Spunta una Troika informale a Kiev
La ricerca della sede è ancora in corso ma la nuova struttura è di fatto già partita. A Vienna è nata l’Agenzia per la modernizzazione dell’Ucraina, battezzata mercoledì scorso nei saloni luccicanti di Palais Ferstel.
Berlino. La ricerca della sede è ancora in corso ma la nuova struttura è di fatto già partita. A Vienna è nata l’Agenzia per la modernizzazione dell’Ucraina, battezzata mercoledì scorso nei saloni luccicanti di Palais Ferstel. Si tratta di un’associazione che si propone di suggerire al governo ucraino le riforme indispensabili per ricostruire l’apparato burocratico dello stato, nel corso di un conflitto (non ancora del tutto sopito) con i ribelli indipendentisti e la vicina Russia: dalla giustizia all’economia, dalle finanze al sistema sanitario, alla polizia. Fino alla scrittura di una nuova Costituzione. A uno sguardo meno filantropico, la nuova Agenzia appare come un’autonominata Troika informale (tra l’altro il Fondo monetario internazionale già è presente nel paese e presterà almeno 20 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni). Questa Troika informale è a evidente trazione franco-tedesca, con il carburante fornito da alcuni oligarchi di Kiev, desiderosi di concertare con i referenti di oggi l’impalcatura della nuova Ucraina.
Il gruppo è politicamente trasversale e carico di medaglie al valore. Il nome più noto, dal punto di vista politico, è quello di Peer Steinbrück, l’ex ministro delle Finanze che nel 2013, alla guida dell’Spd, sfidò Angela Merkel per la Cancelleria. Con lui una serie di volti conosciuti in Germania: l’ex commissario Ue all’Allargamento, Günter Verheugen; il presidente del gruppo tedesco-ucraino al Bundestag, Karl-Georg Wellmann; l’ex ministro alla Difesa ai tempi di Kohl, Rupert Scholz; l’imprenditore con solidi contatti in Ucraina Udo Brockhausen. Poi ci sono i francesi: il filosofo Bernard-Henri Lévy, indefesso fustigatore di Putin sui giornali internazionali e affabulatore del gruppo, affiancato dall’ex ministro degli Esteri Bernard Kouchner e dall’ex presidente degli industriali d’oltralpe Laurence Parisot. Si aggiungono una manciata di vecchie glorie della politica britannica (Peter Mandelson, Richard Spring, Kenneth Macdonald), una spruzzata di esperti dai paesi dell’ex Europa dell’est, l’ex premier polacco Wlodzimierz Cimoszewicz e infine, alla guida, un austriaco: Michael Spindelegger, già ministro degli Esteri e delle Finanze. Non compaiono nomi italiani.
Il bilancio della neonata Agenzia per la modernizzazione dell’Ucraina, di cui non si conosce l’ammontare, è assicurato da un triumvirato di nomi chiacchierati: Rinat Akhmetov, deus ex machina di Donetsk; Viktor Pinchuk, il re della metallurgia di Dnipropetrovsk; e soprattutto Dmytro Firtash, il miliardario del gas fuggito dall’Ucraina inseguito da un ordine di cattura spiccato dagli Stati Uniti per sospetta corruzione e arrestato proprio a Vienna lo scorso anno. Ottenuti gli arresti domiciliari grazie a una cauzione record di 125 milioni di dollari, Firtash è in attesa di una decisione sulla sua estradizione in America. Al di là di vicende giudiziarie e questioni morali, il problema posto dalla presenza dei tre oligarchi è squisitamente politico: l’accusa è di aver contribuito in maniera determinante a costruire proprio quel modello di Ucraina che gli uomini dell’Agenzia dovrebbero adesso riformare.
[**Video_box_2**]Steinbrück e i suoi non sembrano preoccuparsene troppo. Impossibile mettere mano al paese senza tener conto dei poteri esistenti, hanno dichiarato all’unisono dal palco di Palais Ferstel, pescando a mani basse da un realismo che dovrebbe far rizzare i capelli agli infuocati francesi Lévy e Kouchner. Il gruppo appare infatti quantomeno poco omogeneo. Mentre il filosofo Lévy incantava la platea con l’elogio della cultura e dell’indipendenza ucraina, il politico Steinbrück affidava all’edizione online della Wirtschafts Woche la certezza che “senza il coinvolgimento della Russia sarà impossibile giungere a una stabilizzazione dell’Ucraina”. I francesi e i tedeschi che animano l’Agenzia sembrano avere idee molto differenti, in qualche caso opposte. Senza contare che il governo di Kiev si è già detto sorpreso per non essere stato coinvolto dall’Agenzia.
Da Berlino non è giunto alcun commento ufficiale ma la presenza di Steinbrück autorizza a credere che questa forma di intervento soft non sia per nulla sgradita. Tanto più che Germania e Francia sembrerebbero ritagliarsi una fetta importante del business in Ucraina a margine della loro azione diplomatica. Secondo la Deutsche Wirtschafts Nachrichten, un codicillo degli accordi di Minsk autorizza l’intervento dei due paesi nel settore bancario ucraino, attraverso l’invio di esperti tecnici per la ristrutturazione del settore bancario nelle aree colpite dalla guerra.
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