Zineb El Rhazoui

La scia di morte dopo Charlie Hebdo. Ora è caccia alle firme sopravvissute

Giulio Meotti

“Il faut tuer Zineb El Rhazoui pour venger le prophète”. E’ questa la nuova fatwa che colpisce Charlie Hebdo a pochi giorni dall’uscita del nuovo numero della rivista francese dopo un mese di silenzio. “Bisogna uccidere Zineb El Rhazoui per vendicare il Profeta”.

Roma. “Il faut tuer Zineb El Rhazoui pour venger le prophète”. E’ questa la nuova fatwa che colpisce Charlie Hebdo a pochi giorni dall’uscita del nuovo numero della rivista francese dopo un mese di silenzio. “Bisogna uccidere Zineb El Rhazoui per vendicare il Profeta”. L’annuncio di morte che corre sul web e sui social media che, direttamente o indirettamente, fanno riferimento allo Stato islamico, ha il volto di una sociologa franco-marocchina e attivista dei diritti umani, Zineb El Rhazoui, firma di punta della rivista Charlie Hebdo scampata all’attentato dello scorso gennaio perché in vacanza in Marocco. I fratelli Kouachi cercavano anche lei.
Foto di Zineb e del marito prigionieri e pronti per essere giustiziati sono apparse sui siti islamisti, assieme alla guida di geo-localizzazione della sua casa e dei suoi spostamenti e suggerimenti su come uccidere “l’apostata”. Nel mirino del jihad anche lo scrittore marocchino Jaouad Benaissi. Una mappa che elenca i diversi luoghi in cui Zineb è andata nelle ultime settimane circola su internet.

 

Questa non è la prima volta che Zineb El Rhazoui è oggetto di minacce di morte. Durante un sit-in islamista a Tangeri, dopo gli omicidi di Charlie Hebdo, la piazza chiese la testa della giornalista. In poche ore, migliaia di siti islamici hanno postato la fatwa contro Zineb, accompagnata da mani che impugnano coltelli, foto di Jihadi John che realizza il suo primo sgozzamento, immagini dei fratelli Kouachi e di Coulibaly, gli attentatori di Parigi. La rivista in lingua inglese Dabiq dello Stato islamico nell’ultimo numero mostra in copertina due musulmani francesi con il cartello “Je suis Charlie”, condannandoli a morte per “tradimento”. I musulmani, in Europa come in medio oriente, o si schierano con il Califfato o sono considerati irrimediabilmente nemici a tutti gli effetti. Zineb El Rhazoui ha chiuso il suo account Facebook, da cui alcuni terroristi erano riusciti a estrapolare la cartina dei luoghi da cui aveva effettuato l’accesso quest’anno. Gli islamisti si sono anche appellati ai “fratelli marocchini”, perché la giornalista torna spesso nel suo paese d’origine: “Dove sono i lupi solitari del Marocco? Dove sono gli stranieri assetati di sangue e pronti al massacro?”. Mohamed Sifaoui, anche lui scrittore franco-algerino minacciato di morte, ha lanciato la campagna a protezione di Zineb. “Coloro che vogliono attentare alla vita di Zineb El Rhazoui e a quella di suo marito vogliono anche distruggere il regno del Marocco. Sono anche i nemici della Francia e di tutte le democrazie. Ma anche i nemici della libertà di espressione”. E anche la giornalista Caroline Fourest su Twitter ha chiesto ai “democratici” di intervenire a protezione di Zineb El Rhazoui. Sempre in Marocco in queste ore è finita nel mirino del jihad la deputata Khadija Rouissi: “Non mi faranno tacere. Non voglio cedere al terrore. Abbiamo bisogno di stare in piedi”, ha risposto la donna, musulmana e laica, a chi la minaccia. Gli islamisti vogliono far fare loro la fine del correttore di bozze Mustapha Ourrad, musulmano, francese, ucciso a Charlie Hebdo. Devono finire il lavoro.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.