Minority Report
Unioni civili, perché il “così fan tutti” non è una motivazione adeguata
Ora, si può prendere questo argomento in due sensi. Il primo è quello più banale, che è allo stesso tempo un errore logico elementare e una falsità storica. Dire che qualcosa è vero o falso, giusto o sbagliato perché lo fanno tutti gli altri nei dintorni è semplicemente sbagliato logicamente ed è il modo con cui si sono appoggiate le peggiori aberrazioni della storia, inclusi razzismo e leggi razziali, la tranquilla ammissione del sistema concentrazionario come strumento di lotta politica, l’accettazione supina della legge del capo o del mercato. “Così fan tutti”, non è mai stato un buon metodo per decidere qualcosa di buono, dalla vita privata quando si comincia a fumare da ragazzini a quella pubblica quando si decide che l’adulterio o l’appartenenza religiosa valga la lapidazione.
Inoltre, come ormai noto, nel caso in questione “tutti” sono i Paesi dell’Europa occidentale, mentre quelli dell’Europa orientale tutti non sono. Anzi, l’on. Scalfarotto, che presta il suo nome a una proposta di legge che include un’estrema attenzione alla discriminazione linguistica, dice che certo non ci confronteremo con la Bulgaria (!) perché i nostri punti di riferimento sono Francia, Irlanda, Inghilterra e Germania. Non mi ferisce affatto l’incoerenza, che anzi parla a favore dell’uomo e a sfavore della sua legge, ma il perché alcuni sì e altri no non lo dice. Così fan tutti quelli giusti? Superiori? Ricchi? Fatto sta che l’errore è logico e storico. Ma forse la verità (con la minuscola) non ci interessava tanto.
A proposito di verità, ecco invece l’altro punto di vista, più discutibile e interessante che emerge. “Così fan tutti” vorrebbe dire che da quella parte soffia il vento della storia e non si potrà fermare, argomento spesso usato in alternanza all’argomento sulla libertà come autonomia. E’ l’antico refrain di Hegel che si trova sotto tante versioni del marxismo ed è anche un certo fatalismo che si accompagna a molte religioni orientali, ad alcune versioni del cristianesimo e all’eredità della filosofia stoica in occidente. Mille versioni nobili di convinzioni che teoricamente affermano grandezza e autonomia dell’uomo e di fatto ne sviliscono la libertà, rendendolo incapace di essere protagonista della storia. Avanguardia e retroguardia sono così decise da coloro che conoscono il divenire della storia. Sono i preti di queste religioni, che siano preti veri e propri, intellettuali, vati di mercato, che sanno dove andrà a finire inevitabilmente tutto. Contro questa ricorrente filosofia/religione fatalista ci sono i mille controesempi della storia, spesso decisa da gesti singoli e singole personalità, ma anche il pensiero che la storia sia certo una grande ricchezza che ci precede – che venga da Dio, dalla Natura, dalla pura tradizione, dall’evoluzione – ma che noi, pur piccoli e fallibili, siamo in dialogo con essa e ne possiamo modificare il corso. Non siamo creatori – diceva Tolkien – ma “sub-creatori”: non possiamo inventare l’esistenza delle cose ma possiamo collaborare alla loro realtà.
[**Video_box_2**]A coloro che pensano in questo secondo modo, vicino al senso comune, interessa molto che in metà Europa, e quella più giovane e con più fame in ogni senso, si voglia difendere la famiglia naturale, e che lo stesso accada in molti paesi africani e asiatici. Non perché si rovesci il “così fan tutti” ma perché in tal modo si capisce che la Storia non è il Fato cieco e insensibile e che nulla al mondo toglie all’uomo la responsabilità di dire “vero” e “falso”, “buono” e “cattivo”, “bello” e “brutto” , le sole tre cose – diceva il filosofo americano Peirce – che sollevano l’umanità al di sopra dell’animalità. E non a caso, salvo gesti di libertà, dopo l’eutanasia, sarà proprio la soglia antropologica – la differenza tra esseri umani e animali, ultima soglia della responsabilità – a essere presto attaccata, e orrido retrogrado chi non acconsentirà. Scommettiamo?
Il Foglio sportivo - in corpore sano