Prima mamme e poi spose. Che cosa ci dice il dato su nascite e matrimoni in Italia
Se consideriamo da un lato tutte le donne che si sono sposate nel 2013, e dall’altro tutte le donne che hanno partorito in questo stesso anno troviamo che le prime avevano un’età media di 32,8 anni e le seconde un’età media di 31,5 anni.
C’è un dato che riassume tutto quello che è successo negli ultimi decenni riguardo alla popolazione italiana, ai suoi comportamenti demografici, che poi sono intrinsecamente, costitutivamente, comportamenti culturali, ovvero stili di vita, costumi, tendenze, modelli culturali e ideali. Spiega il crollo del matrimonio come la crisi delle nascite, la fecondità ridotta ai minimi termini come le stesse pessime prospettive che ci aspettano su questo terreno – anche se appare difficile fare ancora peggio di quel che stiamo già facendo. Questo dato consiste in un sorpasso, quello dell’età media della donna al matrimonio rispetto all’età media della donna al parto. Insomma, se consideriamo da un lato tutte le donne che si sono sposate nel 2013, e dall’altro tutte le donne che hanno partorito in questo stesso anno (ultimo anno di disponibilità dei dati delle donne al matrimonio e alla nascita dei figli secondo l’età delle medesime) troviamo che le prime avevano un’età media di 32,8 anni e le seconde un’età media di 31,5 anni. Detto diversamente: in Italia la donna che si sposa ha mediamente un anno e quattro mesi più della donna che partorisce. Metto di proposito i tempi al presente perché non c’è alcuna possibilità che le cose cambino nel corso di questo 2015. Se un ritocco pur minimo dovesse esserci andrebbe semmai ad allargare la forbice, non a strettirla.
Risultato a suo modo stupefacente. Ma certamente tutt’altro che inspiegabile. Il crescente divario tra una più alta età media al matrimonio e una più bassa età media della donna alla nascita dei figli certifica, innanzi tutto, l’ormai avvenuta separazione tra la nascita dei figli e il matrimonio: i figli non si fanno più in costanza di matrimonio, come si suol dire tecnicamente, e com’era fenomenologicamente fino a quattro decenni fa. Fosse ancora così le età medie delle donne sarebbero esattamente rovesciate: più giovani al matrimonio, e meno giovani alla nascita dei figli. I figli si fanno sempre di più, come sappiamo, fuori dal matrimonio. E a questo proposito si assiste al curioso fenomeno di molte coppie di fatto che provvedono a sposarsi una volta arrivato il figlio, contribuendo così allo sfalsamento temporale delle date, con quella del figlio che precede quella del matrimonio. Sfalsamento dovuto poi al carattere quasi residuale che ha assunto il matrimonio in Italia, molto più di quanto non sia successo alle nascite. Vale a dire: tra la rinuncia al figlio e la rinuncia al matrimonio, per quanto anche la prima sia molto accentuata, ha vinto e continua a vincere la seconda. E’ più facile sentir dire, da una donna, che non si sposerà piuttosto che non avrà figli. Ed è così, infatti: per molti motivi la donna fa resistenza più al matrimonio che non al figlio, cosicché cade prima la resistenza al figlio di quanto non succeda col matrimonio. E infatti i matrimoni hanno lasciato per strada dal dopoguerra ad oggi, in proporzione, più di quanto non abbiano lasciato per strada le nascite. L’introduzione del divorzio ha poi dato il via al fenomeno delle seconde (e terze) nozze, prima ristretto agli sporadici matrimoni dei vedovi. Ma ai secondi matrimoni si arriva ben più tardi che non ai primi, mentre invece l’età media alla nascita dei figli risente meno di questo fenomeno in quanto le nascite si concentrano essenzialmente nei primi matrimoni. C’è poi che le nascite d’oggi sono a grande maggioranza, diversamente da ieri, nascite del primo figlio e non tanto del secondo e meno ancora del terzo e del quarto figlio, cosicché per quanto cresca l’età della donna alla nascita del figlio, questo rappresenta pur sempre un fattore che trattiene, per dir così, quell’età entro un certo limite, cosa che non ha invece riscontro nel matrimonio.
[**Video_box_2**]E c’è infine un ultimo, ma non così ultimo negli effetti, fattore che gioca nel contribuire alla più forte crescita dell’età al matrimonio: il costo sempre più notevole del matrimonio, e segnatamente di quello religioso – che anche per questo è quello che ha fatto segnare una vera débâcle. Si dirà, e il costo del figlio, allora? Vero. Ma il costo del figlio è scandito nel tempo, quello del matrimonio è istantaneo, tutto d’un botto. E in anni di crisi per un verso e di scarsa propensione famigliare per l’altro anche questo vuol dire. E dire molto. La chiesa dovrebbe cominciare a pensarci sopra, se proprio vuole un consiglio (di) laico.
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