Dopo il nord Italia, il jihad d'esportazione guarda alla Puglia

Cristina Giudici
Cinque tunisini sono stati condannati per terrorismo ad Andria. E preoccupa la rotta adriatica dei foreign fighter che arrivano dall'Albania

Una sentenza della corte d’Assise di Bari, depositata due giorni fa, descrive una cellula jihadista sorta intorno alla moschea di Andria. I giudici hanno condannato lo scorso ottobre 5 tunisini. Figura di spicco del gruppo era l’imam tunisino Hosni Hachemi Ben Hassem. Gli imputati sono stati condannati per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale islamico. I cinque tunisini avevano costituito sul territorio delle strutture di sostegno che avevano un compito logistico: procurare falsi documenti di identità validi per tutta l'area Schengen. E ancora, reperire fondi e fornire aiuto ai 'fratelli' ricercati dalle varie autorità giudiziarie.

 

Le indagini dei carabinieri del Ros di Bari, coordinate dalla Dda, hanno accertato l’esistenza di due reti in cui avveniva sia l’indottrinamento sia l’addestramento all'uso delle armi. La moschea di Andria si era trasformata in un centro di transito e di rifugio di immigrati clandestini. Anche se le indagini riguardano attività che risalgono a un periodo precedente alla formazione dello Stato islamico in Iraq e in Siria, la Puglia sta diventando un nuovo fronte che desta preoccupazione. L’intelligence sta valutando come sorvegliare le coste pugliesi perché teme che dall’Albania possa arrivare un nuovo flusso di migranti tra cui i mujaheddin di ritorno dalla Siria e che rientrano in Europa. Del resto è da Bari che è passato due volte Salah Abdelsalam, ritenuto il coordinatore della strage di Parigi. E il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, recentemente ha ribadito più volte che il porto pugliese può essere uno degli ingressi privilegiati dai soldati dell’Isis.

 

[**Video_box_2**]Un po' come accade al nord, fra la bassa bresciana, Cremona, e il nord-est, dove vengono sorvegliati con attenzione i centri culturali frequentati o gestiti da immigrati balcanici. Soprattutto se ci sarà una missione militare in Libia, la rotta balcanica potrebbe aprire una nuova via di accesso dall’Albania per far entrare islamisti che vogliono rientrare in Europa. Indisturbati. Del resto sono state le fonti di intelligence ad avvisarci: “Ogni volta che accendiamo un telefono dentro i centri culturali sorvegliati troviamo traffici di ogni genere: migranti clandestini, droga e armi”. E l’obiettivo è sempre quello: la guerra santa contro i kefir, gli infedeli. Gli uomini del Califfato sono reclutati in Europa e in Italia sempre con le stesse modalità: pescando fra i disadattati, emarginati, immigrati non integrati, adolescenti o comunque molto giovani che vengono radicalizzati in tempi rapidi.