La curiosa parabola di Laudato si'
Roma. “Sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. Si può dire in nota, a piè di pagina, ‘su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…’, dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura”. Così rispondeva Papa Francesco, meno di un anno fa, a chi gli chiedeva del contenuto dell’enciclica che verrà pubblicata giovedì ma di cui online già circola una bozza non definitiva da lunedì sera. Parole simili a quelle del cancelliere dell’Accademia Pontificia delle Scienze sociali, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, che commentando la fine della stesura del documento, qualche settimana fa, parlava di “argomenti specificamente scientifici che naturalmente l’Enciclica non potrà dare perché ha uno stile pastorale”.
A leggere le bozze, ma soprattutto quello che siti e quotidiani di tutto il mondo hanno subito sottolineato, però qualcosa non torna. Qui non si discute di Genesi, salmi e antropocentrismo moderno (lo faranno altri su queste pagine) ma ci si permetta un po’ di sorpresa nel leggere come – nonostante le assicurazioni citate – il testo scenda in particolari molto tecnici, e abbracci la tesi del riscaldamento globale incontrollato e causato dall’uomo, e tragga conclusioni che neppure i climatologi dell’Onu hanno tratto (un esempio su tutti: è difficile non mettere in relazione tale riscaldamento globale “con l’aumento degli eventi meteorologici estremi”, si legge). In poche righe dà per concluso ogni dibattito o quasi sulle cause dei cambiamenti climatici: è colpa dell’uomo, e delle emissioni di gas serra da lui prodotte. Anche le conseguenze sono già definitive: il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio, farà estinguere parte della biodiversità del pianeta, scioglierà i ghiacciai provocando la fuoriuscita di gas metano, cancellerà le foreste tropicali e distruggerà gli oceani. C’è molto del vescovo sudamericano che Bergoglio è stato, e che ha visto i danni causati da alcune multinazionali nel suo paese: il nemico dichiarato di queste prime pagine è l’alleanza tra tecnologia e finanza che ha prodotto in questi anni un’illusoria idea di progresso (e il fatto che mai un’enciclica sia stata così avversata prima di uscire lo conferma).
[**Video_box_2**]Un nemico che domina il mondo più della politica, la quale anzi deve e può trovare strade alternative per pensare a un modo diverso di produrre e consumare, affinché i poveri dei paesi poveri non siano più danneggiati. Per fare tutto ciò però sposa la tesi del global warming causato dall’uomo, con una presa di posizione netta: Francesco – il quale nelle pagine seguenti non lesina critiche alle posizioni più estremiste di certo ambientalismo e a chi pensa di risolvere i problemi del pianeta controllando le nascite – fa sue le posizioni scientifiche catastrofiste (che, ammonisce, “non si possono più guardare con disprezzo e ironia”), e da quelle parte per invitare gli uomini ad ascoltare il grido della Terra e dei poveri. Naturalmente l’enciclica offre molto di più, ma dal suo incipit appaiono evidenti gli influssi di certo pensiero ecologista così poco “umano”. Difficile che i tanti ambientalisti che in queste ore lo hanno eletto a nuovo idolo approfondiscano origine e ragioni del pensiero ecologico della chiesa di Francesco. A loro basta aver letto nei titoli dei giornali che il Papa è per il taglio delle emissioni.
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