Il premier francese Manuel Valls (foto LaPresse)

Tra Netanyahu e "l'islamo-fascismo", così Valls vuole fermare la fuga degli ebrei dalla Francia

Mauro Zanon

Il premier francese critica le dichiarazioni del premier israeliano che aveva invitato gli ebrei francesi ad abbandonare il paese per venire in Israele perché “meritano di essere protetti”. E si appella al mondo islamico: "Assumete le vostre responsabilità”.

Parigi. All’indomani degli attentati terroristici a Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Cacher, il primo ministro francese, Manuel Valls, era stato il solo, in seno al suo partito, a parlare di “islamismo radicale” da combattere. Si era smarcato dalle tergiversazioni pol. corr. di Laurent Fabius (ministro degli Esteri) & co che avevano preferito adottare la strategia del “pas d’amalgame”,  dichiarando “inadeguata” l’espressione “islamista” per definire gli stragisti, perché, dissero, li avrebbe accostati a una “religione di pace” quale è l’islam (la vera ragione era tuttavia, per i socialisti, il terrore di essere tacciati di “islamofobia”). Questa mattina Valls non ha lesinato parole dure per commentare il doppio attacco terroristico avvenuto nel fine settimana a Copenaghen in un caffè e in una sinagoga e soprattutto la profanazione di centinaia di tombe avvenuta ieri nel cimitero ebraico di Sarre-Union nel Basso Reno. Dinanzi a “uno spirito dell'11 gennaio che sta svanendo”, il premier francese ha voluto sottolineare che “la minaccia è lì” ed “è necessaria la determinazione di tutti i francesi per combattere l’islamo-fascismo, perché è così che bisogna chiamarlo”.

 

“Bisogna mobilitare la società attorno alla laicità. Non è tollerabile che dei bambini considerino l’ebreo come un nemico. Bisogna che ognuno si prenda le proprie responsabilità”, ha insistito il primo ministro, invitando “l’islam di Francia a prendere atto di quanto successo” e ad assumere anch’esso “le proprie responsabilità”. Sempre su Rtl, Valls, esprimendo il suo “profondo disgusto” per la profanazione del cimitero ebraico, ha risposto a muso duro all’appello del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha invitato ieri gli ebrei francesi ad abbandonare il paese per venire in Israele perché “meritano di essere protetti”: “Un ebreo che parte è un pezzo di Francia che se ne va (...) Mi rammaricano le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu. Essere in campagna elettorale (in Israele si vota a marzo, ndr), non autorizza a lasciarsi andare a qualsiasi dichiarazione. Il posto degli ebrei francesi è la Francia”.

 

A fare eco al premier Valls, il presidente della Repubblica François Hollande, che ha criticato, senza nominarlo, il premier israeliano, denunciando “le parole pronunciate in Israele che lascerebbero pensare che gli ebrei non hanno il loro posto in Europa e in Francia in particolare”.

 

[**Video_box_2**]Su Causeur.fr, è la direttrice Elisabeth Lévy, ebrea di Francia, a condannare la paura seminata dal premier israeliano in un articolo intitolato: “Monsieur Netanyahu, gli ebrei di Francia, è un’affaire tra francesi”. “Il panico non è un'opzione ragionevole”, scrive Lévy. “Con tutto il rispetto che merita la sua funzione”, scrive la direttrice del mensile di riferimento dell’intellighenzia di destra, “lo pregherei di interessarsi dei propri problemi, ossia di quelli degli elettori che gli hanno confidato il potere”.

 

“La Francia, senza ebrei non è più la Francia”, disse qualche tempo fa Valls. Dichiarazione alla quale Lévy aggiunge: “Gli ebrei, senza la Francia, non sarebbero più gli ebrei”. Secondo l’Agenzia ebraica, più di settemila ebrei hanno lasciato la Francia nel 2014, pari al doppio del 2013. Dati che per la prima volta pongono la Francia in cima ai paesi con il più alto numero di ebrei ad aver fatto l’Aliyah.

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