Aiuto, la strega
Giulia Bongiorno è così brava che è riuscita a far assolvere l’Immacolato Giulio e l’efebico Sollecito. L’idea di sottoporre al giro delle sette chiese la sua assistita del momento è molto sua. La ragazza ha invaso i talk-show per un ben temperato lavacro, cosicché pure chi non avesse dimestichezza ora non soltanto sa come whatsappa coi monsignori, ma come parla e si atteggia, come vorrebbe apparire. Forse Giulia Bongiorno confida troppo nel “talento naturale per occupare il centro della scena” (Damilano) dell’assistita, senz’altro i suoi masculi interlocutori l’hanno subìta, più che intervistata. E molti spettatori saranno rimasti persuasi: è in buona fede. Immacolata. Ma la tv è un foro sacrale, svela le icone e le anime. Se c’è uno che avrebbero dovuto far cardinale è Lombroso. La fisiognomica non tradisce mai, il linguaggio del corpo nemmeno. La parlata accentata, aggressiva; il fraseggio furbesco da pierre, frutto di faticoso apprendistato, non dono di nascita; il look di qualsiasi trentenne reduce da aperitivo. Frasi come tuìt, che indispongono a sentirle, “non ho mai tradito il Papa”, “mi definisco cristiana”, “mi confesso quasi settimanalmente”. Le risposte in calare: “Mi hanno accusato di essere della mafia cinese”. Il mento forte che si protende, più volitivo che seduttivo come ha da essere il mento di una ragazza di San Sosti, Cosenza, che si fa strada al centro del suo mondo di potere immaginario. (Il Bisi: “Non certo una Mata Hari. Vedendola per altro ho pensato che il suo fotografo era un eccellente ritrattista”). La questione non è chi e come l’abbia messa lì – contesse nere o eminenze grigie. La questione è come abbia mai potuto entrarci, in Vaticano, una così. A curriculum zero. Saranno le arti magiche?
Il punto, quasi metafisico, è un altro. Un tempo, ai tempi che Paolo Prodi definisce premoderni, il diritto canonico è morto con Trento e il potere temporale dopo la notte di San Bartolomeo, la giovane Immacolata l’avrebbero senz’altro fatta entrare, a far danni, ma non uscire. Quantomeno, l’avrebbero monacata a forza e poi murata viva come Virginia de Leyva. Non sarebbe andata in tv, con l’aria di chi ha tenuto sotto scacco mezza curia. Immalinconisce pensare che la chiesa moderna, arresasi al libero sesso degli altri e alla libera coscienza sua, ora si confonda pure sulla ragion pratica.
[**Video_box_2**]Così che sono alle prese con l’ingestibile ragazza che forse ha solo troppi numeri di telefono in agenda, forse ha fatto solo alzare un po’ di sottane. Confusi tra reato di propalazione e peccati di desiderio. Nel foro mediatico. C’è una pierre cosentina che ha indotto un monsignore non a cedere alla carne – che sarà mai? – ma a chiamare a testimonio un baby-doll come fosse il vestito della Lewinsky. Una volta l’avrebbero processata come strega, non come passacarte. La differenza con Giovanna d’Arco è che lei non è una strega: solo una pierre.
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