Responsabilità civile, i numeri segreti
Un anno dopo cosa è cambiato? Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 24 febbraio 2015. E’ un giorno importante per il governo Renzi. A un anno dal suo insediamento il presidente del Consiglio presenta una riforma che l’Italia aspettava da tempo e che per molti anni è stata annunciata e mai realizzata: la responsabilità civile dei magistrati. Bum! Il 24 febbraio la legge venne approvata dalla Camera. Con 265 sì, 51 no e 63 astenuti e una serie di svenimenti maldestri nel mondo Anm. “Il problema – disse in quelle ore il capo dell’Anm Rodolfo Sabelli – è il valore simbolico della riforma, ma ci sono anche degli effetti processuali con il turbamento degli equilibri processuali. Si tenterà di intimidire il giudice, anche se i giudici non si lasceranno intimidire”. Un anno dopo, dunque, cosa è cambiato? Che effetti ha avuto la legge sulla responsabilità civile dei magistrati? Il Foglio è entrato in possesso di un documento riservato del dipartimento per gli Affari di giustizia che sintetizza nel dettaglio l’impatto avuto dal provvedimento che ha riformato la legge Vassalli. I numeri sono significativi. Con la legge Vassalli in vigore, dal 1988 al 2015, sono state proposte in tutto 410 cause civili nei confronti di magistrati ritenuti responsabili di una qualche colpa grave da cittadini incorsi in un procedimento giudiziario. Significa una media di 16 all’anno. Nulla. Di queste richieste, quelle ammesse al vaglio di un tribunale sono state in tutto 35, in 27 anni. E quelle accolte dagli stessi tribunali sono state ancora meno, solo sette, sul totale delle 410 iniziali. Nulla di nulla, al punto che lo scorso anno, in una formidabile performance a “Bersaglio Mobile” di Enrico Mentana, il capo dell’Anm, rispondendo a una domanda di chi scrive, ammise candidamente di non conoscere un solo nome di un magistrato giudicato dalla legge Vassalli.
E oggi? Dall’introduzione della riforma sulla responsabilità civile (riforma che ha abrogato il vecchio filtro di ammissibilità della domanda risarcitoria) la situazione è questa. I ricorsi pendenti relativi al 2015 sono il triplo di quelli registrati mediamente durante gli anni della Vassalli (51, contro i 16 precedenti). Quelli registrati nel corso del 2016 sono già undici. Significa che in appena due mesi, nel 2016, è stato preso in esame un numero di ricorsi praticamente identico a quello che ai tempi della legge Vassalli veniva registrato nel corso di dodici mesi. Dei 51 ricorsi del 2015, inoltre, sono 19 quelli la cui causa è penale e non civile. Le motivazioni dei ricorsi sono diverse. Stiamo solo a quelle penali. “Nell’ambito di un procedimento penale per truffa e appropriazione indebita il magistrato avrebbe erroneamente disposto in merito all’istanza di dissequestro dell’autoveicolo societario dichiarando la propria incompetenza trattandosi di bene sequestrato dalle autorità tedesche”. “Nell’ambito del procedimento penale sarebbero stati commessi gravi errori in fase di indagine anche nelle attività delegate alla Guardia di Finanza di Brindisi”. “La parte attrice lamenta che nel corso di una perquisizione presso il proprio studio legale è stato sottoposto a sequestro materiale cartaceo non costituente corpo di reato né connesso all’affare illecito ipotizzato nonché erronea formulazione delle imputazioni dalle quali il ricorrente è stato poi assolto con la formula il fatto non sussiste”. “Asserito il travisamento dei fatti nell’ambito del procedimento penale… il magistrato avrebbe reso edotti terzi di notizie attinenti alla posizione processuale”. “Si lamenta l’illegittimità di due ordinanze applicative di misura cautelare”.
[**Video_box_2**]Il documento del dipartimento per gli Affari di giustizia ricevuto qualche giorno fa dall’Avvocatura di stato offre anche una geografia completa dei luoghi in cui è stato registrato il ricorso. Venti ricorsi arrivano dal sud (cinque da Palermo). Quattordici dal centro (cinque da Roma). Diciassette dal nord (cinque da La Spezia, solo uno da Milano). I numeri, in attesa di capire quanti di questi ricorsi verranno accettati, ci dicono che contestualmente con l’entrata in vigore della legge sono oggettivamente aumentati i ricorsi anche se non è stato registrato un particolare boom. L’incremento c’è stato ma probabilmente non come temevano gli stessi magistrati. E non a caso chi ha avuto modo di consultare in questi giorni le mailing list interne all’Anm non ha potuto non notare una mail sorprendentemente gioiosa arrivata dall’indirizzo di posta elettronica del vicepresidente dell’Anm Valerio Savio, il numero due di Sabelli. Un passaggio in particolare: “Questa legge – ha scritto Savio – non è poi così male”. A questo punto, però, resta solo da capire se sono i magistrati ad aver cambiato verso o se sono gli stessi magistrati ad aver capito che in fondo la legge non ha cambiato verso al sistema della giustizia come si poteva temere, essendo sempre i magistrati coloro che alla fine devono giudicare altri magistrati.
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