Ada Lucia De Cesaris (foto LaPresse)

La debolezza dell'intransigente vicesindaco di Milano tra (molti) mattoni

Maurizio Crippa
Le dimissioni di De Cesaris e le vere partite del futuro. La linea morbida di Giuliano Pisapia, “oggi ci siamo visti, stiamo ragionando e spero che ci ripensi”, conferma il tentativo di affrontare il caso, politicamente disastroso, in modo soft.

Milano. La versione ufficiosa, accreditata dalle stanze di Palazzo Marino, è che Ada Lucia De Cesaris, avvocato e ambientalista “in prestito” dalla società civile, assessore all’Urbanistica e vicesindaco del comune di Milano, abbia avuto uno dei suoi famosi scatti di nervi (“avrà minacciato di dimettersi cento volte”), ma questa volta sia arrivata lunga di frenata, oltre il limite invalicabile del non ritorno. La linea morbida di Giuliano Pisapia, “oggi ci siamo visti, stiamo ragionando e spero che ci ripensi”, conferma il tentativo di affrontare il caso, politicamente disastroso, in modo soft. Però la vice di Pisapia, per molti il braccio operativo, si è dimessa non per una botta di caldo, ma “dopo approfondite riflessioni sugli ultimi mesi di lavoro, che hanno messo in evidenza difficoltà non più sormontabili nella prosecuzione della mia attività amministrativa” ed essendo venuto meno “il rapporto di fiducia con una parte della maggioranza in Consiglio comunale”. Le realtà politicamente difficili, tutt’altro che caratteriali, sono due. La prima è tutta politica. La rinuncia di Pisapia al secondo mandato ha tagliato l’erba sotto i piedi a De Cesaris, che difficilmente avrà la forza di correre alle primarie per la poltrona di sindaco (contro candidati renziani? Contro Umberto Ambrosoli?), né è plausibile possa conservare lo stesso ruolo pesante in una futura giunta di sinistra. Il vicesindaco l’ha presa male, lo scontro con una parte della maggioranza è palese, il lavoro della giunta rischia di incespicare sui conti elettoralistici.

 

La seconda questione è più interessante da decifrare, perché coinvolge il presente della giunta arancione e più ancora il futuro di Milano. Avvocato amministrativista, (scuola Sabino Cassese, già membro di direzione della Rivista giuridica dell’ambiente), esperta in valutazione di impatti ambientali, De Cesaris in passato si è occupata professionalmente a Milano di questioni legate a grandi progetti di riqualificazione territoriale. E si è trovata in questi mesi a gestire – da assessore all’Urbanistica e vicesindaco – alcuni dossier particolarmente spinosi e di monumentale rilevanza economica. Partite in cui il suo credo ambientalista e la gestione degli investimenti non sempre hanno trovato armonia. Era stata tra le voci più critiche sulla prospettiva del finanziamento della quinta linea metropolitana (“2,2 miliardi di euro nei prossimi cinque lustri?”). La scorsa settimana ha esternato contro l’accordo tra Fiera Milano e il Milan per la costruzione del nuovo stadio al Portello (“la decisione di Fiera non significa che l’opera verrà realizzata”), e non aveva gradito l’appoggio entusiasta al progetto di alcuni esponenti del Pd. Facendo in questo caso forza, va detto, sulle sue competenze in fatto di impatti e bonifiche ambientali. L’ultima goccia è di lunedì scorso, 13 luglio: a nome della giunta De Cesari aveva espresso parere sfavorevole a un piccolo intervento nel parco del quartiere Santa Giulia, ma la sua maggioranza aveva votato sì a un emendamento di Forza Italia. Prima c’era stata la débacle sull’accordo tra il comune e i costruttori Cabassi per chiudere il contenzioso sull’immobile occupato dal Leonka: un accordo voluto da Pisapia, messo a punto da De Cesaris e finito su un binario morto per colpa dell’opposizione (al grido di “affaristi”) di una parte del Pd e di una parte di Sel. Brutto smacco. Qualche mese fa, De Cesaris aveva invece incassato dal Tar la conferma di una decisione del comune che bloccava il progetto del Centro europeo di ricerca biomedica di Umberto Veronesi su un’area Ligresti. Poche settimane fa, però, un’altro rovescio: il Tar ha accolto la richiesta di stop ai lavori, promossa da comitati civici, di un grande complesso edilizio su un’area ex Enel al Monumentale, per la cui realizzazione De Cesaris si era molto spesa.

 

[**Video_box_2**]Piccoli e grandi episodi del domino urbanistico-immobiliare che si sta giocando a Milano. In cui figurano altre tessere difficili: come l’accordo tra comune e Ferrovie dello stato per la vendita-riqualificazione di alcuni importanti scali ferroviari (un milione e 200 mila metri quadrati di aree dismesse). Palazzo Marino chiede che le plusvalenze derivanti dalla vendita siano destinate a opere pubbliche, Fs non ci sta. Tra qualche mese, poi, si inizierà a giocare la partita più importante di tutte, per il comune: che farsene dell’area dell’Expo. Sono le scelte su cui si giocherà nei prossimi anni il rilancio economico di Milano. Troppo grandi, per una giunta a un anno dallo scioglimento e per un assessore all’Urbanistica che professa una visione dei problemi lontana da quella degli investitori, ma anche da quella di una parte del Pd che sullo sviluppo della città ha altre idee. Il vicesindaco ambientalista, politicamente indebolita e in rotta di collisione con mezza maggioranza, ha preferito mollare. Il problema più grave è che la giunta Pisapia ha tra le mani dossier che non sa e non può gestire, ma che sono essenziali per il futuro di Milano.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"