Non c'era razzismo a Ferguson
Lo ha detto il dipartimento di Giustizia. Il poliziotto Darren Wilson non ha commesso una violazione dei diritti civili quando, nell’agosto dello scorso anno, ha fermato e poi ucciso a colpi di pistola il diciottenne afroamericano Mike Brown.
Il poliziotto Darren Wilson non ha commesso una violazione dei diritti civili quando, nell’agosto dello scorso anno, ha fermato e poi ucciso a colpi di pistola il diciottenne afroamericano Mike Brown. E’ il risultato dell’inchiesta con cui il dipartimento di giustizia aveva promesso di vendicare la sentenza nel caso che ha rinfocolato le tensioni razziali in America. A novembre, il gran giurì ha dichiarato Wilson innocente, confermando la sua versione dei fatti, quella secondo cui Brown lo ha aggredito, tentando di sottrargli la pistola dalla fondina, e smentendo di conseguenza la rappresentazione del ragazzo innocente che alza le braccia in segno di resa e viene freddato sulla strada.
Il procuratore generale, Eric Holder, quello che per conto di Barack Obama ha pronunciato le condanne più dure alla discriminazione razziale, aveva promesso un’inchiesta rigorosa sulla violazione dei diritti civili, e il suo dipartimento ha finito per produrre risultati contraddittori. Da una parte, un report che conferma le sistematiche pratiche discriminatorie della polizia di Ferguson, composta per la stragrande maggioranza da bianchi; dall’altra una sentenza per la quale “non ci sono prove per smentire che Wilson abbia temuto per la sua sicurezza”, e che quindi si sia difeso in modo legittimo. Il dipartimento di Giustizia dice che Brown non si è arreso e non ha alzato le braccia, come invece hanno sostenuto alcuni testimoni: “Diverse testimonianze sono inesatte in quanto contraddicono le prove raccolte. Alcune testimonianze contraddicono anche le precedenti versioni degli stessi testimoni. Nonostante alcuni dicano che Brown ha alzato le braccia a livello delle spalle, gli stessi spiegano che Brown ha poi abbassato le mani e ha ‘caricato’ Wilson”.
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