A New York la riqualificazione urbanistica passa per la "gentrificazione hipster"
Roma. “Fate entrare gli hipster”, titolava l’Economist qualche tempo fa. L’Effetto-gentrificazione sull’economia è così finalmente comprovato: le città cambiano in meglio, le quotazioni immobiliari salgono, angoli delle città smandrappati vengono ripuliti. Gli hipster (cioè i venti-trentenni con professioni creative e pantaloni col risvoltino e barbe) sanno come riqualificare le città molto meglio di commissioni edilizie. E quando in quartieri un tempo malfamati vengono aperti baretti con birre artigianali e Moscow Mule, si "mettono sotto pressione le scuole, la polizia, la stessa città", dice un esperto della Brooking Institution al settimanale. "Così i prezzi immobiliari salgono, gli affitti pure, ciò genera più gettito per le tasse locali, che migliorano i servizi per i cittadini". "Il problema vero non è la gentrificazione, è che ce n’è troppo poca", dice un altro think tank citato dall’Economist. E per gentrificazione si intende naturalmente quel processo per cui, per dirla con il critico culinario del Sunday Times Magazine, "una zona degradata, patria di spacciatori, prima attrae studenti squattrinati attirati dalla droga e dal prezzo basso degli affitti, che poi rimangono lì dopo gli studi e aprono bar e gallerie; che attraggono artisti, che attraggono mogli di uomini ricchi che sperano di fare sesso con gli artisti; poi arrivano i loro mariti, che vogliono comprare le case degli artisti per cacciarli via, poi arrivano giovani coppie ricche che non possono credere che i prezzi siano così bassi, e poi arriva la middle class che vuole una casa grande ma non può permettersela altrove".
L’epicentro mondiale del fenomeno è naturalmente Brooklyn, il quartiere a sudest di Manhattan a più alta concentrazione di dischi di vinile e bici a scatto fisso, e Williamsburg, oggi una specie di parco a tema, di iper-Pigneto globale dove da decenni sono arrivati i nuovi ricchi. Portando Starbucks ma anche The Edge, mega-condominio modernissimo che rappresenta il male per gli abitanti più ortodossi: il palazzo ha avuto anche il suo quarto d’ora di celebrità in un episodio di Girls, la serie scritta e diretta da Lena Dunham (icona giovanile, residente), in cui le amiche Jessa e Marnie vengono abbordate in un bar per una improbabile orgia da uno sfigatone startupper che ha fatto i soldi e che li vuole mostrare col suo attico prestigioso, proponendo un’orgia a tre che però finisce malissimo quando viene rovesciato del vino sul suo prezioso tappeto.
Un segnale preciso: e adesso infatti gli hipster si stanno spostando. E conviene andargli dietro: si rischia di fare ottimi investimenti. Secondo Andrea Pedicini, giovane immobiliarista che vive e lavora a New York trattando soprattutto patrimoni di connazionali, gli italiani non considerano mai Brooklyn come quartiere in cui investire, preferendo classiche destinazioni come l’Upper West Side. Sbagliando, perché il quartiere gentrificato potrebbe riservare grandi rendimenti anche in futuro. Magari evitando proprio Williamsburg, che ormai ha quotazioni superiori a molte zone di Manhattan: nell’intera Brooklyn negli ultimi anni sono stati fatti investimenti per 6 miliardi di dollari e ne sono previsti altri 4 nei prossimi due anni, dice al Foglio Pedicini, che gestisce un portafoglio di immobili per circa 100 milioni di dollari, per il gruppo Capital Realty Investors.
[**Video_box_2**]Per l’immobiliarista, il quartiere su cui puntare adesso è quello, un po’ più a est, di Bushwick. "Potenzialmente è la nuova Williamsburg. Certo non ha il waterfront, né la vista sul mare. Però qui i prezzi sono infinitamente più bassi, meno di 5 mila dollari al metro quadro contro i 7 di Williamsburg (in media, perché per building super lussuosi come il vituperato The Edge, si arriva anche a 15 mila)", dice Pedicini. "E a Bushwick, quartiere un tempo malfamato, avamposto della comunità ispanica, con un tasso di povertà del 75 per cento, i prezzi sono saliti già del 35 per cento nell’ultimo anno, contro ‘solo’ l’8,5 per cento di Williamsburg". Nel frattempo, il tasso di reati è sceso dal 36 al 24 per cento. Dietro c’è sempre lei: la mano invisibile dei gentrificatori. Conviene seguirla.
Il Foglio sportivo - in corpore sano