Poker e politica. Lo slow play di Putin (buone carte) e il bluff disperato del gambler Tsipras

Lanfranco Pace

Nel game ucraino, il presidente russo non ha bisogno di bluffare, di simulare e dissimulare, dice chiaramente quello che vuole senza mascherare intenzioni e ambizioni. E' invece bluff puro e vagamente surreale quello del presidente greco.

Nel game ucraino, Putin non ha bisogno di bluffare, di simulare e dissimulare, dice chiaramente quello che vuole senza mascherare intenzioni e ambizioni. Si chiama slow play, nel gergo del poker è il contrario del bluff, una tattica particolare in cui si sceglie di lasciare entrare l’avversario nella mano anziché cacciarlo via. Di solito fa così chi ha belle carte, un buon punto e lascia che gli avversari credano che non sia così. E’ una situazione molto vantaggiosa che non capita di frequente, né al gioco, né in politica, né nelle relazioni internazionali: il giocatore esperto punta a ricavarne il massimo, cerca di non spaventare i lucci ma di tirarne su il più gran numero. Per questo scommette poco alla volta, una serie di piccoli rilanci giusto per tenere il tavolo sotto pressione, innervosire gli altri. A volte aspetta che siano loro a muoversi, in questo caso si limita a seguirli. Li prende per le palle e li tiene avvinti nel colpo, fa pure scommesse a latere, gioca testa a testa altrove mentre la partita principale è ancora in corso. Senza fare dichiarazioni false che pure al gioco, come in politica, sarebbero consentite. Dice e lascia dire che il suo popolo ha così tanto orgoglio e così tanta dignità che resisterà alle difficoltà economiche, alle sanzioni: assediati a Stalingrado mangiarono topi per mesi e mesi e poi più nemmeno quelli, è la grande madre Russia, anima immortale, storia solenne e spessa, lingua e cultura che hanno bagnato il mondo. Non è fare lo smargiasso, in fondo così si è ripreso la Crimea e nessuno sa se le regioni orientali dell’Ucraina non seguiranno lo stesso destino. Putin punta e vince. E ci lascia frastornati a chiederci se in fondo non abbia ragione Limonov, che la Russia è europea, anzi “è l’Europa” e l’Ucraina solo una scheggia di impero. Con giocatori simili, cercherei di non sedermi al tavolo: se proprio dovessi, farei a spanne un po’ di calcolo delle probabilità, mi chiederei fin dove sono disposto a rischiare ed eventualmente perdere. O proporrei chiaramente di cambiare gioco. Invece tutti vogliono vedere il bluff, credono di piegarlo con scenari inquietanti e nuove ritorsioni. Ma a questo gioco, arriva il momento in cui le carte vanno girate: e non sono sicuro che Merkel e Hollande abbiano una meraviglia in mano. Non sempre “a big hand for the little lady” finisce con la vittoria di Henry Fonda e Joanne Woodward, la deliziosa coppia di imbroglioni dell’omonimo film.

 

Invece è in bluff puro e vagamente surreale, Alexis Tsipras. Il suo è un caso da manuale del compulsive gambler che ha perso quasi tutto e punta il poco che gli rimane in una mano in cui nemmeno può distribuire le carte. E’ aggressivo, spinge, come si dice; il suo Varoufakis bulleggia per cancellerie, puntano al colpo grosso, prendere o lasciare. Hanno la disperazione di chi con ragione non si sente responsabile dello scempio compiuto dai padri e dai padri dei padri ma sa di aver troppo promesso ai contemporanei. Sperano dunque nel buon Dio, che altri giocatori dalle facce bovine e ventri satolli gli vadano incontro e per un po’ lascino perdere. Lui ha in mano una sola carta: minacciare di cambiare circolo, di emigrare verso acque più accoglienti, San Pietroburgo, Macao. Sarebbe un danno d’immagine per l’Unione, un vulnus. Non si caccia un giocatore per poi vederlo andare su e giù sul marciapiede di fronte, è meglio tenerlo dentro, anche nel gioco esiste un’etica.

 

Matteo Renzi non gioca slow play e non bluffa. Il suo è il più classico dei semibluff, di chi cioè aggredisce all’inizio della mano anche avendo poco perché sa che nessuno ha più di lui, è il giocatore che parte con un progetto, che so due carte a scala o a colore o addirittura il top, le due carte connesse a scala e a colore. In sé valgono meno di una coppia, ma se strada facendo vanno a buon fine possono diventare imbattibili. Siccome gli avversari mai smetteranno di volergli vedere le carte, nessun rilancio, nemmeno all’infinito, lo tiene al sicuro.

 

Se rimane solo con la combinazione di partenza, perde. Deve per forza chiudere il draw, fra le cinque carte in uscita almeno tre dovranno essere coerenti con le sue. Una sacra botta di culo. Cosa di cui si sa è estremamente dotato.

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  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.