Il padiglione argentino vuole “alimentare le coscienze” più che gli stomaci

Maurizio Stefanini
Dopo Panama, nemici tiepidi e alleati aggressivi. Il ministro plenipotenziario dell’Ambasciata argentina in Italia, Carlos Cherniak, ha annunciato pochi giorni fa un programma battagliero per la manifestazione meneghina.

Roma. C’è chi va a Milano a presentare i suoi prodotti, e c’è chi va per trasformare il padiglione dell’Expò in una tribuna di lotta contro un ordine mondiale dominato dalla “finanza speculativa” e dalla “deformazione mediatica”. Ed è notevole che nei giorni successivi al grande incontro di Panama, dove al Summit delle Americhe il presidente americano Barack Obama e quello cubano Raúl Castro si sono incontrati e hanno fatto la storia, e le vecchie inimicizie si sono intiepidite, siano gli alleati storici a lanciare le bordate più pesanti.

 

Il ministro plenipotenziario dell’Ambasciata argentina in Italia, Carlos Cherniak, ha annunciato pochi giorni fa un programma battagliero per l’Expo di Milano in un evento organizzato dall’osservatorio Mediatrends per presentare “il ruolo dei paesi latinoamericani a Expo Milano 2015”. Con lui c’erano anche l’ambasciatore del Cile Fernando Ayala, e rappresentanti delle ambasciate di Colombia, Ecuador e Venezuela.

 

Tutti hanno detto che ormai l’America Latina non esporta più solo materie prime, ma è capace anche di creare know-how. Il rappresentante del Venezuela, paese alle prese per esempio con una grave carenza di carta igienica, ha declamato l’esportazione di “cacao biologico”, “grazie a un progetto con le comunità afro-venezuelane della costa”. Facile la battuta di una connazionale giornalista, che ha ricordato come nel frattempo l’import alimentare sia passato dal 30 per cento dell’inizio dell’èra chavista al 70 per cento attuale.

 

L’argentino Cherniak è stato il più magniloquente: “Alimentiamo il nostro popolo, alimentiamo il mondo”, ha detto, e poi è passato ad annunciare di voler pure “alimentare la conoscenza e alimentare il dibattito”, appunto mettendo a disposizione il padiglione argentino per iniziative che si annunciano fortemente polemiche. Vorrà dire che al visitatore invece di succulenti bifes e churrascos, saporite empanadas e dulches de leche o stimolante mate verranno propinati il film su Néstor Kirchner, libelli sulle Malvinas o seminari sulla “década ganada” della famiglia Kirchner?

 

[**Video_box_2**]L’alimentazione delle coscienze di di Cherniak passa anche per i vecchi tic latinoamericani, e così sia lui sia il cileno Ayala si trovano a ribadire una vecchia accusa ai paesi “ricchi” di ostacolare i negoziati del Wto per meschinerie protezioniste a favore di settori non efficienti. Insomma, sembra che al padiglione argentino la parola “neo-liberalismo” sarà ancora pronunciata col tono di una parolaccia. Ma quando si tratta delle esportazioni argentine, Cherniak è più liberista di Einaudi, e arriva a proporre un paio di iniziative per presentare in Puglia e Sicilia il sistema dell’“agricoltura di precisione” argentino.

 

In Argentina è appena cominciata la campagna elettorale. E Cristina Kirchner sta cercando di sostenere le incerte sorti del suo blocco politico rilanciando l’offensiva a tutti i livelli. A Panama si è mostrata una delle più antiamericane, nel momento in cui Raúl Castro dice invece che bisogna sostenere Obama; e all’Expo come se fosse Porto Alegre.

Di più su questi argomenti: