La prof. sospesa per un disaccordo teologico e il cortocircuito del pol. corr.
Roma. In un paradossale cortocircuito fra la logica e i tic ideologici che dominano l’accademia americana, la professoressa Larycia Hawkins s’è trovata sospesa dalle autorità universitarie per aver violato lo statuto, i conservatori hanno contestato la sua decisione di indossare il velo in una manifestazione di solidarietà per i musulmani, i progressisti hanno fatto lo stesso, ma per ragioni diverse. Alle manifestazioni studentesche per chiedere il reintegro, i ragazzi agitavano cartelli con la scritta #BlackProfsMatter, anche se il razzismo non c’entrava nulla. E’ diventata una vittima nella lotta per la libertà religiosa e alternativamente una usurpatrice indebita delle usanze altrui. Un bel pasticcio. Ma andiamo con ordine. Hawkins insegna al Wheaton College, una delle principali università evangeliche d’America, dov’è diventata la prima afroamericana a essere inclusa nel corpo docenti. Di recente ha indossato l’hijab per manifestare solidarietà con i musulmani americani finiti al centro del dibattito dopo la stralunata proposta di Donald Trump di chiudere le frontiere americane a tutti i musulmani. La professoressa ha diffuso sue foto con il velo sui social e ha dichiarato: “Manifesto solidarietà ai musulmani perché, come me, una cristiana, sono gente del libro. E come ha detto la settimana scorsa Papa Francesco, adoriamo lo stesso Dio”.
I vertici di Wheaton hanno deciso di metterla in aspettativa (pagata) e in un primo momento la versione che si è diffusa era che il peccato imperdonabile di Hawkins quello di avere indossato il velo in pubblico, atto simbolico di subordinazione all’universo islamico inaccettabile per una rigida istituzione evangelica. Per qualcuno l’atto era effettivamente inaccettabile, ma le critiche venivano dal mondo accademico di scuola liberal, che giudica il gesto come un atto di “appropriazione culturale”, uno dei peccati capitali della religione del politicamente corretto. Il bianco che si comporta da nero commette un atto di “appropriazione culturale”, gesto violento che è perfino più grave delle “microaggressioni” che scandiscono la vita delle minoranza. Hawkins dice che si è consultata con il Cair, la principale associazione islamica americana, per valutare se l’idea fosse offensiva, e ha ricevuto il permesso.
[**Video_box_2**]In realtà, Wheaton ha sospeso la professoressa per concederle “tempo per esplorare le implicazioni teologiche delle sue recenti dichiarazioni sul cristianesimo e l’islam”. E’ stata l’affermazione che “adoriamo lo stesso Dio” a far storcere il naso a Wheaton. Nel documento fondativo dell’università, a cui professori e studenti devono aderire per essere ammessi, si legge: “Crediamo in un Dio sovrano, che esiste in eterno in tre persone, il padre, il suo figlio unigenito Gesù Cristo nostro Signore e lo Spirito Santo, che dà la vita”. Ed è qui che la coincidenza storica fra l’unico Dio adorato da cristiani e musulmani fa attrito con la sostanza teologica di una divinità trinitaria, inaccettabile per l’islam. Il college evangelico non prende alla leggera certe cose. Ha licenziato un professore perché si è convertito al cattolicesimo, e il presidente dell’ateneo nel 2008 ha ritirato la sua firma da un appello pubblico in cui la solidarietà verso leader musulmani attaccati in pubblico poteva suggerire l’impressione di aderire all’idea dell’“unico Dio”. Il credo degli evangelici dell’università dell’Illinois non potrebbe essere espresso più chiaramente e la sospensione di Hawkins “non è in alcun modo legata alla razza, al genere o alla decisione di indossare il velo”, come ha scritto l’università, ma tutta questa chiarezza teologica non s’accorda con la versione culturale dominante, che cerca un movente razziale o una discriminazione di qualche natura sotto ogni possibile disaccordo. Se non la trova, la inventa.
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