Smog mediatico
Roma. Ancora ieri, per tutta la giornata, in Italia ha imperversato l’“allarme smog”. Titoli a caratteri cubitali su ogni sito web d’informazione che si rispetti, interventi a raffica delle associazioni dei consumatori (che per un attimo hanno accantonato la battaglia campale sui risparmiatori truffati e le stime certosine sui regali natalizi riciclati), dichiarazioni programmatiche dagli esponenti di tutti i partiti. Non ha bucato lo schermo, invece, Bruno Simini, il presidente di Arpa Lombardia (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), che pure ieri annunciava la “buona notizia” di una ventilazione che in Pianura padana dovrebbe avere già oggi “effetti apprezzabili sui livelli di concentrazione del particolato (PM10)”.
Né sono state reputate degne di un titolo di agenzia alcune precise parole del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che in conferenza stampa ha detto tra l’altro: “In termini di emissioni, sia di CO2 sia di particolato, la situazione è molto migliorata negli ultimi decenni”. La situazione è molto migliorata? Da non credere alle proprie orecchie. Scusi ministro, lo ha detto veramente? “Certo che l’ho detto – dice Galletti interpellato dal Foglio – E forse l’avremmo dovuto ripetere più spesso in questi giorni”. Si parva licet, su queste colonne l’analista Francesco Ramella ha steccato nel coro allarmista, ricordando che oggi ci stracciamo le vesti non appena la concentrazione di polveri sottili (PM10) supera i 40-50 milligrammi/m3, ma solo negli anni Ottanta la concentrazione delle stesse polveri raggiungeva i 150-200 milligrammi/m3 in nord Italia. “Effettivamente è così – dice Galletti – In Italia però tutto diventa oggetto di scontro politico. Oggi l’aria, nel nostro paese, è più pulita di trent’anni fa, ma purtroppo in queste ore prevalgono ideologia, emotività e anche esigenze mediatiche. I dati sul particolato che cala da anni li ho detti e ridetti, anche alla Conferenza sul clima di Parigi, tuttavia passano inosservati. Non sarà un caso che come ministro io riceva una grande attenzione mediatica in occasione di eventi calamitosi e mai nei giorni di lavoro normale. Sarebbe salutare una via di mezzo. Forse lo dico perché sono Dc”, sorride il ministro centrista. Che poi aggiunge: “Il miglioramento, nel medio termine, è dovuto all’avanzamento della tecnologia. E negli ultimi anni anche alla crisi economica”.
[**Video_box_2**]Fa più il mercato o lo stato per l’aria pulita? “La politica deve essere attenta a cogliere gli strumenti offerti dalla tecnologia e dal mercato”. Il ministro predica “calma” ma intanto annuncia, con i rappresentanti degli enti locali, un “protocollo” per coordinare misure choc come la riduzione della velocità delle auto di 20 km/h, l’abbassamento di 2° centigradi del riscaldamento nei palazzi, il blocco alla combustione delle biomasse. “Abbiamo stilato un decalogo per le emergenze, da applicare dopo sette giorni di sforamento dei valori massimi”. Le targhe alterne non funzionano: “Le scelte spettano sempre ai comuni”. Fa di nuovo il democristiano? “In verità tutte queste misure possono solo frenare l’accumulo di smog – conclude Galletti – Finché non c’è vento o non piove, le polveri restano”.
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