Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

Perché rischia di essere incostituzionale l'addizionale Irpef di Tsipras-Zingaretti

Edoardo Narduzzi
Il populismo fiscale può produrre dei mostri. E’ il caso della giunta del Lazio guidata da Nicola Zingaretti che nella sua ultima manovra di bilancio ha prodotto un assurdo fiscale che cozza contro i dettami stessi della costituzione.

Il populismo fiscale può produrre dei mostri. Un rischio molto elevato quando al governo ci sono politici che mai hanno fatto l’università o buone letture economiche. E’ il caso della giunta del Lazio guidata da Nicola Zingaretti che nella sua ultima manovra di bilancio ha prodotto un assurdo fiscale che cozza contro i dettami stessi della costituzione. Sicuramente Antonio De Viti De Marco e Luigi Einaudi, padri della Scienza delle finanze in Italia, si staranno rivoltando nella tomba visto che il Lazio ha inventato addirittura una Irpef regressiva a parità di reddito con la quale un contribuente paga più del doppio di addizionale rispetto all’altro.

 

Cosa ha combinato Zingaretti? Per risanare il bilancio della sanità regionale, nonostante nel 2014 avesse incassato ben 890 milioni di addizionali fiscali, ha portato l’addizionale Irpef del Lazio all’aliquota del 3,33 per cento. Nel 2015, sopra i 15mila euro di reddito lordo annuo, chi ne guadagna più di 35mila paga questa addizionale mostruosa che peraltro si aggiunge a quella del comune di Roma dello 0,9 per cento. Ma la norma regionale è stata scritta da alchimisti governatori ed è così assurda nella sua attuazione che merita un ricorso alla Consulta. Chi guadagna 34.500 euro lordi annui, infatti, paga una addizionale dell’1,6 per cento per la parte di reddito superiore ai 15mila euro, mentre chi ne guadagna 35.500 paga il 3,33 per cento su tutto il reddito che supera la stessa soglia di 15mila euro. Il risultato è un delirio tributario, perché due persone con analoga capacità contributiva, visto che mille euro lordi annui non modificano la capacità contributiva al netto di non si capisce quali astruse argomentazioni possa aver elaborato la giunta Zingaretti, si trovano tassate in maniera diametralmente opposta: paga 312 euro di addizionale annua il primo e 676,50 euro il secondo.

 

L’incidenza netta dell’addizionale Zingaretti sui mille euro di extra reddito lordo annuo è pari al 31,3 per cento. Peraltro i due redditi ai fini dell’Irpef nazionale ricadono entrambi all’interno dello stesso scaglione, il terzo, quello che va dai 28.001 ai 55.000 euro di reddito lordo annuo, e scontano la stessa aliquota marginale del 38 per cento. Dopo la cura Zingaretti il reddito di 34.500 euro lordi annui paga un’aliquota complessiva del 39,6% e quello di 35.500 un Irpef totale del 41,33 per cento.

 

[**Video_box_2**]In verità la vicenda è ancora più paradossale perché i due redditi scontano la stessa aliquota Irpef nazionale del 27 per cento tra i 15mila ed i 28mila euro e la stessa aliquota Irpef del 38 per cento tra i 28.001 ed i 35mila euro, mentre l’addizionale regionale è retroattiva con aliquota del 3,33 per cento fino ai 15mila euro solo per il reddito più alto, quello leggermente superiore ai 35mila euro annui. Un assurdo che in nessun paese avanzato sarebbe mai capitato. Come sia stata individuata la soglia dei 35mila euro quale soglia significativa di capacità contributiva, sfugge ad ogni possibile razionalità economica. Forse lanciando i dadi oppure raccogliendo i like su Facebook.

 

E’ l’effetto del federalismo straccionesco italiano che ha creato regioni costosissime con capacità di fare modestissima. E’ ovvio che siamo di fronte ad un evidente caso di abuso fiscale del legislatore, perché, a fronte di una analoga capacità contributiva, la norma ha generato una situazione di penalizzazione per chi nel 2015, nel Lazio, guadagnerà 35.001 euro lordi annui che si ritroverà con un reddito netto di alcune centinaia di euro inferiore a chi ne prenderà 34.990. Nessuna logica può giustificare una tale sperequazione, inventata da politici incapaci, che pensano che i redditi annui superiori ai 35mila euro già siano in odore di ricchezza. Ovvio che i giovani più bravi scappino a gambe levate dal Lazio tartassato di Zingaretti.

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