Tra teloni non messi e stipendi non pagati, la serie A è meno credibile di Blatter
Campionato falso. Le illusioni dei romanisti e le polemiche di Mou. Con un inglese parlato molto migliore dell’italiano scritto di Roberto Saviano, José Mourinho ha spiegato in tv che il suo Chelsea è perseguitato dagli arbitri e dai giornalisti, e ha sostenuto che c’è un complotto per penalizzare i Blues.
Londra. Con un inglese parlato molto migliore dell’italiano scritto di Roberto Saviano, José Mourinho ha spiegato in tv che il suo Chelsea è perseguitato dagli arbitri e dai giornalisti, e ha sostenuto – manco fosse un Giulietto Chiesa portoghese – che c’è un complotto per penalizzare i Blues. In effetti un’entrata come quella del giocatore del Burnley Barnes su Matic, con il chiaro obiettivo di spezzare in quattro il ginocchio dell’avversario, avrebbe meritato un cartellino rosso (o almeno uno stage-premio all’Atletico Madrid). Matic però, accortosi di potere ancora camminare, ha pensato bene di aggredire Barnes alle spalle e abbatterlo. L’arbitro ha visto solo la reazione, ha espulso Matic e lasciato il Chelsea in dieci. Risultato: il Burnley pareggia 1-1 a Stamford Bridge poche ore prima che il Manchester City passeggi sui resti del Newcastle. Mou sente caldo alle chiappe e attacca. Normalmente funziona. Ma molto dipenderà da quanto andrà avanti il City in Champions.
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Cazzotti. Se proprio uno vuole farsi espellere, prenda esempio dal capitano del Queens Park Rangers (QPR), quel Joey Barton che – noncurante di portare una pettinatura e un pizzetto che andavano di moda negli anni Novanta – ogni tanto ama impazzire e lasciare la sua squadra in dieci. Sabato durante la sfida con l’Hull City gli è riuscita una gag niente male. Dopo un brutto fallo di un compagno su un avversario, si accende il classico capannello attorno all’arbitro. Volano parole grosse, ma ecco che capitan Barton arriva per mettere pace: sposta i suoi, parla al direttore di gara con le braccia larghe. Solo che poi vede un avversario avvicinarsi, si gira e lo spintona. Come se niente fosse continua a parlare con l’arbitro, ma ecco che un altro giocatore dell’Hull City si avvicina, e Barton lo colpisce con un destro formidabile sul basso ventre. Rosso immediato, e faccia del genere “Io? Ma non ho fatto niente io!”. Ah, il QPR ha perso 2-1.
Il derby conta. Martedì scorso scrivevo che se Harry Kane non verrà inghiottito da figa e bottiglia diventerà uno dei più forti giocatori inglesi della nuova generazione. Per ora pare sia stato inghiottito dal culo, dato che ogni pallone che tocca entra in rete. Domenica ha salvato uno dei centocinquanta derby di Londra, quello tra il suo Tottenham e il West Ham (si giocava al White Hart Lane), con un gol al 96’. Rigore tirato malissimo, e rete sulla respinta del portiere. 2-2 finale godurioso per gli Spurs, Hammers incazzati ma sempre ottavi in classifica. Un derby è sempre un derby, dopo il 2-2 Kane ha esultato come un dannato. Da queste parti siamo però sicuri che se il gol del pareggio nel derby fosse arrivato non al 96’ ma prima, Kane avrebbe preso il pallone e lo avrebbe portato a centrocampo per andare a fare il gol del 3-2. Di sicuro non avrebbe perso un quarto d’ora per farsi un selfie sotto la curva, ecco.
L’attaccante della Nazionale americana femminile Alex Morgan si chiede se il fallimento del Parma potrebbe falsare o meno la serie A di quest’anno
La scusa è già pronta. Nello sfacelo in cui è piombato il calcio italiano (e in generale l’Italia, se è vero che cercate di intestarvi pure l’invenzione del fish and chips – sul pallone vi è andata male), ho osservato divertito la caduta dell’ultimo luogo comune. Il “derby più inglese d’Italia” (cit.) sabato sera non si è giocato perché pioveva. Va bene, ma se è “inglese”, piove per definizione. Il fatto che si giocasse a febbraio in una città dove normalmente qualche goccia durante l’anno cade, avrebbe dovuto far accendere un paio di neuroni ai grandi organizzatori dell’evento. Ma in realtà il derby di Genova rimandato per pioggia è il meno. Mi fanno tenerezza certi articoli e titoli di giornali sportivi e non che si stupiscono di come la Roma continui a pareggiare “pure con Totti” in campo (cito la Gazzetta di ieri). Siete seri? La sudditanza psicologica nei confronti del capitano giallorosso genera mostri. Davvero pensate che con Totti in campo per i prossimi dieci anni la Roma potrà mai vincere qualcosa? Bill Shankly fece grande il Liverpool negli anni Sessanta vendendo i migliori giocatori (sì, anche le bandiere) quando raggiungevano un’età per cui non avrebbero più potuto dare il massimo. Negli anni Duemila Alex Ferguson ha spiegato a Ryan Giggs che sarebbe stato molto più utile alla squadra giocando poco, e Mourinho ha ceduto Lampard spiegando che lui deve pensare ai prossimi dieci anni del Chelsea, non al prossimo, e la presenza di Lampard avrebbe impedito ai giovani che occupano quello stesso ruolo di crescere. A Roma si preferisce vendere Destro e comprare Doumbia. Tanto poi ci si potrà sempre lamentare che il fallimento del Parma ha falsato il campionato.
Il nero che sfina. Ancora sbadiglio – ed è passata una settimana – per la storia sulla frase di Arrigo Sacchi a proposito di giovanili italiane e giocatori stranieri di colore. Una polemica così sterile da far sembrare un bomber prolifico Amauri. Il tic del razzialmente corretto è ormai così incontrollato che presto verremo cacciati dalle concessionarie se diremo che non vogliamo acquistare un’automobile nera. La misura della pochezza delle ragioni di chi attaccava l’ex allenatore del Milan l’ho avuta da Blatter (è un ottimo criterio di giudizio: se lui dice che qualcosa è giusto, quasi sempre è sbagliato, e viceversa). Il satrapo della Fifa ha coraggiosamente twittato (probabilmente durante un banchetto in una sauna con le pareti d’oro) di essere rimasto scioccato dalle parole di Sacchi, e che Arrigo dovrebbe smetterla. Ma smetterla lui di dire cazzate, invece, mai?
Il Foglio sportivo - in corpore sano