Il primo matrimonio gay celebrato in Scozia lo scorso dicembre (foto LaPresse)

Più sani e più belli con il matrimonio, a patto che sia omosessuale

Nicoletta Tiliacos
Niente è meglio del matrimonio, e nulla è più propizio alla salute e all’equilibrio di un individuo dell’istituto che garantisce (o almeno promette) stabilità e durata a una relazione. Il Pontificio consiglio per la famiglia? No, il New England Journal of Medicine.

Roma. Niente è meglio del matrimonio, e nulla è più propizio alla salute e all’equilibrio di un individuo dell’istituto che garantisce (o almeno promette) stabilità e durata a una relazione. Il Pontificio consiglio per la famiglia? No, il New England Journal of Medicine, cioè una delle più importanti pubblicazioni mediche del mondo, a proposito del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Già nell’aprile dello scorso anno, un articolo della rivista americana (intitolato: “Matrimonio omosessuale, la ricetta per una salute migliore”) riportava i risultati di una ricerca dell’Institute of Medicine on the health of Lgbt.

 

Vi si diceva, con piglio piuttosto lapalissiano, che la possibilità di accedere alle assicurazioni sanitarie riservate ai coniugi era una grande opportunità per la salute degli omosessuali, e si citavano dati confortanti di minor ricorso a visite psicologiche e psichiatriche, da parte dei medesimi, in quegli stati dove il matrimonio gay era già legge e quindi meno oneroso era il disagio legato a una sensazione di irregolarità.

 


Repetita iuvant. E ora, nel numero del NEJM del 22 aprile scorso, a chiamare alla lotta contro gli ultimi quattro stati americani che non riconoscono il same-sex marriage è lo staff che dirige la rivista, mentre la Corte suprema entro giugno dovrà decidere se quel non riconoscimento è legittimo. Il senso dell’editoriale firmato da Edward W. Campion, Stephen Morrissey e Jeffrey M. Drazen è che il matrimonio è una fantastica e meritoria istituzione, e che va cancellata l’idea che esso debba necessariamente riguardare persone di sesso diverso, anche per emendare secoli di ostracismo da parte della categoria dei medici verso gli omosessuali. E’ la salute che lo vuole, la pubblica igiene e il diritto al benessere: “Noi crediamo che la Corte debba risolvere questo conflitto – si legge nell’editoriale del NEJM – nel senso del pieno riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutti gli Stati Uniti”. Una questione di giustizia, dicono gli autori, ma soprattutto “una misura che promuove la salute”. E si lanciano nelle sperticate lodi di un’istituzione che, “come sappiamo, incentiva la salute, riduce il rischio di alcune malattie, promuove famiglie sane. Tutti i professionisti della salute sanno che quasi sempre, nei casi di malattia cronica e grave, la cura riguarda in parte la famiglia. E quando le cose si fanno davvero difficili, e quando vanno prese decisioni di vita o di morte, i medici sanno che parlare con il partner di un paziente non è giuridicamente la stessa cosa che farlo con il coniuge”. E poi ci sono i bambini, “e la salute di quei bambini esige che i loro genitori abbiano la protezione e i pieni diritti del matrimonio”.

 

Della salute psicofisica di quei bambini, si potrebbe obiettare agli editorialisti del NEJM, non ci si ricorda affatto quando si decide che non avranno mai diritto a sapere chi è il loro padre o la loro madre (anche questa è la “genitorialità” gay). Ma per una volta dobbiamo ammettere che l’elogio del matrimonio in nome della salute pubblica (purché same-sex) è un genere letterario di cui non ci si aspettava di trovare un così convinto e scientifico esempio. Anche perché il NEJM non si è sentito altrettanto sollecitato dai dati disastrosi sui figli di single in America, soprattutto nella popolazione afroamericana, né ha mai prodotto in precedenza un’analoga apologia del vincolo matrimoniale. Da inserire, a questo punto, tra le prestazioni sanitarie obbligatorie.

Di più su questi argomenti: