Per uno Stuart Mill islamico
Hirsi Ali abbandona il pessimismo a favore di una “riforma dell’islam”. E’ dal gennaio del 2003 che questa donna di origini somale cammina guardandosi le spalle. Da quando riservò parole durissime all’islam in una intervista sul quotidiano Trouw. Ecco il suo nuovo libro
Roma. Infedele. Nomade. Eretica. “Heretic” è il titolo del nuovo e terzo libro di Ayaan Hirsi Ali, in uscita negli Stati Uniti a fine marzo. E’ dal gennaio del 2003 che questa donna di origini somale cammina guardandosi le spalle. Da quando riservò parole durissime all’islam in una intervista sul quotidiano Trouw. Nella segreteria telefonica trovò il messaggio di un fondamentalista islamico che minacciava di farle saltare in aria la casa. La polizia organizzò delle ronde per difenderla. Fu l’inizio di una fatwa che nel paese di Spinoza si concluderà con l’esilio di Ayaan negli Stati Uniti. Era lei l’obiettivo di Mohammed Bouyeri. Ma visto che era troppo protetta, fu scelto il collega regista Theo van Gogh. Il terrorista lasciò una lettera infilzata sul suo petto, rivolta a Hirsi Ali, “malefica infedele”. Da allora, liberal e penpensanti come Timothy Garton Ash e Ian Buruma l’hanno accusata di “fondamentalismo illuminista”, mentre gli islamisti di ogni risma le hanno riservato i peggiori epitteti: apostata, blasfema, fino a puttana.
A sorpresa, il nuovo libro di Hirsi Ali, sotto l’attenta cura di Adam Bellow, si annuncia ottimista, pieno di speranza. E’ un manifesto per “la riforma dell’islam”, “non l’islam radicale, ma quello mainstream”, perché questo “è l’unico modo per porre fine al terrorismo, alla guerra settaria, alla repressione delle donne e delle minoranze che ogni anno fanno migliaia di morti nel mondo islamico”.
Finora la dissidente islamica si era dimostrata pessimista sulla possibilità di un cambiamento, pensava che la religione dovesse essere sconfitta. Nel nuovo libro, Hirsi Ali è ottimista fin dalla definizione della realtà dell’islam: “Il miliardo e seicento milioni di musulmani possono essere divisi fra una minoranza di estremisti, una maggioranza di musulmani osservanti ma pacifici, e pochi dissidenti che rischiano la loro vita”. Ma c’è un solo islam, continua Hirsi Ali, con i suoi hadith, le sue sure, i suoi editti, compreso l’obbligo del jihad e la sottomissione degli “infedeli”. Per evitare che la minoranza di fanatici conquisti la maggioranza, l’occidente e i vertici dell’islam devono promuovere una mutazione teologica dell’islam.
“Per secoli l’islam è sembrato immune dal cambiamento storico”, scrive Hirsi Ali. “E’ sbagliato trattare i musulmani come se non troveranno mai il loro John Stuart Mill. Puoi essere un musulmano e rispettare la separazione di stato e chiesa? Spero che un numero abbastanza ampio di musulmani troverà il modo per preservare la loro identità e vivere in una società secolare”. Oggi potrebbe essere arrivato il momento di una svolta, proprio adesso, scrive Hirsi Ali, che lo Stato islamico accatasta migliaia di vittime in fossi comuni e roghi a cielo aperto, proprio ora che la Repubblica Islamica dell’Iran esonda in medio oriente, proprio ora che Boko Haram in Africa ha inventato un nuovo genere (lo splatter islamico), proprio ora che le stragi islamiste si ripetono in Europa. Non a caso è in questo clima di sangue e odio che è arrivato l’appello alla “rivoluzione dell’islam” del presidente egiziano Fattah al Sisi. E per portare avanti la sua riforma, Hirsi Ali ha creato la “Aha Foundation”, che ne porta il nome e che è impegnata nella lotta contro i delitti d’onore, i matrimoni forzati e la mutilazione genitale femminile. Una ferita di cui Ayaan porta i segni nel suo corpo magnifico.
Il Foglio sportivo - in corpore sano