Io che amo solo me
A San Valentino potete essere indecenti, sregolati, accidiosi e strafatti come Joaquin Phoenix
Per sollevarci dall’imbarazzo di festeggiare San Valentino in un ristorante pieno di cuori rossi, e per superare il disagio della solitudine mentre tutti dicono ti amo a qualcuno che non siamo noi, si può utilizzare questa settimana, come ha fatto il New York Magazine, per celebrare l’amore di sé, senza freni. Riempire questi giorni sdolcinati e gentili di indecenza e eccesso, oscenità perfino, in un modo totalmente egocentrico: io, io, io. Senza autocontrollo, senza senso di colpa. Le rose, i bigliettini, la cena, l’amore: è tutto solo per noi, già assolto da ogni critica, da ogni giudizio, da ogni moralità. E’ un’operazione piuttosto pericolosa, ma di grande impatto: per cinque giorni (almeno fino a quando il quattordici febbraio sarà passato e Sanremo finito) potremo esaudire i nostri capricci e desideri segreti e gratificare i nostri peggiori impulsi, compreso il sesso occasionale, il disordine, la pornografia, le droghe, gli svuotamenti notturni di frigorifero e tutte le cose di pessimo gusto che non facciamo di continuo, scrive la giornalista del New York, solo per quella sottile crosta di autocontrollo che protegge le nostre azioni. E per il senso di colpa sempre pronto a esplodere. Se fumiamo, lo facciamo con moderazione: un bicchiere di vino a cena, un pasto equilibrato, molta compostezza (gli eccessi vengono poi espiati con digiuni, disintossicazioni, pentimenti). Ma se fossimo davvero liberi, nell’età adulta, da qualunque inibizione o buonsenso, ci addormenteremmo sempre con la faccia ancora piena di trucco, non sparecchieremmo la tavola per giorni, affronteremmo molti complicati post sbronza e metteremmo in pratica una serie di comportamenti sbagliati e dannosi da cui normalmente cerchiamo di astenerci (Julieanne Smolinski, che si è sottoposta all’esperimento, da single, confessa ad esempio una tendenza personale a regalare blow jobs a uomini che non li meritano affatto).
Il senso (e la pericolosità) di una settimana a ruota libera è: fare esattamente quello che hai voglia di fare, senza pensare ad altro. Essere egoista, accidioso, maleducato, dire no all’ultimo momento a un amico che ha cucinato per te perché non hai nessuna voglia di andare a casa sua, violare tutte le regole della civiltà, della moralità e anche della gentilezza verso le nuove fidanzate dei tuoi ex fidanzati. Si possono, a meno che qualcuno ce lo impedisca fisicamente, guardare i più orribili video di YouTube, fumare mille sigarette senza aprire la finestra, lasciare la tazza del caffè in bagno per giorni, rispondere “chissenefrega” alla vicina di casa che vuole raccontarci la sua operazione all’anca, uscire dopo le undici di sera e sorridere a uno sconosciuto in un bar. Mettere in pratica, senza che qualcuno chiami i servizi sociali o la buoncostume, lo stile di vita hippie anni Settanta, pacifico e strafatto di Joaquin Phoenix in “Vizio di forma” di Paul Thomas Anderson (tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Pynchon: in America l’hanno vietato ai minori di diciassette anni per troppe canne, forse), e restare come lui seduto per terra appoggiato al divano per tutto il tempo necessario. Ad avvertire il disagio, la rabbia, anche l’angoscia “di vedere qualcuno che amo che sembra felice senza di me”, scrive Smolinski sul New York. Nessuna fantastica esagerazione, autoassoluzione, amore folle di sé può sedare questa angoscia. Perfino Joaquin Phoenix la sente, dentro tutte quelle canne e quel divagare. Però almeno, nel frattempo, San Valentino sarà passato e dovremo occuparci di rimetterci in sesto. Non sarà facile.
Il Foglio sportivo - in corpore sano