Posso appena tollerare il femminismo delle donne, quello degli uomini no

Chiara Valerio
La verità non è mai interessante, se uno ci riflette. E’ una forma logica, binaria. O è la verità, o non lo è. Poco altro da dire. La verità non è né narrativa, né argomentativa. Perciò non funziona nei romanzi, e nemmeno nei saggi. In fondo.

La verità non è mai interessante, se uno ci riflette. E’ una forma logica, binaria. O è la verità, o non lo è. Poco altro da dire. La verità non è né narrativa, né argomentativa. Perciò non funziona nei romanzi, e nemmeno nei saggi. In fondo.

 

Così quando Giuliano Ferrara parla delle “sfumature della verità” e auspica “un maschio galante e decoroso”, un “sentimentale senza complessi” che scriva un saggio sulla misoginia, capisco subito – anzi, so – che le sue parole non possono essere “strutturalmente” verità. Perché la verità non ha sfumature. Ex falso quodlibet, come dicono i matematici, per tornare a un assunto logico e passando, brevemente – i cenni biografici sono noiosi, binari pure loro – ai miei studi, Matematica, la facoltà più sinceramente misogina del mondo. Il professore di Analisi, adorato, durante il corso di Analisi 1, quando una dimostrazione era incomprensibile per tutti, maschi e femmine, con assoluta naturalezza, diceva “va bene, allora facciamolo alla femminile”. “Alla femminile” era sinonimo di “pedissequo”. Non era necessario essere un antropologo o un linguista per capirlo o interpretarlo. Era evidente. Passaggio per passaggio. Qualcuna delle mie colleghe lanciava sguardi offesi, io facevo spallucce, anzi, piuttosto galvanizzata, mi ripetevo in mente – come adesso, e così mi sia dato beneficio d’inventario – Yourcenar che descrive Plotina, moglie di Traiano, adorata, Yourcenar scrive: “Ritrovo in lei l’assurda capacità delle donne, la cecità nel dividere un problema enorme e irresolubile in tanti piccoli problemi, minimi e risolubili”.

 

Le donne cercano la soluzione scomponendo e credono così di raggiungere la soluzione. Questo pensava il mio professore di Analisi 1, questo scriveva Yourcenar, in quanto Adriano. L’essere pedissequi, lo scomporre, non ha a che fare con la verità, ma con la realtà. E la realtà ha sfumature. La realtà è una forma del quotidiano, e del quotidiano condivide le ripetizioni. Ognuno è quello che è la maggior parte del tempo, mi ripete spesso una mia amica. Io per la maggior parte del tempo non potevo essere femminista perché sia fuori che dentro casa discutevo con persone molto forti sulle categorie, assai meno sui generi.

 

Penso sinceramente – ma senza pensare, è sufficiente leggere Cipolla – che la stupidità sia uniformemente distribuita. Che, in breve, prima del gene della specifica sessuale ci sia quello della stupidità. Tuttavia il genere femminile, essendo stati gli uomini i primi creatori di metafore e modi di dire – “una stronza perfetta” è cosa che non può essere espulsa dal linguaggio – è, gioco forza un contenitore più capiente per i modi della stupidità. Ci sono le parole, dunque le cose, gli atteggiamenti, tutto il resto, la vita.

 

Credo che la “blandizie” di cui scrive Ferrara sia uno dei cascami della moda del tempo, in una società dove la simpatia è sopravvalutata, perché facilita i rapporti, spegne le discussioni, perché le copre – tutte le società felici si assomigliano come spiegano Tolstoj e Marx. Se gli uomini sono simpatici con le donne, le donne e gli uomini non hanno un problema. Cioè non lo hanno gli uomini. E cioè non lo ha nessuno.

 

Assumo adesso una posizione che non è ideologica, è cavalleresca. Una postura. Quella cavalleria con cui chiude Ferrara, la cavalleria della tenzone. Vorrei sfidare i maschi a guadagnarsi il diritto – con lotte a viso aperto, con persecuzioni emotive e psicologiche sempre conseguenti alle lotte a viso aperto, con il loro tempo personale spesso aumentato dal fatto di avere una moglie – a parlare “sinceramente” male delle donne. Mi dispiacerebbe che anche questa volta perdessero il gusto del diritto, che continuassero a credere a un’immagine dei diritti come frutti succosi che maturano sull’albero del progresso e stanno lì, pronti a esser colti, senza fatica, da mani nodose e occidentali con radi peli sulle dita e sul dorso, mani di uomo.

 

[**Video_box_2**]Quello degli uomini a oggi, non può essere fuoco amico, gli uomini non sono Patricia Highsmith che sbugiarda e stigmatizza le donne nei suoi “Piccoli racconti di misoginia”, no.

 

Che dei difetti delle donne, parlino le donne, almeno fino a quando gli uomini non si saranno guadagnati – possono farcela, io ho fiducia, non penso siano una specie protetta, “ho tanti amici maschi” – il diritto a un’analisi critica.

 

Tutto questo detto senza considerare il fastidio intellettuale che provo leggendo righe di natura femminista. Dopo anni e dopo la realtà, tollero le righe delle donne, negli uomini mi è insopportabile.

 

La misoginia come forma di femminismo in una società che gli uomini dichiarano paritaria e che Ferrara dichiara addirittura teleologicamente femminile e il femminismo come l’ultima autentica gardenia all’occhiello in un mondo di lotte e proteste di plastica, non mi piace. Non c’entra con i cavalieri, c’entra con gli illusionisti. Un odio sincero signori, senza secondi fini.

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