Alfredo D’Attorre

Bersaniano di ferro contro le lenzuolate di intercettazioni sul Cav.

Stefano Di Michele

“Sui comportamenti di Berlusconi credo che non ci sia molto da aggiungere, ma penso che siano in molti a provare imbarazzo per un’attenzione pruriginosa che si determina intorno alla vicenda”. Parola di Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza del Pd.

Roma. “Sui comportamenti di Berlusconi credo che non ci sia molto da aggiungere, ma penso che siano in molti a provare imbarazzo per un’attenzione pruriginosa che si determina intorno alla vicenda”. Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza del Pd, “bersaniano di ferro”, come si dice, membro della commissione Affari costituzionali, ha sfogliato i giornali, letto quello che milioni di altre persone hanno letto (o ascoltato): le intercettazioni tra l’ex premier e il fatale “Gianpi”. Scuote la testa di fronte alle abitudini berlusconiane, D’Attorre, e scuote la testa di fronte alle paginate di intercettazioni senza rilevanza penale. “Da un lato, penso sia necessario respingere ogni tentativo di limitare le intercettazioni, essenziali per il perseguimento di molti reati. Dall’altro, credo sia opportuno introdurre norme che consentano di separare, al momento del deposito delle intercettazioni, gli aspetti che hanno diretta attinenza con atti penalmente rilevanti, da quelli che non ne hanno alcuna”. E questo come si fa? “Potrebbe esserci un’udienza filtro in cui si compie la selezione. Così si evita il deposito, quindi la possibilità che divengano pubblici, di elementi di conversazione privata che non hanno nessuna diretta incidenza ai fini dell’individuazione di atti penalmente rilevanti”.

 

Quello della giustizia, del resto, è un tema – un altro – che agita il confronto dentro il Pd. Nei giorni scorsi, dopo la vittoria di De Luca alle primarie in Campania, si è riaccesa la polemica intorno alla legge Severino. Dice D’Attorre: “Un conto è un ripensamento da fare a bocce ferme di aspetti che obiettivamente meritano una riflessione, anche perché sono già stati oggetto di interventi del Tar, come nel caso di De Magistris, e come potrebbe avvenire per De Luca, e che potrebbero essere portati all’attenzione della Corte costituzionale, un conto è un intervento che in questa fase, come ha giustamente riconosciuto il ministro Orlando, potrebbe apparire ad personam”. Il ministro Boschi ha invitato il Parlamento ad affrontare la questione. “Devo dire che mi ha sorpreso che il ministro scopra la centralità del Parlamento sulla legge Severino, quando questa centralità è stata disconosciuta in maniera plateale su materie che sarebbero state molto più attinenti all’iniziativa del Parlamento, come la riforma costituzionale e quella elettorale”. Pure De Luca vorrebbe un intervento immediato. “Non mi pare che l’abbia richiesto neppure lui. E comunque, non può essere questa la strada per risolvere un problema che è tutto di natura politica, che attiene al modo piuttosto approssimativo in cui il partito ha gestito la vicenda delle primarie in Campania”. Insomma, un po’ di accortezza in più… “Beh, visto che c’era questo problema, si sarebbe dovuti intervenire prima con gli strumenti della politica. Evidentemente si è pensato di cavarsela prima evitando di fare le primarie, poi forse dando per scontato un esito diverso”.

 

[**Video_box_2**]Ci sono questioni anche rispetto alla più complessiva riforma della giustizia su cui sta lavorando il ministro Orlando. “Penso che da un lato noi dobbiamo sicuramente riaffermare il profilo garantista della sinistra di governo, dall’altro questo si può credibilmente fare solo se si procede con più decisione nel contrasto ai fenomeni di corruzione e di evasione fiscale”. Poco si fa, a suo parere? “Un po’ per effetto della maggioranza composita che sostiene il governo, un po’ per effetto del patto del Nazareno, finora non si è percepito quel ritmo di cui spesso Renzi parla. Su queste materie il governo della velocità è poco rock e abbastanza lento. Bene i provvedimenti che Orlando è riuscito a portare a casa sulla giustizia civile, ma a distanza di un anno,   su materie come l’allungamento dei termini di prescrizione per i reati di corruzione, la reintroduzione del reato di falso in bilancio, e su misure davvero incisive contro l’evasione fiscale, si segnala obiettivamente un ritardo. E qualche incertezza di troppo, come la vicenda della soglia del 3 per cento nel decreto fiscale”. Per D’Attorre, “il ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi non è l’articolo 18, già prima del Jobs Act avevamo un mercato del lavoro più flessibile rispetto a quello di altri paesi europei. L’anomalia è legata alla difficoltà di perseguire e condannare in via definitiva i reati dei cosiddetti colletti bianchi, i reati che distorcono in maniera grave la concorrenza economica. Abbiamo le carceri ancora piene, ma i condannati per corruzione ed evasione fiscale sono in numero ridottissimo rispetto ad altri paesi, Germania in testa”.