Io sto col Puzzone

Stefano Di Michele
Se a salutare e a passare con Matteo non è qualche tormentato deputatino, va a sapere se votato alla Causa o al companatico, ma il sacrale compagno Bobo da Scandicci, allora la partita è proprio chiusa.

Si può perdere pure Boccia, si può smarrire Damiano, si può persino assistere a ciglio asciutto al defilarsi della comp. on. De Micheli – fino all’altro giorno a presidio, adesso a soccorso (di Renzi, ormai detto l’Innominabile). Pazienza – c’è pur sempre a consolazione il compagno di Livorno che con la tessera “mi ci pulisco il c…”, e giù la stessa per lo scarico del cesso, via Facebook. Militanza situazionista, si potrebbe dire. Però – e soprattutto Bersani sa, Bersani capisce, Bersani comprende – se a salutare e a passare con Matteo non è qualche tormentato deputatino, va a sapere se votato alla Causa o al companatico, ma il sacrale compagno Bobo da Scandicci, allora la partita è proprio chiusa. E’ dal ’79 che Bobo parla e s’infervora e si commuove e porta la bandiera (rossa, una volta), va in corteo e va in sezione, e un po’ capisce e un po’ non capisce, un po’ si adegua e un po’ subisce, compagno da gnocco fritto e piadina e pagnottella con salsiccia, mica un fighetto da Leopoldqa o da muesli biologico. Un vero compagno coi controcazzi, come si diceva una volta: di cuore e di fede, di lotta e di tessera. Che ovunque – dall’Unità a Repubblica, dall’Espresso al Corriere, da Panorama a Linus –, con tratto felice, le buone ragioni della Ditta ha sempre difeso: mai un cedimento, un abbattimento, un arretramento. Se c’era un bersaniano ad honorem – uno capace di comprendere tutta la bellazza estetica di Bettola e neanche per una volta nella sua vita cazzone da tuìt, uno che legge ancora Vasco Pratolini piuttosto che Alessandro Baricco – quello era Bobo: il compagno su cui puoi sempre contare, se ci sono manifesti da attaccare, se c’è il direttivo di sezione da convocare, se c’è il palco della festa dell’Unità da smontare. Bobo c’è. O forse, meglio: Bobo c’era. Perché ieri Sergio Staino, il suo “babbo” putativo che con matite e colori ne ha fatto un’icona per tutti quelli che hanno compiuto la lunga marcia da Botteghe Oscure al Nazareno, ha annunciato che, grazie compagni resistenti, ma io sto col Puzzone 2.0.

 

“La base è con Renzi, e anch’io” – ché la base è sempre la base, e la base ha sempre ragione. Ha spiegato Staino/Bobo: “Come si può permettere che persone come Bersani e D’Alema, che ci hanno portato in questo vicolo cieco, che hanno favorito l’ascesa di Renzi e che si dovrebbero ritirare, rovinino il lavoro del governo per il loro tornaconto?”. Un colpo al cuore, questo, peggio che se al festival di Piacenza invece del culatello arrivasse il Filet-O-Fish. E’ il sipario definitivo, quello di Bobo. Uno, se è vero uomo, può pure restare in orgogliosa solitudine con Pippo e Stefano Fassina, affrontare con animo forte i prossimi week end densi di dibattiti e confronti con la Bindi e D’Attorre, ma sempre e solo se quella solitudine (minoranza della minoranza, l’atomo scomposto: praticamente come quello che negli spot faceva la parte di Jo Condor, che andava per suonare e finiva sempre suonato) ha ancora un rapporto con la memoria. Bobo, semplicemente, era la memoria (con la Bibi e Ilaria e Michele e il compagno ortodosso Molotov) e gli ultimi faticosi decenni del Pci/Pds/Ds/Pd. Uno lo avrebbe potuto immaginare dappertutto, ma con Renzi mai, e invece all’improvviso pure lui si è messo a tuìttare: #pierlugistaisereno.

 

[**Video_box_2**]Cresciuto nel mito della base, sorta di intellettuale collettivo, totem insindacabile, alla saggezza della base Bobo si (ri)consegna: se quella sta con Renzi, lui sta con la base, ché la base mica sbaglia mai. In una vignetta, a Molotov che gli chiede: “Cosa si può criticare di questi provvedimenti di Renzi?”, risponde allargando le braccia: “Tieniti forte, Molotov. Quasi nulla”. Essendo un tipico comunista italiano – per dire: Pippo Civati non lo è – Bobo è soprattutto un fatale realista. E la realtà sempre fotte la fantasia. Quella di Staino/Bobo è la più fenomenale conquista fatta da Renzi: altro che Verdini o Nico Stumpo. Il compagno dell’amatissimo “Tango” – ché ogni ex comunista ancora ne piange e ne ride – ha suonato la fine delle danze della memoria, “la musica è finita, i compagni se ne vanno…”. E saluta con un’altra vignetta: D’Alema e Bersani che, come Saturno, si pappano Cuperlo e Speranza. “Compagni dell’Eataly e dalla Fca di Detroit / prendete la falce, portate il martello…”.

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