"Io e quei 40 secondi". Confessioni del primo licenziato Rai
Tra Filini e il maestro Canello. Parla Antonio Azzalini, responsabile intrattenimento di Rai Uno licenziato dopo il Capodanno anticipato in tv. Curriculum “eccezionale”, crocifisso per un fatto che secondo molti è “prassi aziendale”.
Roma. In Italia la storia si ripete due volte, la prima in Fantozzi, la seconda nella realtà. Ecco dunque il licenziamento in tronco di Antonio Azzalini, responsabile intrattenimento di Rai Uno, reo di aver propinato agli italiani l'ultimo capodanno dell'umanità, o almeno il più sgangherato. E' successo, come si sa, di tutto: la bestemmia nel sottopancia, il “Vaffanculo” lirico di Marco Masini, il malore di Claudio Lippi finito al pronto soccorso. Ma soprattutto lo slittamento temporale, quei quaranta secondi di anticipo con cui il tragico veglione è stato irraggiato ai telespettatori. Più o meno ciò che succedeva quarant'anni fa nel primo “Fantozzi” televisivo, lì non si era nella Matera capitale della cultura Unesco ma in un seminterrato romano, lì il maestro d'orchestra Canello aveva un altro impegno in un altro veglione e spostava avanti l'orologio.
“Di un'ora e mezza. Voleva fare due capodanni, sì, mi ricordo”, dice al Foglio Azzalini; è appena uscito dallo studio del suo avvocato, è provato, affranto. Prima non vuole parlare, poi ci ripensa. “Che giorno è oggi?" chiede, sperso. “Il 28”. “Ecco, vede, sono ventisette giorni che sono sotto attacco”. Sta poco bene, e si capisce, da quel tragico countdown. “Non parlo di dati, mi perdoni”, dice, e non commenta la misteriosa memoria che avrebbe depositato in Rai, secondo cui lo slittamento temporale sarebbe ormai prassi a viale Mazzini. Aldo Fontanarosa su Repubblica ha scritto che a Rai Uno i palinsesti slittano indietro di secondi, di minuti, per guadagnare share; vi sarebbe anche un precedente: il capodanno 2008, quando Rai Uno fece stappare “lo schiumante”, come avrebbe detto un personaggio d'Ettore Scola, addirittura con 65 secondi di anticipo. “La prego, non mi faccia parlare”, dice ora Azzolini, che sembra Enrico, il dirigente Rai della “Terrazza”, a cui si restringe insieme l'ufficio e la vita.
Lunga carriera alla televisione di Stato, “voluto fortemente da Piero Celli, bravissimo produttore, preso dal privato, dalla Grundy”, dice un addetto della materia al Foglio. “Testa calda, poco avvezzo alle buone maniere e alle pubbliche relazioni, ruvido, però uno dei pochi che di tv ne capisce in Rai”. “Ho fatto decine di programmi”, dice lui ora al Foglio. “Ho un curriculum, si può dire?, eccezionale. Ma sì, diciamolo. Ho fatto il primo Chiambretti, ‘Beato tra le donne’, ‘Furore’, ho fatto tanti Sanremo, ho fatto Panariello, ho fatto ‘Tale e Quale’. Ho fatto ‘Affari tuoi’ per otto anni. Ho riportato Al Bano e Romina insieme, li ho riuniti io, sa".
Sopravvissuto a crocifissioni in sala mensa. Luca Telese racconta nel suo libro “Gioventù amore e rabbia” di un Azzalini che urlava “ma che mi volete far licenziare!”, quando in una vecchia edizione di “Chiambretti c’è” si era avuta una trovata: un grande crocifisso di legno su cui inchiodare il disturbatore tv Gabriele Paolini. Azzalini “era fuori di sé e gridava come un matto: ma siete impazziti? Volete che domattina il Moige mi faccia cacciare?”. “Volete un fondo dell'Osservatore Romano?”. La croce fu prontamente segata e riadattata a scritta: “TV”, in un episodio assai fantozziano. “Ah, certo, ricordo, naturalmente. Questo genere di cose mi infastidisce molto” sospira al telefono Azzalini, famoso per supervisionare tutto molto attentamente.
Mentre oggi per la cronaca sarebbe il primo licenziato della storia Rai: non per ruberie o tornaconti ma per aver sgraffignato qualche secondo alla concorrenza. “Consolidata prassi aziendale”, addirittura, scrisse Repubblica, orari tutti sballati, bestemmiando non solo il dio cristiano ma anche il dio Crono: “L'Arena”, la “Prova del cuoco”, “L'Eredità”, tutti spostati in avanti per arrivare primi e inchiodare il pubblico. Anche ieri, del resto, Dagospia segnalava che sulla “Vita in diretta” - per ragione sociale dovrebbe essere puntuale - vi era lo stesso ospite di “Pomeriggio 5”, Marco Liorni, in bilocazione, tipo padre Pio.
Azzalini a spasso nel tempo in questa Rai? Più realista del re. O più aziendalista. Certamente più Filini (organizzatore del veglione) che maestro Canello. Però su questo veglione di capodanno gli italiani devono avere una sensibilità speciale. In fondo dalla mezzanotte ci si aspetta solo che sia a mezzanotte. Nient’altro. La Rai ha tradito il patto sociale? La Rai come isola del giorno prima? Anticipando sempre, non vi si invecchierà mai, come un buco nero?
“Non è vero, del resto basta controllare su AudiRai, il sistema interno che tiene in archivio tutti gli ascolti”, dice al Foglio un dirigente di viale Mazzini. “Credo che la ricostruzione di Azzalini sia inesatta, o ci sia stato un equivoco”. Il dirigente comunque avrebbe contato sull'appoggio del direttore di rete, Giancarlo Leone. Appoggio che non c'è stato (“I due si odiano, non riesco a immaginare niente di diverso tra il ruvido Azzalini e il soffice, quirinalizio Leone”, dice un osservatore Rai). Un complotto? Ieri sempre Dagospia dava l'eterno Giovanni Minoli in visita al settimo piano. Azzalini vittima? “Non saprei, no, no”, sospira. E poi: “Certamente non sono un carnefice”.
[**Video_box_2**]Licenziato per quaranta secondi. Il primo in settant'anni. Certo, ultimamente c'era stato il dirigente cacciato dall'ex dg Luigi Gubitosi; ma fu reintegrato e risarcito dal tribunale del lavoro. “Io l'unico nella storia dell'azienda? Temo di sì”, ammette Azzalini. Intanto il tempo televisivo va avanti; o indietro. “A Mediaset, lì sì che si anticipano i capodanni”, dice un altro televisionario. Più o meno ufficialmente, “Il veglione di Buona Domenica con Maurizio Costanzo veniva registrato addirittura il 27 dicembre”, narra. E gli ospiti erano tenuti a festeggiare, e simulare entusiasmi e ansie per l’anno nuovo con quasi una settimana di anticipo. Sentendosi fuori sincrono come Fantozzi quando esce dal veglione anticipato scoprendo l'ora reale. E gli cade una cucina sulla macchina. Si sente un po’ Filini, Azzolini? “No, Filini no, la prego”.
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