aspetti di arretratezza, di tradizionalismo, di antipolitica’, quelli ‘così magistralmente tratteggiati da Alberto Sordi’… Insomma, i facoceri, nei mesi passati sono stati più laici e pronti a muoversi rispetto all’offerta politica di quanto non lo siano state le gazzelle”. Quindi niente appelli a salvare la democrazia da Renzusconi, niente rievocazioni piduiste, niente accerchiamenti in piazza per chiunque solo nominasse il Patto del Nazareno. Per questi elettori, così a lungo bistrattati durante la lunga guerra civile fredda del ventennio berlusconiano, “non importa di che colore sia il gatto, purché prenda i topi”. La Ghisleri conferma infatti che è su temi come l’abbassamento delle tasse e la liberalizzazione del mercato del lavoro che Renzi è spesso riuscito a fare breccia nell’opinione pubblica esterna al Pd. Non che sia del tutto una novità. Orsina ricorda come già nei primi anni 2000, a differenza di quanto accadeva nelle democrazie più avanzate, in Italia l’elettorato di “bassa qualità” – quello “con poche risorse cognitive, oppure quello che le risorse cognitive ce le ha ma non le applica alla politica” – era stato l’elettorato più pronto a spostare il proprio suffragio da una coalizione all’altra: “In Italia chi si interessava di politica lo faceva in maniera militante, mentre chi non militava non si interessava di politica”. Per Orsina quella è stata la riedizione all’italiana del tradimento dei chierici: “Il tradimento della faziosità, cioè del non tradire mai la propria parte, neppure quando lo merita. Ecco, questa faziosità l’elettore berlusconiano ha mostrato in questi mesi, ancora una volta, di non averla”.

 

Non è irrilevante “il fatto che Renzi non abbia mai detto nulla di irrispettoso verso chi aveva sempre votato dall’altra parte. Addirittura è andato più volte a cercare i voti berlusconiani – dice Orsina – Per i facoceri, abituati a essere maltrattati, il fatto di essere riconosciuti e addirittura cercati ha pesato molto”. Ecco perché, per tutti questi mesi, il Patto del Nazareno ha avuto persino un suo popolo, per quanto silenzioso. Ma fino a quando?

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