Messina senz'acqua da giorni è solo l'ultimo capitolo della tragedia siciliana
Palermo. Da sabato scorso Messina, la terza città della Sicilia (la tredicesima in Italia), è senza acqua. Per giorni è rimasta a secco senza che nessuno se la filasse. Giovedì ci hanno pensato Rosario Fiorello e Maria Grazia Cucinotta ad attrarre un po’ d’attenzione sulla città dello Stretto, invocando aiuto per i messinesi che da giorni fanno la fila alle autobotti per approvvigionarsi, con scuole e uffici chiusi. E l’hashtag #Messinasenzacqua ha primeggiato per tutta la giornata su Twitter. Per riparare del tutto il guasto, si è appreso giovedì, ci vorranno altri sei giorni. Nuovi smottamenti, infatti, hanno interessato la condotta colpita, a Calatabiano. E nella Sicilia in cui tutto sembra venire giù, la storia di Messina senza acqua è solo l’ultimo capitolo della più ampia tragedia di una regione “senza”.
La Sicilia “senza”, infatti, offre in questi giorni un desolante spettacolo di sé che va ben oltre i rubinetti chiusi sullo Stretto. E’ la Sicilia senza collegamenti, quella che è spaccata a metà da aprile, quando cedettero i piloni del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania. Da allora, per viaggiare tra le due principali città dell’Isola, bisogna arrampicarsi su un’impervia strada di montagna e riscendere, 45 minuti aggiuntivi di percorrenza se va bene. Salvo che non si opti per la trazzera rimessa in sesto dai 5 Stelle con una sapiente operazione di marketing politico, che fa risparmiare qualche brutto tornante e una decina di minuti. A novembre l’Anas dovrebbe aprire una bretella per aggirare l’intoppo. I siciliani la attendono scettici. D’altro canto, quando il pilone venne giù, il festival delle promesse della politica contemplò persino un volo Palermo-Catania, con tanto di comunicati del governatore Rosario Crocetta. Alla fine il meglio che si è potuto rimediare è un treno che impiega un po’ meno dei tempi biblici pre-crollo. Salvo complicazioni, si intende. Come quella accaduta un paio di settimane fa, quando per il maltempo un treno è deragliato dalle parti di Vallelunga bloccando la tratta Palermo-Catania, che dovrebbe tornare alla normalità, ci si augura, il 2 novembre.
E’ la Sicilia senza collegamenti, quella dove ogni pioggia può far smottare, franare, crollare qualcosa. Come accaduto nelle scorse settimane sull’autostrada Catania-Messina: frana e chiusura al traffico. Del treno meglio non parlarne. Chi volesse avventurarsi a viaggiare su rotaie da una punta all’altra della Sicilia, si prepari, tra coincidenze varie, alle sette-otto ore di percorrenza.
Ma il deficit infrastrutturale della Sicilia “senza” non si esaurisce ai collegamenti. Nel lungo elenco dei “senza” ci sono anche i depuratori e le reti fognarie. Nessuna regione italiana è così indietro su questo fronte. Tanto che lo Stato tre anni fa aveva erogato una somma monstre, più di un miliardo, per mettere mano al sistema antidiluviano dell’Isola sul fronte dei sistemi fognari e del trattamento delle acque. Tre anni passati in buona parte invano (un centinaio i progetti previsti, solo 14 cantierabili al 2015), tanto che il governo Renzi pochi mesi fa ha commissariato la Regione, per cercare di accelerare i lavori fermi e scansare una maxi multa dell’Unione europea.
Soprattutto senza soldi
[**Video_box_2**]Senza acqua, senza strade, senza fogne, è soprattutto la Sicilia senza soldi. I conti della Regione boccheggiano, il bilancio del prossimo anno resta un’incognita che dovrà passare da un accordo tutto da costruire col governo centrale. Ma i nodi cominciano a venire al pettine già in questi giorni, in cui mancano i soldi per l’esercito degli oltre ventimila forestali, il gigantesco ammortizzatore sociale che negli anni ha raggiunto numeri e costi fuori controllo. Gli operai assediano da giorni il parlamento regionale che sta cercando di raschiare il fondo per assicurare loro le giornate lavorative previste. E la protesta selvaggia ha già bloccato per un’intera mattinata la circonvallazione di Palermo e per un pomeriggio la strada alternativa alla Palermo-Catania chiusa. Mentre la protesta infiammava, Crocetta partiva alla volta di Tunisi per partecipare a un’imperdibile fiera agricola. Non prima di avere azzerato la giunta, in vista della formazione di una nuova giunta regionale, la quarta in tre anni. Anche senza governo, la Sicilia, come se gli altri “senza” non fossero abbastanza. E dire che in mezzo a tanta desolazione, c’è chi (il Nuovo centrodestra di Alfano, con qualche sponda nel Pd siculo) è tornato a sbandierare il vessillo del Ponte dello Stretto. Ad avercelo oggi, potrebbe servire al limite per portare qualche autobotte a Messina.
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