Perché c'è la vanità sportiva dietro l'acquisto di Runtastic da parte di Adidas
Correre sì, ma che sia social, perché faticare non fa piacere a nessuno e quindi che almeno lo sappiano gli altri, si complimentino con noi per le micro imprese quotidiane. E' il social-allenamento, che tira, piace, diventa moda. Vale, soprattutto, e molto: 240 milioni di euro, tanto ha versato Adidas per acquisire Runtastic, l'app austriaca che registra percorso, chilometraggio, calorie e tutto ciò che riguarda la propria prestazione fisica. Il colosso tedesco dell'abbigliamento sportivo colma in questo modo il gap con la Nike, la rivale americana che già nel 2012 aveva acquisito FuelBand, altra applicazione per smartphone che aiuta lo sportivo, dilettante o professionista che sia, a crearsi un piccolo archivio di gesta podistiche.
Adidas con Runtastic si è assicurata una comunità di 70 milioni di utenti registrati, un mercato in continua espansione, aumentato negli ultimi due anni del 115 per cento, secondo i dati forniti da Flurry – piattaforma che offre servizi di in-app analytics e monitora l'andamento del mercato delle app mobile – e che nel complesso ha ormai superato i 450 milioni di utenti (questo dato risale a settembre 2014). Una crescita importante se si pensa che nel 2010, un anno dopo la creazione di Runtastic, le app scaricate erano in totale nemmeno 25 milioni.
Gli utenti crescono perché la gente fa più sport, verrebbe da pensare. Sbagliato. Secondo il gruppo di lavoro istituito dai ministeri della salute dei paesi della Comunità europea, "Sport e salute", gli europei fanno meno sport di due anni fa: una decrescita dell'8,2 per cento. Sono calati gli sport di squadra, gli accessi alle palestre e alle piscine, gli sport di endurance. A crescere sono solo quelli ad "attività sportiva individuale", ossia corsa e bicicletta: più 17,2 percento tra il marzo 2013 e il marzo 2015.
Niente di strano. I primi sono praticati da bambini e ragazzi e la demografia europea cala, quindi calano anche gli iscritti; palestre e piscine costano e in un momento di crisi economica alcuni sacrifici vanno fatti. Ma l'incremento della terza categoria? "Vanità e paura dei chili di troppo", ha sentenziato qualche mese fa alla Nbc la docente di Endocrinologia e Scienze del metabolismo all'Università del Colorado, Holly Wyatt. A fare la differenza sono i social network. "L'incremento dell'attività fisica individuale è aumentata sensibilmente da quando i dati degli allenamenti si possono postare su Facebook", conclude. E proprio a metà del 2013 le app che registrano l'attività fisica hanno dato la possibilità agli utenti di condividere sul proprio profilo le proprie avventure podistiche e ciclistiche.
[**Video_box_2**]Infatti fare fatica da soli è ancora tra le cose meno piacevoli - lo studio dell'Ue la posiziona al terzo posto delle motivazioni che spingono le persone a non fare sport dopo mancanza di tempo e mancanza di soldi – ma la condivisione con amici e follower abbatte questa barriera. E intanto i colossi dell'abbigliamento e dell'informatica cercano di acquisire comunità di utenti oppure crearne di nuove. Adidas e Nike hanno seguito la prima, Apple e (nel prossimo futuro) Google imboccheranno la seconda via con nuove app pensate per soddisfare questa nuova esigenza: perché faticare farà anche bene al fisico, ma se non ci si fa belli con amici e follower è meno salutare.
Il Foglio sportivo - in corpore sano