Ivar Giaever durante il suo intervento al “Lindau Nobel Laureates Meeting”, in Germania

"Obama sui cambiamenti climatici ha torto marcio", dice il Nobel (obamiano) per la Fisica Giaever

Luciano Capone
“Scusami mr President, ma hai torto, completamente torto”. Ivar Giaever, premio Nobel per la Fisica nel 1973, ce l’ha con Barack Obama e con le sue posizioni sul riscaldamento globale (o cambiamento climatico).

“Scusami mr President, ma hai torto, completamente torto”. Ivar Giaever, premio Nobel per la Fisica nel 1973, ce l’ha con Barack Obama e con le sue posizioni sul riscaldamento globale (o cambiamento climatico), in particolare con il discorso sullo stato dell’Unione di gennaio in cui Obama diceva che “nessuna sfida rappresenta un rischio maggiore per le future generazioni del cambiamento climatico”. Giaever l’ha definita “un’affermazione ridicola”. Il fisico norvegese non è un’estremista della destra oscurantista, anzi nel 2008 era stato uno dei 70 premi Nobel che aveva pubblicamente appoggiato la corsa del giovane senatore dell’Illinois alla Casa Bianca: “Il paese ha un urgente bisogno di un leader visionario, siamo convinti che Barack Obama sia quel tipo di leader”, c’era scritto in quell’appello. “Obama ha detto che il 2014 è stato l’anno più caldo di sempre. Ma non è vero”, dice dopo sette anni dopo il Nobel, mostrando come negli ultimi vent’anni la temperatura sia rimasta praticamente costante e come negli ultimi 100 anni sia aumentata di meno di un grado.

 

Il palcoscenico del suo discorso, dal titolo “Global warming revisited”, è stato il prestigioso “Lindau Nobel Laureates Meeting”, in Germania, dove si confrontano le più importanti personalità del mondo scientifico e dove è intervenuto anche chi la pensa in maniera opposta come Brian Schmidt, un altro Nobel per la fisica. Giaever afferma di essere rimasto inorridito dal modo in cui si parla del tema: “Il global warming è diventato una nuova religione, non se ne può discutere, è una verità incontrovertibile, è come una Chiesa”. Viene considerato eretico chiunque osi scostarsi dall’allarmismo riguardo all’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione, l’innalzamento dei mari e l’aumento dei fenomeni climatici estremi.

 

E' vero che come diceva un altro Nobel per la Fisica, il danese Niels Bohr, “è difficile fare previsioni, soprattutto per il futuro”, ma quasi tutti gli annunci di catastrofi naturali dovute al riscaldamento globale per colpa dell’uomo sono stati enormemente esagerati. A partire proprio dall’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu) e dall’ex vicepresidente democratico americano e ambientalista pop Al Gore, vincitori nel 2007 del Nobel per la pace per l'impegno nel diffondere la conoscenza sui cambiamenti climatici, che ad esempio avevano previsto per il 2035 lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya, la scomparsa di parte dell’Olanda sotto il livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai artici entro il 2014, tutte cose mai accadute. E questa discrepanza tra le previsioni apocalittiche e ciò ceh poi è realmente accaduto è evidente per gran parte dei modelli climatici che, come ha evidenziato l’ambientalista Bjorn Lomborg, negli ultimi 30 anni hanno sovrastimato l’aumento delle temperature per una percentuale tra il 70 e il 300 per cento. “I fatti ci dicono che negli ultimi 100 anni la temperatura è salita di 0,8 gradi e tutto nel mondo è migliorato – ha detto nel suo discorso Giaever –. Come si fa a dire che tutto sta peggiorando? Viviamo più a lungo, abbiamo una salute migliore e tutto va meglio. Ma se la temperatura sale di altri 0,8 gradi immagino che moriremo tutti”.

 

[**Video_box_2**]“Non riesco a capire perché tutti i governi in Europa siano preoccupati del global warming, dev’essere una questione politica”, ha detto il Nobel norvegese, aggiungendo che il riscaldamento globale è essenzialmente “un non problema”. E quanto agli effetti sui paesi più poveri e in via di sviluppo, ha affermato che il loro più grande problema non è il cambiamento climatico, ma la povertà: “Le persone che attraversano il Mediterraneo non scappano dal global warming, fuggono dalla povertà. Se vogliamo aiutare l’Africa, dobbiamo aiutare le persone a uscire dalla povertà, non cercare di costruire pannelli solari e pale eoliche. Stiamo sprecando soldi con queste cose invece di aiutare le persone. L’energia a basso costo è ciò che ci ha fatto diventare ricchi e ora improvvisamente la gente non ne vuole più”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali