I libici fanno lobbying a Washington
Un ambasciatore è volato negli Stati Uniti per convincere gli americani a intervenire militarmente in Libia contro gli islamisti. E intanto si apre la corsa a chi guiderà un eventuale governo di transizione nel paese.
Lunedì un ambasciatore del Parlamento libico di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, è arrivato negli Stati Uniti per convincere gli americani a riprendere l’iniziativa in Libia contro gli islamisti. Il diplomatico si chiama Aref Ali Nayed e ufficialmente è a Washington per partecipare ad alcune conferenze. In realtà, l’ambasciatore sta incontrando anche diversi membri del Congresso grazie alla mediazione di una società di consulenza, la Sanitas International. In un’intervista rilasciata al quotidiano al Monitor, Nayed avverte che lo Stato islamico è talmente radicato nel territorio libico da usare il paese “come un bancomat”. Ha detto anche che gli islamisti controllano i “giacimenti di gas e gli aeroporti del paese da cui minacciano l’Europa”. Soprattutto, Nayed dice esplicitamente che un intervento degli Stati Uniti nel paese contro gli islamisti sarebbe benvenuto.
Nayed è il braccio destro di Mahmud Jibril, l’ex presidente del Consiglio nazionale di transizione, l’organo di governo formato dopo il rovesciamento di Gheddafi. E’ anche consigliere dell’attuale leader del governo di Tobruk, Abdallah al Thani, ed è conosciuto a livello internazionale. Ha anche buoni rapporti con gli islamisti libici e in passato ha mediato tra Gheddafi e gli oppositori islamisti insieme a un predicatore islamico molto conosciuto nel paese, Ali Sallabi.
La comunità internazionale sta puntando alla creazione di un governo di transizione e Nayed è considerato uno dei candidati ideali tra i laici. L’alternativa, secondo il sito Maghreb Confidential, sarebbe Mustafa Abushagur, sostenuto dai Fratelli musulmani. Abushagur è stato un oppositore di Gheddafi e nel 2012 è diventato il primo capo di un governo democraticamente eletto in Libia. E’ un candidato giudicato credibile dalla comunità internazionale, perché ha partecipato ai negoziati di Ginevra nonostante il Parlamento islamista di Tripoli di cui è membro li abbia boicottati. In quell’occasione aveva detto all’inviato dell’Onu, Bernardino Leon, di essere disponibile a guidare un governo di transizione.
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