Pirlo da 9, Roma insufficiente. Le pagelle di Pierluigi Pardo alla Serie A
Il Parma che c'è e il Parma che è stato, i pareggi della Roma, il filotto del Torino di Ventura, il Milan che vince ma che non incanta. Ecco, in pillole, il meglio e il peggio della 24a giornata di serie A. Voto dopo voto.
1 – Al Parma di oggi. Anzi, zero. Zero a chi l’ha ridotto così, a chi non ha controllato i bilanci. A chi ha sperperato tutto e ai tanti millantatori, a caccia solo di visibilità.
2 – Ai teloni, grandi assenti del derby. Del resto a Genova non piove mai, lo sappiamo. Non ci siamo mica ritrovati a piangere a più riprese assurde alluvioni. I teloni, si capisce, a Marassi sono una spesa superflua. Non ce n’è mica bisogno.
3 – Al governo olandese. Ci sono voluti due giorni per alzare il telefono e fare la mossa, almeno formale, di chi chiede scusa. Il premier olandese Rutte non è direttamente responsabile dello schifo di Piazza di Spagna, questo è evidente, così come la gran parte delle persone perbene che vivono in quel Paese. Ma esiste una responsabilità oggettiva. E il bel gesto di tirar fuori due euro sarebbe apprezzato. Visto che siamo l’Europa. Tutti fratelli, teoricamente.
4 – Con i pareggi (nove in stagione), non si va lontano. La Roma non ha energia e ha sbagliato il mercato di gennaio. Quando non sei brillante può salvarti solo un grande attaccante, pronto. Non é Doumbia.
5 – Al Milan. Vincere è meglio che perdere, lo dice Lapalisse (o La Palice se siete puristi). Il gioco verrá, un giorno.
6 – A Mou. Condottiero geniale e sempre polemico con gli arbitri, quando serve. Tipo adesso che il vantaggio si riduce a cinque punti e lui riaccende la sirena.
7 – Al Toro da record di Ventura. Bruno Peres dopo quel gol pazzesco non avrebbe mai pensato di perdere il derby. É stato ricompensato con undici partite senza perdere. Un capolavoro.
8 – All’Empoli. Fino a qualche giornata fa sembravano bravi ma ancora fragili, non del tutto fuori pericolo. Il filotto di quattro risultati utili consecutivi (due scontri diretti vinti e due pareggi fuori con Roma e Milan) cambia tutto. Blue is the color.
Andrea Pirlo (foto LaPresse)
9 – Pirlo. Il professore è diventato intermittente, forse. Però conosce il momento giusto per accendersi. Quando il ruvido della battaglia si sente forte e c’è più bisogno di lui. Può essere a sei secondi dalla fine di un derby o contro l’Atalanta, in una notte complessa. Lui c’è.
10 – Al Parma che è stato. Alle coppe e ai campioni. Al sindaco Osio e a tutto il resto. Vado a memoria: Asprilla, Melli, Benarrivo, Apolloni, Minotti, Cannavaro, Crespo e Thuram. Un avamposto di modernità. La provincia operosa che sfida e batte le metropoli o almeno, dignitosamente, ci prova. Oggi (dove tutto è governato dai bacini d’utenza) forse non si può più fare. E non é colpa di Lotito.
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