Biondo era e bello e di gentile aspetto: la memoria vagante di Fernando Alonso
"Mi chiamo Giuliano Ferrara, ballo sulle punte e il mio sogno è fondare un piccolo quotidiano”. Quale delizia, nella parziale e recuperabile disgrazia di un minuscolo ma allarmante incidente cerebrale.
"Mi chiamo Giuliano Ferrara, ballo sulle punte e il mio sogno è fondare un piccolo quotidiano”. Fernando Alonso ha 33 anni, uno in più del nuovo direttore del Foglio, che va molto più forte della McLaren. Quotidiani spagnoli e tedeschi hanno raccontato la sua avventura cervantina e borgesiana, la perdita provvisoria di memoria, la retrodatazione all’infanzia o adolescenza. Una scossa elettrica, o chissà che cosa d’altro durante le prove tecniche a Montmeló, e quel giovanotto con la faccia simpatica e chisciottesca ha preso a tutta velocità una curva di memoria stretta stretta verso il passato, e ora che il passato è passato possiamo anche dire: beato lui. “Mi chiamo Fernando Alonso, corro sui kart e il mio sogno è arrivare in Formula Uno”. Che frase magica e magnifica gli è uscita di bocca. Per una settimana il famoso scherzo della memoria gli ha retrodatato la vita al 1995, quando aveva quattordici anni, correva sui kart eccetera.
Quale delizia, nella parziale e recuperabile disgrazia di un minuscolo ma allarmante incidente cerebrale. Incidente cerebrale: termine arido per definire l’avventura della vita di un carattere bonario, fresco, innestato su di un giovanotto con la felpa color fucsia che ora parla in camera e spiega al pubblico, in un inglese perfettamente latino, come si è rimesso in sesto e quanto ha voglia di ricominciare a correre. Sorridente, rassicurante eppure misterioso come la memoria: è lui e non è più lui, è vissuto per una settimana in più di ciascuno di noi nella condizione dei suoi quattordici anni. In bocca al lupo, dunque.
Proviamo noi, provate voi a retrodatarvi per una settimana di vacanza mentale. Entriamo nel labirinto delle nostre vite banali e giochiamo con la memoria cerebrale che si fa gioco del nostro attaccamento alla realtà per una scossa elettrica piccina, pare, penetrata da un forellino ancora non trovato o per qualcosa d’altro ancora ignoto. Qui sono gli enigmi della nostra percezione del sé, dell’affidamento al tempo fluente, del sottobosco mentale che non conosciamo o conosciamo fin troppo bene, e in modo particolareggiato; qui sono passioni, idiozie, grandezze e miserie della storia che ci raccontiamo e che ci è raccontata. Speriamo che qualcuno ricordi ad Alonso lo stato febbricitante che spinge l’ingegnoso hidalgo della Mancha alle sue nobili escursioni cavalleresche, l’umore babelico e noir della spiritualità borgesiana che viene da San Paolo (videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad faciem). Perché ora ci conosciamo in modo imperfetto, spiegava l’Apostolo, ma domani ci conosceremo come siamo conosciuti, cioè in Dio.
[**Video_box_2**]Decisamente rubricherei questo capitoletto apparentemente insulso del positivismo clinico, questa parziale amnesia che darà da pensare e da mangiare a tanti farmacisti flaubertiani figli del progresso, a tanti M. Homais, nel registro dei sogni filosofici e teologici dell’umanità antica e moderna. S’io fosse Papa, farei ardere una predica in Santa Marta del fuoco di memoria di un pilota pilotato dal fulmine della riedizione imperfetta di una vita nova, cioè della memoria com’è, senza aggettivi. Un mondo parecchio confuso (in aenigmate, a voler essere benevoli) dovrebbe essere stimolato, eccitato a vedere in questa esperienza irrealista del presente come passato, con veloce e risanatore ritorno al futuro, una parabola bellissima. You should google it now, dovreste guardare subito il clip con l’espressione angelica di Fernando, reduce da questo incidente di santità, e ditemi se non valga almeno un endecasillabo di una terzina dantesca dal Purgatorio, il che non è poco: biondo era e bello e di gentile aspetto.
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