Più Putin e più Merkel (ma con cautela). La politica estera vista dagli italiani
Agli italiani la politica internazionale continua a importare poco, ma, forse anche per l’aumento del timore di attacchi terroristici nel nostro paese, l’interesse sta crescendo. È quel che emerge dall’edizione 2015 di “Gli italiani e il resto del mondo. L’attenzione, l’interesse, il coinvolgimento per le notizie di politica e cronaca internazionale”, quinta edizione di un sondaggio che ormai ogni anno l’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, fa in collaborazione con Rai News e Ipsos. Secondo questo sondaggio, appunto, i molto interessati alla politica internazionale sono una minoranza, ma in decisa crescita: dal 15 per cento del 2014 al 23 per cento del 2015. Nello stesso periodo anche i moderatamente interessati sono cresciuti dal 39 al 51 per cento, mentre coloro a cui non importa proprio per niente sono passati da una maggioranza relativa del 44 per cento a solo uno su quattro.
Un aumento di interesse che trova le sue origini in una serie di concause.
Una di queste è il terrorismo, che sino un anno fa era percepito come una minaccia globale dal 30 per cento degli italiani, mentre ora ne intimorisce il 38 per cento. La crisi economica è invece caduta dal 30 al 12 per cento, e i cambiamenti climatici dal 18 al 15.
Se ci si focalizza invece su quella che è la maggiore problematica che può colpire il benessere della società italiana, i nostri connazionali hanno risposto che è ancora la crisi economica sebbene la percentuale sia scesa dal 67 al 40 per cento. Il terrorismo islamico è cresciuto dall’8 al 21 e l’immigrazione dal 13 al 21 (anche se la serie storica dimostra che a settembre l’immigrazione stava a 38 e il terrorismo al 13, e a marzo il terrorismo stava a 35 alla pari con la crisi e l’immigrazione al 13). È evidente quindi che l’attenzione e l’elaborazione di quanto successo a Parigi a gennaio e a novembre è ancora percepito come un trauma: sono stati infatti giudicati la notizia più preoccupante dell’anno dal 46 per cento degli intervistati, contro un 16 alla pari per la morte di più di 3.000 migranti nel Mediterraneo e per l’acuirsi della crisi migratoria in Europa: che sono poi in realtà la stessa notizia, ma vista da due punti di vista diversi. Guerra in Siria e emergenza rifugiati sono alla pari in testa col 30 per cento tra gli eventi percepiti come più sottovalutati: ma forse anche lì è la stessa notizia vista da due angolazioni diverse. E la percezione della Siria come il Paese più pericoloso è cresciuta dal 9 al 33, mentre l’Iran calava dal 25 al 16.
Questa nuova attenzione alla situazione mediorientale ha contribuito a determinare due cambiamenti di giudizio da parte degli italiani. Il primo riguarda la percezione della leadership mondiale in tematica di politica estera. Ed è questo un mutamento epocale, perché è tradizione che sembrava incrollabile la considerazione del presidente americano di turno come personaggio più influente nella politica estera. Nel 2014 Obama raccoglieva ancora il 40 per cento dei consensi, ora è sceso al 27, superato da Vladimir Putin passato dall’8 al 28 per cento. E con il migliorare della valutazione presidente russo migliora anche quello complessivo della Germania. Putin e Merkel sono stati infatti i due personaggi politici più esposti mediaticamente, uno per l’intervento militare in Siria, l’altra per la scelta di aprire le porte della Germania ai rifugiati siriani. I tedeschi sono considerati il nostro miglior alleato in Europa dall 36 per cento degli intervistati. Al contempo però anche il nostro peggior avversario in Europa: ma una percezione questa calata dal 56 al 37.
Se gli italiani sono più preoccupati del terrorismo a livello mondiale e della crisi economica è perché forse ritengono che il governo Renzi è più efficiente sul primo fronte che sul secondo: 55 per cento di posizione positiva sul disimpegno anti-terrorismo, di cui 17 per cento di molto positivo. Però sulla politica verso i migranti di dice scontento addirittura il 67 per cento. Il 65 per cento vuole redistribuire i migranti per quote tra i vari Paesi europei, il 23 dice di chiudere le frontiere, solo il 4 di accogliere tutti. E il 50 per cento dice che bisogna comunque accogliere solo i fuggiaschi da guerre e conflitti, respingendo i migranti per motivi economici. Il 71 per cento degli italiani non vuole un coinvolgimento diretto nella guerra all’Isis, ma il rapporto 60-40 che nel 2014 c’era tra gli italiani che giudicavano sufficienti le spese per la difesa e quelli che le giudicavano insufficienti si è esattamente invertito, e anche quelli che considerano sufficienti le spese per la politica estera sono calati, anche se di pochissimo: dal 58 al 56. Renzi, comunque, è considerato il personaggio che promuove meglio l’Italia solo dal 10 per cento. Più dell’8 di Berlusconi di Salvini e del 7 di Grillo, ma Mattarella è al 14, Mario Draghi al 16 e Samantha Cristoforetti al 27.
I viaggi del Papa sono stati l’evento che ha dato più speranza: 26 per cento, contro il 18 del contenimento dell’emergenza Ebola, il 10 del disgelo Usa-Cuba e il 10 dell’accordo sulla crisi in Grecia. E il Vaticano ha infatti ulteriormente accresciuto una già fortissima reputazione di Paese che più fa per la pace nel mondo: dal 48 al 50. Ma curiosamente l’immagine di Papa Francesco come principale protagonista della politica internazionale è invece calata, dal 25 al 24.
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