La padrona di casa del giallo italiano. In ricordo di Tecla Dozio

Stefano Priarone

E' morta in Toscana la fondatrice della storica Libreria del Giallo Sherlockiana di Milano, la prima nel suo genere in Italia, per un quarto di secolo il salotto dei giallisti, anche se allora questo genere letterario era poco considerato.

 

“Andiamo dalla Tecla”. Per una volta l’articolo che i milanesi frappongono ai nomi propri aveva un senso: Tecla Dozio, mancata sabato sera dopo lunga malattia, a Fivizzano, in Lunigiana, era “La Tecla”. Come capita nei veri locali (che siano club, ristoranti o librerie), il nome scelto contava poco, era quello del proprietario che lo caratterizzava. E il suo nome era sinonimo di giallo, da quando nel 1985 aveva fondato a Milano la storica Libreria del Giallo Sherlockiana, la prima nel suo genere in Italia, all’inizio la sede era in piazza San Nazaro in Brolo, poi in via Peschiera vicino al parco Sempione dove, anche per il mancato aiuto del Comune, chiuse nel 2009.

 

All’epoca il giallo (così chiamato dal colore della copertina che avevano i periodici “crime” Mondadori sin dal 1929) era ancora poco considerato, i libri uscivano quasi soltanto in edicola e raramente in edizioni da libreria e, a parte Giorgio Scerbanenco (non a caso un autore milanese, seppure d’adozione visto che nato a Kiev), il giallo "vero" era considerato solo quello anglosassone. Eppure la sua libreria era diventata un punto di ritrovo sia dei lettori che degli scrittori italiani e stranieri, un vero salotto dei giallisti. Sfortuna ha voluto che solo una volta chiusa la libreria, il giallo italiano è stato sdoganato e autori come Giorgio Faletti o Andrea Camilleri sono famosi almeno quanto Agatha Christie e James Ellroy.

 

La Tecla era una padrona di casa che ti introduceva in un antro delle meraviglie. Meraviglie librarie. Nella Sherlockiana c’era una vasta rassegna di gialli d’antan, ma anche persone meravigliose. Vedevi Andrea G. Pinketts: uno scrittore che, come Oscar Wilde, nella vita ha messo il suo genio, nelle sue opere solo il talento (comunque notevolissime), con il suo leggendario “senso della frase” e il suo profetizzare con nonchalance divorzi di illustri vip televisivi (“non sono potuto venire al suo matrimonio, spero mi inviti al suo divorzio”).

 

Dalla Tecla avevo presentato i miei primi due libri (non gialli, peraltro, ma uno su Stephen King che c’entra sempre) e avevo conosciuto lo scrittore horror (ma, in realtà, fa un genere a parte) Danilo Arona: stranissimo che, lui di Alessandria e io di Ovada, ci fossimo incontrati a Milano e non in Alessandria (per la cronaca, si dice “in” non “ad” Alessandria).

 

“Era un'amica con cui scoprivo ogni volta che ci si vedeva in via Peschiera un’affinità profonda” dice al Foglio. “Mi accoglieva nel suo antro sempre con un sorriso e argomentazioni mai banali. Una simpatia debordante e una cultura vastissima anche oltre i generi che lei frequentava. L'horror non le piaceva, ma quel che scrivevo io sì, e infatti sosteneva che io in verità non scrivevo horror".

 

[**Video_box_2**]Dalla Tecla potevi incontrare (come dice Andrea Marcenaro, scrivendo di Ettore Scola, alla fin fine se si parla di un caro estinto si parla anche di se stessi), a metà dello scorso decennio, il texano Joe Lansdale, altro scrittore che come Arona fa genere a sé, non ancora avvezzo come adesso a essere sempre in Italia, e la sua splendida figlia Kasey all’epoca diciottenne (e ancora splendida adesso che è quasi trentenne e affermata cantante country) ed essere scambiato da un giornalista del Corriere che vi vedeva parlare assieme per il figlio di Lansdale (“perché abbiamo tutti e due gli occhi azzurri” ti diceva lei).

 

“Le avevo promesso di produrre un noir che sarebbe stata la prima a leggere, ma la vita ha remato contro” conclude Arona. “La sua dipartita, in questo infame periodo in cui troppi amici e amiche se ne vanno anzitempo, mi ha ferito di brutto. Sapere che c'era, lì nel suo angolo in Toscana, dopo la chiusura della Libreria del Giallo, suonava come una tacita promessa: State calmi, ritorno..."

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