Patto cesareo
Renzi e la carta (inedita) sull'Italicum per offrire una nuova sponda al Cav.
Il premier tra numeri in bilico, ipotesi voto, scouting al Senato sulle riforme. In vista mossa sulla legge elettorale. Tattica e piani - di Claudio Cerasa
Roma. La domanda è elementare e forse anche dovuta. Esattamente, dove sta andando Matteo Renzi? E, al di là dello spin, che cosa cambia per la sua maggioranza dopo i bisticci con Forza Italia? Le elezioni sono più vicine? Il governo può andare avanti senza l’appoggio certo, seppure esterno, di un semi-alleato prezioso come Forza Italia? La strategia di Berlusconi ormai la conosciamo e pur nella sua complessità è chiara: provare a far di tutto per dimostrare a Renzi che senza il sostegno del suo partito il governo è finito perché non può fare le grandi riforme per cui è nato. La strategia di Renzi è invece più complessa ma c’è una ragione precisa per cui nelle ultime ore nessun dirigente del Pd è stato autorizzato a inzuppare di sale le ferite aperte all’interno dell’ex Patto del Nazareno. Renzi è consapevole che senza Forza Italia è dura andare avanti e che senza l’appoggio di Berlusconi il governo rischia di restare serenamente ostaggio della sinistra del Pd (ne vale la pena?).
L’ipotesi delle elezioni anticipate è una carta che a Palazzo Chigi viene maneggiata con cautela ma non è un passaggio che viene escluso perché il presidente del Consiglio sa che un voto anticipato costruito sull’onda di una possibile ripresa economica potrebbe persino regalare un Parlamento disegnato ancora più a sua immagine e somiglianza (ed è anche per questo, in vista di questa opzione, che negli ultimi giorni gli ambasciatori di Renzi hanno cominciato a stringere diversi bulloni nel partito ragionando su alleanze con mondi solitamente distanti rispetto a quelli della tradizionale rottamazione: chiedere per credere a Nicola Zingaretti). Che a Renzi convenga andare a votare è tutta un’altra questione. Ma che Renzi sia convinto che questa legislatura avrà vita breve senza un nuovo accordo con Forza Italia è un tema che non sfugge all’attenzione del segretario del Pd. E il punto, ovviamente, non riguarda tanto la legge elettorale ma quanto la riforma costituzionale (i senatori del Pd da giorni stanno provando, non con molto successo, a fare scouting tra 5 stelle e Sel per avere i numeri a Palazzo Madama). E allora ecco il punto e la notizia. Esiste una soluzione? Esiste una base di dialogo non esplicita con il partito più importante del centrodestra?
[**Video_box_2**]E’ qui la novità: la proposta che Renzi prepara per Forza Italia. Un dettaglio tecnico che potrebbe avere l’effetto di compattare il centrodestra e la minoranza del Pd attorno a una proposta semplice sull’Italicum: mantenere il premio alla lista, come previsto oggi dalla versione dell’Italicum approvata al Senato e ora in discussione in Commissione alla Camera, ma accettando di prevedere la possibilità, per le singole liste, di apparentarsi tra il primo e il secondo turno. Berlusconi sarebbe contento, perché potrebbe riportare a casa Alfano senza escludere di allearsi con la Lega; la Lega sarebbe contenta perché potrebbe presentarsi da sola, non escludendo di allearsi poi con Berlusconi; Fitto sarebbe contento, perché avrebbe la possibilità di farsi il suo partitino, e di allearsi successivamente con Forza Italia; e tutto il centrodestra, con la Lega al nord, Fitto al sud, Forza Italia al centro, potrebbe predisporsi in vista delle elezioni con un modello simile a quello del ’94. Lo schema di lavoro esiste. La proposta verrà offerta presto a Berlusconi. Potrebbe essere l’ultimo tentativo. L’ultimo amo lanciato a Forza Italia per capire se il patto con Salvini è inclusivo o esclusivo. Renzi sostiene che alla fine la legislatura andrà avanti comunque, perché in Parlamento il Pd è l’unico partito che potrebbe trarre giovamento dalle urne anticipate. Ma senza Berlusconi il percorso è complicato. E senza Berlusconi il piano B, le elezioni, sarebbe qualcosa di più di una semplice ricostruzione giornalistica. Sarebbe quasi inevitabile, forse.
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