Adam Smith all'Expo: "Non esistono bicchieri d'acqua gratis"

Luciano Capone

“Non esistono pasti gratis”. Il celebre motto reso popolare dal premio Nobel per l’economia Milton Friedman è forse ciò che sintetizza meglio il senso dell’economia: ogni azione economica ha un costo, che prima o poi qualcuno paga.

“Non esistono pasti gratis”. Il celebre motto reso popolare dal premio Nobel per l’economia Milton Friedman è forse ciò che sintetizza meglio il senso dell’economia: ogni azione economica ha un costo, che prima o poi qualcuno paga. Sul mito del “pasto gratis” sono (quasi) tutti d’accordo, ma non si sa bene perché le cose cambino quando si parla di acqua, ambito dove il mito del “bicchiere d’acqua gratis” è molto diffuso. Per l’Expo dei luoghi comuni e dei beni comuni gli enti pubblici lombardi si sono dati l’obiettivo di dare acqua gratis a venti milioni di visitatori. Le municipalizzate Cap Holding e Metropolitana Milanese, che gestiscono il servizio idrico integrato a Milano e nella Brianza, hanno firmato un accordo con Expo per disseminare nell’area dell’esposizione 32 “Case dell’Acqua” che erogano acqua liscia, frizzante, refrigerata, controllata con batteri bioluminescenti e soprattutto “gratuita”. Insomma se il tema dell’Expo è “nutrire il pianeta”, le municipalizzate lombarde si portano avanti e lo dissetano.

 

L’unico dettaglio è che, come per i pasti, neppure l’acqua è gratis dato che qualcuno dovrà pagare per la realizzazione degli impianti, i controlli e l’erogazione dell’acqua. Non sarà Expo e non saranno i visitatori che, loro sì, avranno acqua fresca e gratuita, ma saranno i contribuenti lombardi visto che l’operazione “acqua gratis” sarà pagata dalle municipalizzate. L’appalto per la realizzazione e fornitura delle “Case dell’Acqua” è costato alla Cap Holding 850mila euro (+Iva) a cui poi vanno aggiunti i costi del controllo di qualità a carico di Metropolitana Milanese e il costo dei circa 40milioni di litri d’acqua (230mila al giorno) da erogare nei sei mesi dell’Expo. In tutto fa circa 1 milione di euro. Sarebbe stato più logico che l’Expo, se non dell’onere più impegnativo di “dissetare il pianeta”, si fosse fatto carico almeno di quello di offrire l’acqua ai suoi visitatori includendone il costo nel biglietto. Invece lo faranno i cittadini lombardi che per dare acqua fresca gratis ai turisti avranno una bolletta più salata.

 

[**Video_box_2**]Quest’ultimo accordo è solo l’ultimo segnale di una campagna propagandistica e costosa che, sull’onda dell’“acquabenecomune”, negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede in Italia con la costruzione delle “Case dell’Acqua”. Queste strutture, spesso dal dubbio gusto estetico, non sono altro che eredi delle vecchie fontane e fontanelle. L’unica differenza è che sono molto più costose. Le nuove fontane tecnologiche costano circa 30mila euro l’una e, a differenza delle vecchie fontane, hanno un costo di manutenzione annuo di 6-7mila euro ed erogano in spazi pubblici la stessa identica acqua del rubinetto, che spesso i cittadini pagano 10 volte di più dopo aver fatto la fila. La loro diffusione sta crescendo in maniera esponenziale, sono 800 in tutta Italia, il loro numero è raddoppiato negli ultimi anni, e in uno studio fatto per l’Istituto Bruno Leoni il costo sostenuto dagli enti pubblici è stato stimato in almeno 24milioni di euro (più altri 5 milioni l’anno di manutenzione). Ma i dati si riferiscono al 2013. Solo a Roma Acea, la municipalizzata della capitale, ha annunciato l’installazione di 100 Case dell’Acqua per dare ai romani la stessa acqua che già hanno dal rubinetto di casa. Ciò che più sorprende di questa costosa campagna pubblicitaria che unisce ambientalismo luogocomunista e retorica dell’”acqua a chilometro zero” è che a spendere soldi per le Case dell’Acqua sono gli stessi enti locali e municipalizzate che in gran parte d’Italia non riescono a garantire standard decenti di servizio pubblico e che hanno condutture che sono degli scolapasta, con perdite che arrivano al 70 per cento. Per dissetare il pianeta è forse il caso che all’Expo ci si occupi più delle perdite degli acquedotti sottoterra che delle Case dell’Acqua in superficie.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali