La ministra basita
Timida e avulsa, che ci sta a fare Stefania Giannini all’Istruzione? Non riesce a bucare lo schermo intestandosi gli aspetti più dibattuti del provvedimento in lavorazione, ma anche sulla tempistica e sulle modalità di approvazione della riforma il ministro raramente è andata oltre alla comparsata a mezzo stampa.
Nulla di personale contro Stefania Giannini, la ministra basita che sta all’Istruzione come un tè nel deserto: educatamente solitaria e avulsa. Giannini partecipa più da spettatrice sgomenta che da attrice deuteragonista alla strana festa della riforma scolastica messa in cantiere dal governo. Non riesce a bucare lo schermo intestandosi gli aspetti più dibattuti del provvedimento in lavorazione (per esempio l’assunzione dei precari residui in cambio di meritocrazia a catinelle; oppure la questione delle concessioni fiscali alle paritarie o le incognite sulla destinazione del 5 per mille), ma anche sulla tempistica e sulle modalità di approvazione della riforma (decreto, disegno di legge, acclamazione, congelamento o slittamento) il ministro Giannini raramente è andata oltre alla comparsata a mezzo stampa.
E così, sul proscenio delle poche cose notevoli a lei riconducibili, resta quel “sono basita” con il quale ha commentato la prima accelerazione renziana sul dossier “La Buona scuola”. In assenza di altre parole, parlano i fatti: già sconfitta sui test alla facoltà di Medicina (lei voleva cancellarli ma niente da fare), l’ultima ridotta del ministro poteva essere la resistenza attiva sulle assunzioni degli insegnanti precari, auspicabile ed estremo omaggio alla formazione tecnocratico-rigorista con la quale il ministro ha esordito sulla scena pubblica sotto le insegne di Mario Monti. Anche in questo caso, il ministro si è attestato nella metà sbagliata del campo. Se la sua non è una sconfitta rovinosa, il risultato è che deve subire l’iniziativa del premier: le assunzioni si faranno, vedrete, ma quando e come lo deciderò io.
Certo, un’attenuante c’è: non è facile occupare la prima fila della politica nell’èra del protagonismo renziano, ma per lo meno i colleghi del ministro Giannini fanno di tutto per non risultare come figuranti non pervenuti, da Poletti con la riforma del Lavoro alla Madia sulla Pubblica amministrazione. E insomma, se proprio deve accadere, c’è modo e modo per farsi mangiare la pappa in testa dal presenzialista di Palazzo Chigi.
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