SheZow, il supereroe transgender dedicato ai più piccini
E' un cartone animato per bambini dove il protagonista è un ragazzino dodicenne, Guy, sempre pronto a dileggiare le femmine. SheZow è personaggio a suo modo transgender, maschio rompiscatole di giorno e supereroina di notte.
Si chiama SheZow, ed è un cartone animato per bambini di produzione australiano-canadese. Il protagonista è un ragazzino dodicenne, Guy, sempre pronto a dileggiare le femmine, che grazie a un anello ereditato da una zia defunta si trasforma in una femmina dotata di superpoteri: SheZow, appunto, personaggio a suo modo transgender, maschio rompiscatole di giorno e supereroina con gonnellina e stivali rosa, rimmel e rossetto di notte. Punto debole, i capelli: se SheZow si spettina, perde i poteri, e deve continuamente spruzzarli di lacca, mentre Guy, nella sua vita diurna, deve nascondere ai genitori (soprattutto al burbero padre) la sua doppia identità. Che è anche, innegabilmente, una doppia identità sessuale.
Arrivato/a in Francia a gennaio, SheZow ha provocato grandi malumori nelle associazioni di genitori impegnate contro i programmi di rieducazione sul gender e sull’indifferenziazione sessuale promossi dal ministro dell’Educazione nazionale guidato da Najat Vallaud-Belkacem. In precedenza, negli Stati Uniti, il cartoon si era conquistato l’ostilità dell’American family association, che ha promosso una petizione contro “il tentativo di gay, lesbiche e comunità transgender di indottrinare i bambini per propagandare il loro stile di vita”, usando un mezzo amichevole come un cartone animato. Assurde esagerazioni, era stata la replica degli autori della serie. Che ora si trovano però a fronteggiare le stesse critiche in Francia, paese che vive da un paio d’anni uno scontro tra famiglie e governo sul tema dell’educazione, a base di favole riscritte per “decostruire gli stereotipi sessuali” e altre amenità.
“Guy non è un transgender”, ha ora dichiarato a Slate.fr il produttore e disegnatore Obie Scott Wade. L’ispirazione per SheZow, spiega, gli è venuta da una serie in voga a metà anni Settanta, “Isis”, dove una professoressa si trasformava in dea quando indossava una collana magica: “Avevo dieci anni, e mi chiedevo se la collana avrebbe funzionato su di me, come doveva essere mettersi una gonna e se mi avrebbe dato fastidio. E rispondevo di no: avrei portato immediatamente la gonna, se mi avesse dato quei poteri”. L’autore di SheZow sottolinea inoltre che la vita di Guy “non presenta nessuno dei problemi che tormentano i ragazzini transgender”, anche se egli “si adatta a una vita meno normata in termini di genere e comincia progressivamente ad apprezzarsi nel corpo di SheZow”. Niente di ambiguo e di allusivo, secondo Obie Scott Wade. Al massimo, aggiunge la direttrice dei programmi per l’infanzia dei due canali che trasmettono SheZow in Francia, si può pensare a Mrs Doubtfire, il personaggio interpretato da Robin Williams, un papà che si traveste da governante per poter continuare a vedere i figli. Ma c’è chi, in un episodio della serie, ha visto l’equivalente di un coming out. Succede quando la madre di Guy/SheZow scopre il segreto della sua doppia identità e pensa di doverlo annunciare al mondo intero. Prima di tutto al padre di Guy, poliziotto assai fiero del proprio figlio maschio e invece antipatizzante irriducibile dell’eroina minigonnata e superpotente, che spesso precede la polizia nella risoluzione dei casi criminali ed è molto più efficace nella lotta contro i cattivi.
[**Video_box_2**]Ma alla fine, a dare credito al carattere transgender di SheZow sono proprio le associazioni Lgbt francesi. Attraverso uno dei loro portavoce, Dominique Ganaye, si sono pubblicamente rallegrate della messa in onda della serie di cartoni animati, la quale “non può che favorire l’accettazione della transidentità e far riflettere i genitori che guardano il cartoon con i loro bambini”. Per l’occasione, visto l’alto valore educativo di SheZow, al/alla protagonista sono stati perfino perdonati minigonna e stivali rosa: “Questi cliché possono avere parte nell’accettazione della transidentità”. E comunque la ministra Vallaud-Belkacem condanna il rosa solo per le femmine, mica per maschi e transgender.
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