Una manifestazione filo palestinese a Londra (foto LaPresse)

Il soffice rogo dell'Università di Londra

Giulio Meotti

Messi al bando i professori israeliani. Con voto unanime. Hanno votato 2.056 fra docenti universitari, studenti, presidi di facoltà, perfino gli inservienti e gli addetti alla sicurezza. Il 73 per cento ha deciso per il boicottaggio totale delle istituzioni accademiche di Israele. Soltanto in 425 hanno votato contro.

Roma. Hanno votato 2.056 fra docenti universitari, studenti, presidi di facoltà, perfino gli inservienti e gli addetti alla sicurezza. Il 73 per cento ha deciso per il boicottaggio totale delle istituzioni accademiche di Israele. Soltanto in 425 hanno votato contro. A favore dell’esclusione dello stato ebraico il sessanta per cento dei docenti ordinari e dei “lecturers”, i docenti associati.

 

E’ stato un referendum sul diritto all’esistenza dello stato ebraico fra le classi abbienti del mondo accademico e culturale britannico. La London University diventa il primo ateneo inglese a votare ufficialmente la fine di ogni legame accademico e professionale con i colleghi israeliani. La prima a farne le spese sarà l’Università Ebraica di Gerusalemme, con la quale l’università londinese ha in corso degli scambi. Ai votanti era stato chiesto se fossero d’accordo con la decisione della Scuola di studi orientali e africani (Soas) della facoltà di aderire alla campagna di boicottaggio di Israele. Il voto è tanto più importante perché arriva dalla più prestigiosa università inglese per gli studi mediorientali. E’ la stessa dove era andato a studiare Mutassim Gheddafi, uno dei figli del Colonnello. E’ la stessa dove l’imam Yusuf al Qaradawi siede fra gli advisor del Journal of Islamic Studies. E’ lo stesso religioso che ha giustificato gli attentati suicidi contro gli ebrei: “Oh Allah, colpisci gli ebrei, i nemici dell’islam. Oh Allah, colpisci questa banda arrogante. Oh Allah, non sprecarne neppure uno, contali e uccidili, fino all’ultimo”.

 

Ci sono poi quei finanziamenti della famiglia reale saudita all’università di Londra (costituiscono il quindici per cento del totale delle donazioni). Di fronte al voto di Londra esultano i militanti del boicottaggio, come Rana Baker, ricercatrice di antropologia di quella facoltà, che dice: “Il referendum è il primo passo nella direzione di porre le università israeliane nel giusto contesto di laboratori militari”. Nel 2007 i ricercatori associati del Regno Unito si erano riuniti a Bournemouth per votare a favore di “un boicottaggio generale” delle istituzioni israeliane. E l’università israeliana di Bar-Ilan ha dichiarato che un boicottaggio “silenzioso” delle università inglesi è già in atto da tempo. Ogni corporazione e burocrazia in Inghilterra ha preso parte all’inimicizia d’Israele: insegnanti, dipendenti pubblici, architetti, medici, accademici, giornalisti e chierici religiosi. Ngo Monitor ha appena stilato un bel rapporto su come funziona il boicottaggio.

 

[**Video_box_2**]Il voto della London University, che ieri è stato definito “non binding” dall’amministrazione, avrà effetti pratici e immediati: impedire agli studenti israeliani di ottenere sovvenzioni alla London University, persuadere altre istituzioni accademiche inglesi a rompere le relazioni con le università israeliane, convincere gli accademici che lavorano alla London University a non recarsi in Israele, non invitare gli israeliani alle conferenze della stessa università, impedire la pubblicazione di articoli di studenti israeliani nelle riviste dell’ateneo e non pubblicare articoli su riviste specializzate israeliane.
E’ un rogo antisemita soffice.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.