Yanis Varoufakis (foto LaPresse)

Tra liberisti e tedeschi, i sostenitori del piano-Tsipras che non t'aspetti

Marco Valerio Lo Prete

Il piano del governo greco di Alexis Tsipras per alleggerire il fardello debitorio del paese è tutt'altro che chiaro nei suoi dettagli, ma già ora non mancano gli inattesi sostenitori, come l'Adam Smith Institute e Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (Diw).

Il piano del governo greco di Alexis Tsipras per alleggerire il fardello debitorio del paese è tutt'altro che chiaro nei suoi dettagli; quel che per ora rileva è la nuova apparente disponibilità di Atene a mediare con Bruxelles e quindi rivedere il piano originale di un taglio del valore nominale dello stesso debito (o "haircut"). Così almeno i mercati hanno interpretato ieri l'idea di uno "swap" dei titoli del debito greco in mano ai creditori ufficiali europei con obbligazioni indicizzate alla crescita (come anticipato dal Financial Times).

 

Già ora non mancano gli inattesi sostenitori del piano del governo guidato da Syriza, partito della sinistra radicale greca. Tra questi per esempio gli analisti dell'Adam Smith Institute inglese.

 

Intervistato da City A.M., Lars Christensen, fellow del think tank liberista, ha detto che "il mestiere della Banca centrale europea è quello di assicurare la stabilità nominale nell'Eurozona. La Bce non dovrebbe imbarcarsi in operazioni di salvataggio di governi e banche. Sfortunatamente, in maniera ripetuta negli ultimi sei anni, la Bce è stata costretta al bailout di alcuni paesi dell'Eurozona. Perciò la Banca centrale ha finora svolto 'politiche di credito' invece che politica monetaria per impedire il default di certi paesi". Il piano Varoufakis, "legando i debiti della Grecia nelle mani della Bce all'andamento della crescita nominale, come suggerito dal ministro delle Finanze greco Varoufakis, le finanze pubbliche elleniche sarebbero meno vulnerabili ai limiti della politica monetaria dell'Eurozona. Il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, dovrebbe dunque essere un sostenitore entusiastico del piano sul debito di Varoufakis, perché questo attutirebbe i costi della politica monetaria troppo restrittiva della Bce e ridurrebbe il rischio di un'altra imponente crisi dell'Eurozona".

 

Il ministro greco Varoufakis, su Twitter, ha appena ringraziato l'Adam Smith Institute, senza nascondere il suo stupore per l'endorsement ricevuto da un pensatoio di marca "liberista":

 

 

Pure in Germania, dove il governo finora si è mostrato piuttosto scettico sulle dichiarazioni degli esponenti dell'esecutivo di Atene, non mancano le aperture di credito. Come quella del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (Diw), think tank di Berlino (Diw). In un paper pubblicato qualche settimana fa, il Diw presentava l'opzione della conversione degli attuali titoli greci in "Gdp-linked loans" come un modo per "ridurre la possibilità che la Grecia sia costretta a fallire, cancellando la possibilità di restituire i prestiti, e quindi mettendo a rischio i contribuenti tedeschi. Soprattutto, poi, ciò otterrebbe l'obiettivo di stabilizzare il rapporto tra debito pubblico e pil anche se la crescita fosse debole. Inoltre delle obbligazioni indicizzate alla crescita darebbero alla Grecia un maggiore incentivo ad assumersi più responsabilità per le riforme e ad aumentare le loro possibilità di successo. Infine, dei titoli indicizzati allenterebbero la pressione sul governo greco nel breve-medio termine ritardando i pagamenti degli interessi, consentendo così di perseguire una politica fiscale meno pro-ciclica" che penalizzerebbe ancora la ripresa. "Infine se ne avvantaggerebbero i creditori perché alla fine il rimborso dei prestiti potrebbe essere maggiore, una volta che l'economia sarà tornata a crescere".

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