Fisco music, il premier condannato a stupire e punto-Crocetta
Ci piace assai questa musica d’estate che annuncia tre anni di riduzione di tasse. 9 al premier e 8 al ministro Padoan solo perché non è lui a guidare la locomotiva. Che accentuando e ampliando la manovra già iniziata l’anno scorso il governo abbia decisamente imboccato la strada giusta lo si capisce anzitutto dalle reazioni degli oppositori, esterni e interni. Infantile quella di Salvini, che fa il ganascia e continua a vendere promesse irrealizzabili tipo flat-tax (voto 5). Senile-ossessiva quella di Grillo e dei 5 stelle per i quali ogni problema si risolve con il reddito di cittadinanza (4). Isterica, comprensibilmente, quella di Brunetta (voto 4) e della già Forza Italia mutante in Casa della speranza, per inciso un nome un po’ più vispo no? (voto 3 ). Impolitica, al limite dell’autolesionismo quella di Bersani: secondo lui ci sarebbero due modi di ridurre le tasse, uno di destra e uno di centro sinistra, sarà pure vero ma di questi tempi è come spararsi alle palle con una sparachiodi (voto 3). Infine pavloviana e siberiana quella di Landini: se ci sono risorse che le si impieghi in un piano per il lavoro, 2 secco. Ma è da 7 a 8 il Landini in bella cravatta rossa e sorridente che giovedì ha firmato con la ministra dell’Industria Guidi e la Whirlpool un buon contratto per i lavoratori.
DETTO STRAFATTO
Per via del caldo e sotto evidente influenza dell’imminente legalizzazione della cannabis, mi son detto perché solo 45 miliardi in tre anni? E’ la prima manovra interamente non emergenziale: non si potevano muovere aggregati molto più grandi, al tempo stesso riducendo e riqualificando la spesa pubblica, abbassando la pressione fiscale e semplificandone drasticamente il corpus normativo, e riducendo magari un po’ di quel debito sovrano che certamente siamo in grado di rimborsare se non ché cresce per inerzia, per effetto di trascinamento, è un giogo sul collo e comunque un elemento di vulnerabilità? Abbiamo ricchezza privata e risparmio delle famiglie fra i più alti al mondo: possibile che non ci sia modo di siglare un patto sociale virtuoso che per ambizione e forte impegno collettivo faccia uscire definitivamente il paese dalla microconflittualità perniciosa in cui a volte sembra avvitarsi e diffonda in tutti la sensazione che si sta velocemente voltando pagina, che davvero ci sarà una nuova Italia. Per la storia personale e per il modo in cui è arrivato al potere, questo premier è condannato a stupire, a mostrarsi audace e con altezza di visione: se sta lì è per scombussolare l’Italia e, con l’Italia, scombussolare l’Europa. Non dico come De Gaulle, passare dalla Quarta alla Quinta Repubblica con tanto di referendum popolare e all’occorrenza sedia vuota per un po’ in Europa ma se è per stare ancora a elemosinare qualche centinaio di milioni per i migranti, a chiedere il permesso per sforare i parametri, ad avanzare a piccoli passi e in fila indiana che so tra Austria e Finlandia al ritmo e ai tempi dettati da “Moscovici” e dai capi scout, non c’è bisogno di tutto questo grand chambardement: andavano bene pure quelli di prima, finanche quello “che non è cattivo ma non è proprio capace”. Mi appioppo zero da solo e la prossima volta solo barbiturici.
PUNTO CROCETTA
E’ un disastro questo governatore, paonazzo in volto, piange, si dispera, si mangia le parole, è prolisso, troppo teatrale: è il classico furbacchione di (s)governo. Fatto sta che dell’infame registrazione non c’è traccia. Quindi tocca dargli 7. Quelli dell’Espresso invece (voto 4) farebbero meglio a tirarla fuori, a non fare i culi di struzzo con quel “ci riserviamo di produrla al processo”. Ma quale poi e quando?
MARINO E’ VIVO
A una che gli dava addosso urlando, il sindaco di Roma ha detto: “Attivi i due neuroni che ha e cerchi di fare una sinapsi prima di parlare”. Grandioso. Voto 10. Fosse anche in politica così aggressivo e feroce …
NO PISTA
A Sesto Fiorentino otto consiglieri su dodici del Pd hanno sfiduciato e segato la sindaca renziana Sara Biagiotti neo eletta. Il comune sarà commissariato, nuove elezioni si terranno in primavera. La mozione di sfiducia è stata presentata perché la Biagiotti non si sarebbe opposta alla costruzione della pista di ampliamento dell’aeroporto di Firenze che passa appunto sul territorio di Sesto. Il capo dei “no pista” è un consigliere di 24 anni che sta ancora nel Pd dove pare sia una quinta colonna di Stefano Fassina, a meno che non sia il contrario. Così ha spiegato la sua opposizione al progetto: “Un’istituzione seria come l’Università (minchia minchia) ha presentato un ricorso al Tar (cazzo cazzo) per chiedere di fermare l’opera”. Alla domanda poi sui suoi personaggi ideali in politica, risponde: “Berlinguer, Einstein che è stato un politico nel senso profondo del termine e Papa Bergoglio, rivoluzionario”, (minchia minchia cazzo cazzo). Non classificato. 10 ad Antonio Albanese, qui ampiamente citato.
MAFIA?
Il tribunale del riesame così descrive quelli di Mafia Capitale.
Salvatore Buzzi: “Personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli che si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile”.
Claudio Caldarelli: “Ricopre un ruolo formale nelle cooperative riconducibili a Buzzi ed in tale veste è utilizzato dall'associazione per mantenere i rapporti con i funzionari pubblici e infiltrarsi nella amministrazione”.
Massimo Caprari, consigliere comunale: “Manifesta una particolare spregiudicatezza soprattutto se rapportata al ruolo di neofita del consiglio comunale”.
Giordano Tredicine: “Il suo spessore criminale è sottolineato da Massimo Carminati che gli attribuisce un milione di impicci e lo definisce serio e poco chiacchierato. Se rimesso in libertà, potrebbe ben riprendere a fare il milione di impicci”.
Pierpaolo Pedetti, pubblico amministratore: “Ha concorso ad alterare un bando di gara legato all'accoglienza di 580 migranti e questo dimostra come abbia completamente interrotto ogni aggancio con la legalità ed abbia affidato la propria funzione alla deriva della corruzione prestandosi a essere duttile strumento nelle mani di imprenditori senza scrupoli”.
[**Video_box_2**]In sintesi sono emerse condotte illecite "che dimostrano una consuetudine e una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l'attività pubblica". Si dice così Mafia?
A margine, è da ricordare la vicenda di un altro coinvolto nell’inchiesta, tale Pulcini, rampollo di una dinastia di costruttori: è tornato in carcere perché mentre era ai domiciliari ha dato una festicciola in piscina, qualcuno lo ha ripreso con un cellulare e le immagini sono arrivate (guarda un po’) sul sito della Fattolimitrofa (o Zanzara limitrofa?) Selvaggia Lucarelli. La quale se l’è presa un sacco con questi domiciliari mollicci e sibaritici benché quello stesse legittimamente a casa sua e spendesse suoi soldi. Il giornalista collettivo chiodato vuole vedere in galera il più gran numero e non solo: vuole anche dirci come si sta e non si sta ai domiciliari, chi incontrare e chi no, con quale grado di compunzione e quale atto di contrizione recitare. A Pulcini, va dato 5 per la fessaggine: nella sua condizione ci si deve accorgere di incaute frequentazioni. E 4 alla blogger spiona e polposa (invero assai simpatica anche perché non sa mai, ma proprio mai farsi i cazzi suoi).
ANNI OR SONO
Era il 1974 quando durante un comizio sindacale in piazza della Loggia a Brescia esplose una bomba che fece otto morti e oltre cento feriti. Dopo quarantuno anni e una girandola di processi contraddittori sono stati condannati all’ergastolo un medico oggi ottantenne all’epoca leader di Ordine nero nel Veneto e un infiltrato dei servizi segreti nella stessa organizzazione. E’ lo schema della strage fascista sotto la mano depistante dei servizi deviati, che è anche lo schema di piazza Fontana e della strage alla stazione di Bologna.
La moglie di Manlio Milani morì in quell’attentato: lui che non ha mai smesso di chiedere la verità alla lettura della sentenza è parso più sereno. Ha detto che non vuole vendetta, si opporrà a chiunque provi a mettere in carcere l’ottantenne stragista. Una vittima che perdoni il carnefice è abbastanza raro per non sottolinearlo. Resta però il rancido di una giustizia che ci mette quarantuno anni a compiersi, non chiede scusa a nessuno e pretende pure di essere giusta e veritiera.
Il Foglio sportivo - in corpore sano